La carenza di macchinari agricoli rappresenta un problema noto per l’Africa. Fondata a Nairobi, Hello Tractor è un’applicazione che punta a favorire la cooperazione tra gli agricoltori e i proprietari dei trattori.
Condividere le risorse per aumentare la produttività agricola. Accade in Kenya dove i coltivatori sperimentano da qualche tempo la sharing economy per sopperire a un problema tuttora evidente: la carenza di tecnologia. È qui, racconta il Financial Times, che opera Hello Tractor, una startup che permette di collegare gli operatori e i loro mezzi con i gestori dei campi. Il funzionamento? Elementare. Una volta installata sul telefono, l’applicazione mette in contatto l’agricoltore con il trattore più vicino dotato delle caratteristiche necessarie per il lavoro richiesto. Chi possiede il macchinario può recarsi così al campo e svolgere l’opera necessaria.
“Quasi tutti gli agricoltori della regione africana si affidano a sistemi agricoli alimentati dalle piogge”, ha spiegato il fondatore e AD dell’azienda, Jehil Oliver, ripreso dal portale Africa News. “Questo significa che devono piantare in tempo per massimizzare la resa. Ma in queste comunità rurali non c’è abbastanza manodopera per garantire agli agricoltori l’aiuto di cui hanno bisogno. Ed è qui che entra in gioco Hello Tractor”.
Un “car sharing” applicato all’agricoltura
Fondato a Nairobi, in Kenya, nel 2015, Hello Tractor “funziona come le note applicazioni di car-sharing che forniscono opzioni di trasporto locale a persone che non possiedono un’auto o che desiderano utilizzarla solo per brevi periodi”, sottolinea il World Food Program, l’organizzazione ONU che sostiene le attività dell’azienda insieme al consorzio pubblico-privato Farm to Market Alliance. L’unica differenza è che qui il veicolo in questione è un trattore e il cliente è un agricoltore”.
L’idea, insomma, è quella di creare valore per i due anelli centrali della catena di produzione. Aiutando gli agricoltori a noleggiare e monitorare le flotte di macchinari agricoli disponibili (circa 3000, secondo l’ultima rilevazione, quelli raggiunti dal servizio Hello Tractor), l’applicazione riduce i tempi di inattività di questi ultimi.
“In passato parcheggiavamo i nostri trattori nei centri commerciali e aspettavamo pazientemente i clienti che a volte non si presentavano”, ha spiegato Dominic Kimani, proprietario di mezzi agricoli, ad Africa News. “Con l’uso di questa applicazione posso ricevere richieste da remoto trovando facilmente lavoro”.
Macchinari agricoli, squilibrio globale
Da diversi decenni, ormai, il settore agricolo globale è soggetto a una crescita della meccanizzazione. Nelle aree economicamente più avanzate il fenomeno ha favorito la crescita della produttività provocando al tempo stesso alcuni effetti avversi non certo trascurabili (dalle emissioni associate all’uso di combustibili fossili all’eccessivo peso assunto da alcuni mezzi agricoli che impattano sul livello di compattazione del suolo). In questo quadro, tuttavia, il continente africano sperimenta il problema opposto.
“Si stima che in Africa ci siano solo 13 trattori per ettaro di terreno coltivabile, rispetto a una media globale di 200″, rileva il World Food Program.
“Molti piccoli agricoltori non possono permettersi di acquistare il proprio trattore, il che si traduce in una vita di lavoro faticoso fatto a mano o con il bestiame, in inefficienze nei momenti cruciali della semina o del raccolto, che spesso dipendono dalle condizioni meteorologiche, e in processi più lenti per portare i prodotti sul mercato e ottenere così il reddito necessario”.
Più tecnologia, meno fertilizzanti per l’Africa
Le attività di Hello Tractor si sono estese anche alla Nigeria e hanno attirato l’interesse del colosso Usa dei macchinari agricoli John Deere. L’azienda ha infatti deciso investire nella startup per creare una rete di 250 appaltatori di macchinari ipotizzando una forte espansione del giro d’affari, Le stime, ovviamente da verificare, sono particolarmente ottimistiche: si parla di 10mila nuovi trattori collegati nei prossimi cinque anni, con un incremento dei terreni lavorati (più 9 milioni di ettari), del cibo prodotto (più 37 milioni di tonnellate) e dei posti di lavoro diretti e indiretti.
L’auspicio, in ogni caso, è invariato. “Le nuove tecnologie”, ha spiegato al Financial Times James Matthews, gestore fondi presso Invesco, “offrono la possibilità di ottenere una maggiore produzione con meno risorse”. Ovvero “impiegando meno lavoro, meno acqua, meno energia e, cosa più importante, meno prodotti chimici e fertilizzanti”.
Immagine: Chris Ensminger (Unsplash)