Il nudge o, in italiano, la spinta gentile è un concetto sviluppato nell'ambito dell'economia comportamentale, della psicologia cognitiva e della filosofia politica. Questa propone che stimoli positivi, suggerimenti indiretti e supporti discreti possano influenzare le decisioni e i comportamenti di individui e gruppi in modo efficace, talvolta pari o superiore a quello di normative, coercizioni o indicazioni esplicite. Potrebbe essere la soluzione per spingere sempre più persone a comportamenti virtuosi in ambito di sostenibilità? Ne abbiamo parlato con Irene Ivoi, designer, ricercatrice e comunicatrice per la sostenibilità e l'economia circolare ante litteram, per il suo nuovo libro La cerniera, la spinta gentile al servizio della sostenibilità.
Come è nato il tuo libro?
Un po’ di anni fa mi sono avvicinata alla spinta gentile grazie a Piero Capodieci che mi ha parlato della teoria formulata dai due americani Thaler e Sunstein. Leggendo il loro libro, diventato best seller mondiale, ho capito le potenzialità di questo strumento e ho pensato che, soprattutto nel perimetro della sostenibilità, il suo valore è immenso. Perché la sostenibilità non la fai soltanto se un governo, o un’organizzazione lavorativa, definisce le cosiddette regole del gioco; la fai anche se le persone rispondono con i propri comportamenti alle nuove sfide a cui oggi veniamo chiamati per essere sostenibili. Siccome i comportamenti delle persone da attivare sono un tassello prezioso ma mai scontato, la spinta gentile è, al pari altri strumenti, preziosa.
Infatti anche nell’introduzione del tuo libro scrivi che un cittadino convinto è molto più interessante di un cittadino obbligato.
Sì, perché il cittadino convinto è quello che agisce grazie a ragioni intrinseche e quindi ha interiorizzato l'importanza di comportarsi in un certo modo. Il cittadino che invece si comporta in un certo modo solo perché obbligato, quindi orientato da ragioni estrinseche, se colui che lo obbliga si distrae un attimo, egli probabilmente torna a comportarsi in maniera poco adeguata. Quindi è molto meglio agire per motivazioni intriseche e riuscire così a motivare le persone in maniera profonda, radicata e aderendo a principi, desideri e propensioni dell'individuo, senza calare solo dall'alto le regole o le norme da rispettare.
Nel tuo libro per ogni capitolo ci sono degli esempi concreti di come vengono applicate queste spinte gentili. Com’è stato il processo di ricerca? C'è qualche altro esempio non presente nel libro ma che ti piacerebbe raccontare qui?
Il lavoro di ricerca è stato abbastanza elaborato perché da diversi anni accumulo e faccio indagini e sondaggi soprattutto ambientali, per cui alla fine ho dovuto fare una cernita seguendo alcuni specifici criteri tra cui l’efficacia e l’attinenza alla narrazione. È stato un lavoro non banale, inoltre le fonti principali sono in inglese, visto che soprattutto la cultura anglosassone ha maggiormente fatto ricerche e sviluppato studi intorno a questo strumento. Un argomento a cui mi sono accostata di recente e che nel libro non è citato è il contrasto al littering dei mozziconi di sigarette. In quanti modi puoi aiutare i fumatori a fare più attenzione a dove gettano un mozzicone quando sono all'aria aperta? Visto che esiste un problema di inquinamento da mozziconi – che per quanto sanzionabile di fatto non viene sanzionato – è rilevante come fenomeno. Su questo tema ho lavorato a giugno 2024 con degli studenti della facoltà di Industrial Design dello IUAV di Vicenza per un workshop teso a immaginare delle soluzioni ispirate ai principi del nudge per contrastare il problema del littering. Abbiamo individuato dei punti topici della città in cui persiste il problema e gli studenti hanno effettuato delle osservazioni e interviste per capire come viene percepito. Poi ogni gruppo ha lavorato a delle soluzioni, anche molto creative, ispirandosi a casi di nudge adottati in altri paesi dell'Europa, in particolare in Danimarca, proprio per spingere i fumatori ad allontanarsi dalle aree promiscue e a stare nelle aree dedicate, oppure, banalmente, a usare i posaceneri.
