Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni Parlamento Europeo ha approvato la proposta di direttiva sul rendimento energetico degli edifici, “Energy Performance of Building Directive”.
Il testo, approvato in prima lettura il 14 marzo, dà il via al negoziato – il cosiddetto trilogo – che coinvolgerà Parlamento, Consiglio e Commissione europea per giungere al testo definitivo della direttiva, che dovrebbe portare ad una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore dell’edilizia entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, nonché migliorare la condivisione delle informazioni sul rendimento energetico.
Case “green”, ecco gli obiettivi di riduzione delle emissioni approvati dal Parlamento Ue
Per i deputati, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è invece fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032. Sempre secondo la posizione del Parlamento Ue, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).
Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.
Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell'impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell'ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell'edificio.
I Paesi UE stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione.
"Siamo molto soddisfatti che il Parlamento Europeo abbia approvato la direttiva sulle case green per l'efficienza energetica degli edifici in tutta Europa: è la risposta migliore a un governo, quello italiano, che ha intrapreso una politica del terrore sul clima e sul risparmio energetico, totalmente incentrata su informazioni false. Si tratta di una grande opportunità per accelerare sulla strada della transizione energetica, che produrrà vantaggi occupazionali e aiuterà a contrastare la crisi climatica” ha dichiarato in una nota il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. “Ora, utilizzando i finanziamenti del Fondo sociale per il clima, l'Italia elabori un piano strutturale ultradecennale che preveda incentivi e detrazioni per le abitazioni a bassa classe energetica, con dotazioni più elevate per i redditi bassi. La destra è nemica dell'ambiente e della modernizzazione. Se fosse per loro, saremmo ancora con i carri trainati da cavalli".
Deroghe e misure di sostegno contro la povertà energetica
La nuova normativa non si applica ai monumenti, e i Paesi UE avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto. Gli Stati membri potranno inoltre estendere le esenzioni anche a edifici dell'edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche. Agli Stati membri sarà inoltre consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.
I deputati vogliono inoltre che i piani nazionali di ristrutturazione prevedano regimi di sostegno per facilitare l'accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli Stati membri dovranno allestire punti di informazione e programmi di ristrutturazione neutri dal punto di vista dei costi. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette ristrutturazioni profonde, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.
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