La transizione ecologica cambia le priorità e gli obiettivi del sistema economico-produttivo, e il mondo del lavoro si adegua. Succede anche in Italia, dove negli ultimi dieci anni l’offerta di green jobs si è moltiplicata, fornendo nuove prospettive e più aree di specializzazione per i cosiddetti “lavoratori verdi”.
Ad accorgersene è stato anche Indeed, portale di riferimento a livello mondiale per la ricerca del lavoro, che dal 2019 a oggi ha registrato nel nostro Paese una crescita del 53% degli annunci correlati alla tutela ambientale e allo sviluppo sostenibile. Una percentuale in rialzo che potrebbe sorprendere, ma che in realtà è la naturale conseguenza di un trend profetizzato a inizio secolo e destinato – fortunatamente – a non arrestarsi.
La transizione ecologica dà lavoro? Indeed risponde sì, ma pochi lo cercano
Tutela e transizione ecologica, dunque, si collocano fra i più importanti generatori di posti di lavoro in Italia. In cima alla classifica di Indeed c’è la richiesta di professionisti nell’ambito delle energie rinnovabili, che impenna del 394%, seguita dalla ricerca di figure più genericamente legate alla sostenibilità, in crescita del 141%. Raddoppiano anche le richieste per gli addetti nel settore riciclo (+112%), di pari passo con le vacancies riferite all’ambiente e all’ecologia (+60%) e al solare (+29%).
Aziende, istituzioni e organizzazioni ricercano sempre più specialisti del settore, lanciando tuttavia il loro amo in un mare non ancora così pescoso come si potrebbe pensare.
È qui che si osserva uno strano cortocircuito: a fronte di un aumento dell’offerta, il portale non ha riscontrato una crescita di interesse altrettanto significativa da parte dei candidati. Le ricerche di lavoro infatti si effettuano attraverso parole chiave, e negli ultimi mesi le ricerche legate all’area semantica della tutela ambientale e dell’ecologia sono diminuite complessivamente del 13%.
Un punto importante, riflettono i responsabili di Indeed, potrebbe essere una generale mancanza di consapevolezza e contezza delle reali possibilità di lavoro. A queste si aggiunge la carenza di percorsi di formazione di alto livello, che dovrebbero interessare sia le università che le imprese. È all’interno delle aziende, incubatori di talenti e professionalità diverse, che le competenze green possono essere seminate e coltivate. Le tanto discusse pratiche di reskilling e upskilling, ormai nuovi mantra della cultura aziendale italiana, potrebbero infatti essere applicate non solo al digitale, ma anche al green.
Buone notizie: l’80% del mercato italiano vuole competenze verdi
I dati restituiti da un aggregatore di richieste di lavoro, tuttavia, restituiscono un quadro solo parziale di un fenomeno che, di fatto, richiede un approccio molto più complesso.
I numeri a cui affidarsi, riferisce Marco Gisotti, giornalista ed esperto di comunicazione ambientale, sono quelli del Sistema informativo Excelsior. Si tratta della più ampia e dettagliata banca dati sull’andamento del mercato italiano del lavoro, costruita su rilevazioni periodiche e provinciali dei fabbisogni professionali e formativi.
Le percentuali, anche in questo caso, parlano chiaro: “Quasi l’80%, per esattezza il 79,3%, di tutti i contratti programmati dalle aziende italiane – spiega Gisotti – sono destinati a persone con competenze verdi. Parliamo di 2.600.000 posizioni di lavoro, quattro quinti del mercato del lavoro richiesto, almeno per quanto riguarda i dati pre-Covid”.
“Le competenze verdi sono trasversali – continua – e riguardano tutti: dirigenti, artigiani, operai specializzati, le professioni tecniche, quelle esecutive del lavoro d’ufficio e quelle legate alle attività commerciali e ai servizi. Parliamo quindi del turismo, della ristorazione e anche della cura del benessere individuale. A oggi non c’è un settore che non sia stato interessato da questa rivoluzione e per il quale il mercato non richieda delle competenze green”.
“Quella green – aggiunge poi – è una competenza necessaria alla pari delle competenze digitali e linguistiche. È la competenza più richiesta, addirittura più della conoscenza della lingua italiana. È un indicatore indiretto della trasformazione sociale, del tessuto produttivo e della cultura del Paese”.
“Le imprese, a prescindere dal fatto che abbiano compiuto una trasformazione green o che siano direttamente afferenti a quell’immaginario, chiedono al proprio lavoratore una conversione e quindi una certa sensibilità sui temi dell’efficienza energetica e dell’uso sostenibile delle risorse. Questo ovviamente si declina in base ai settori. A seconda del suo ruolo, il lavoratore dovrà rendere determinate pratiche una vera e propria attitudine”.
“Molti percorsi formativi includono già queste competenze – conclude Gisotti – semplicemente perché il mercato le richiede. Chi si sta formando oggi è già su quella direttrice. Non è una semplice questione di valori, considerato che solo un quinto delle aziende italiane ha effettuato una conversione green e le altre ancora no. Abbiamo un emergere di cultura verde che non è necessariamente decisa o voluta dalle singole aziende, ma dall’andamento del mercato. I principi verdi spesso sono applicati de facto. Le imprese operano scelte perché il mercato dell’innovazione risponde a quello che vuole il pubblico: è così che va il mondo dei prodotti e dei servizi”.
Green jobs, quanti e quali sono?
Chi si aspetta di trovare una lista di sole posizioni tecniche o convenzionalmente legate alla tutela dell’ambiente - dall’operatore ecologico all’installatore di reti elettriche a migliore efficienza - rimarrà sorpreso. Ad accrescere le fila dei lavori verdi sono soprattutto le posizioni emergenti, quelle riconvertite o connesse trasversalmente: dagli ecodesigner agli ecochef (cioè quei designer e cuochi che operano in ottica sostenibile e circolare), dalle guide naturalistiche agli educatori ambientali per l’infanzia fino agli esperti di restauro urbano.
A parlarne nel dettaglio è proprio Marco Gisotti con Tessa Gelisio in “100 green jobs per trovare lavoro”: una guida alle cento professioni verdi più richieste edita da Edizioni Ambiente (casa editrice di Materia Rinnovabile).
Immagine: Michel Catalisano (Unsplash)