Secondo te perché è necessaria ora questa spinta gentile e soprattutto nell'ambito della sostenibilità?
Per il banale motivo che, come tante indagini dicono, vogliamo essere sostenibili oppure spesso ci dichiariamo sostenibili, ma di fatto i nostri comportamenti non sono coerenti. E siccome il gap tra quello che diciamo e quello che facciamo è ancora abbastanza elevato, a mio avviso in questo mondo, in questo perimetro, c'è ancora tantissimo da fare.
Nel libro parli anche dell'impedimento dell'azione. Nel momento in cui non si riesce, sembra impossibile vincere l'inerzia. Cosa si può fare − se qualcosa si può fare − prima di arrivare al nudging?
Per questo punto ci aiutano le teorie di Espen Stoknes, economista e psicologo norvegese che vive negli Stati Uniti e che spiega quali sono i meccanismi dell'impietrimento dell'azione e quali sono invece le soluzioni che lui individua come le più efficaci per aiutare le persone a non finire o restare inattive. Tra le soluzioni c'è anche il nudge, che lui esplicita come la possibilità di rendere le scelte virtuose più facili, più semplici, più accessibili. Perché effettivamente il nudge dovrebbe fare questo: renderti la scelta migliore, più agile e più facile da perseguire. Però tra le ricette che cita, le cosiddette “cinque S”, c'è anche quella che lui definisce Social, ovvero: riuscire a portare le cosiddette buone azioni in forma di norme sociali, cioè in forma di pratiche condivise e attuate dalla maggioranza per trainare sempre più persone a farle, proprio perché è mainstream. Un'altra S che lui cita è il cosiddetto supporto o sostegno, cioè se le buone azioni e le buone scelte vengono valorizzate e promosse in quanto valide verranno più facilmente conosciute e diventeranno più facilmente virali. Idem per il feedback, ovvero: quanto più io sono capace di darti dei feedback anche ad personam o prevedere degli incentivi che ti premiano quando fai una cosa buona, tanto più sarà probabile che tu faccia sempre più cose buone. L'ultima S è la S della storia, cioè la capacità di raccontare le buone pratiche in maniera tale da renderle affascinanti e quindi contagiose e memorabili, meritevoli di essere condivise. È una questione da non sottovalutare, visto che oggi i social sono uno strumento di enorme condivisione.
Tutte queste soluzioni fanno sperare che ci sia sempre un modo per unire la comunità nel fare azioni volte al benessere condiviso. Questo libro avrà un seguito oppure hai altri progetti in tema nudging?
In questo libro non parlo di risvolti sociali e quindi di ingaggio tra obiettivi sociali. Nello specifico ci sono tre argomenti su cui mi piacerebbe lavorare per un altro libro, ma non subito. Uno è il tema del turismo, cioè come lavorare sui flussi turistici affinché si possa contrastare il cosiddetto fenomeno dell'overturism per rendere i turisti meno calpestatori e più viaggiatori. Un altro tema è come utilizzare il nudging per contrastare la povertà educativa e lavorare anche in progetti education per una maggiore consapevolezza, perché molti problemi oggi affondano le proprie radici nella povertà culturale. E poi il terzo tema è legato all’invecchiamento della popolazione del nostro paese, per cui rischiamo di avere una società di cosiddetti pensionati attivi, persone over 70 che percepiscono la pensione ma che hanno ancora voglia di essere utili in fatto di questioni ambientali e sociali. Serve però riuscire ad attivare queste persone, quindi come ingaggiare una fascia della società civile a cui spesso nessuno pensa? Esistono molti progetti per i giovani, gli under 35, ma poi se si guardano le proposte per la terza età non si trova quasi niente. E invece questa terza età è, secondo me, una fascia molto interessante sulla quale lavorare.
Ora che hai pubblicato questo tuo nuovo libro, La cerniera. La spinta gentile al servizio della sostenibilità, come ti senti?
In questo momento sono da una parte sollevata e dall'altra parte molto curiosa di parlarne e ricevere feedback da chi l'ha letto. È importante per me avere dei riscontri su cui ragionare ma mi piacerebbe anche aprire nuove occasioni di uso del nudge perché è poco codificato e conosciuto in Italia.
Immagini: Irene Ivoi