Consumi energetici troppo alti, e la Commissione europea mette in austerity anche il settore delle criptovalute.
Secondo una bozza di proposta visionata da Bloomberg, l'Unione europea svilupperà un'etichetta di efficienza energetica dedicata alle criptovalute più energivore come Bitcoin, nel tentativo di allineare il mondo cripto europeo agli obiettivi di decarbonizzazione e risparmio energetico. In risposta all’invasione russa dell’Ucraina, il piano REPowerEu è stato pensato da Bruxelles come un’opportunità per accelerare la transizione verso un’energia pulita e raggiungere l’indipendenza energetica dalle fonti fossili russe. Dal momento che il risparmio energetico è uno dei punti chiave della strategia, il settore delle criptomonete europeo - che rappresenta il 10% del mining globale – non può più essere ignorato. Dopo che lo scorso anno il governo cinese e altri Paesi hanno bandito il mining domestico (processo di estrazione delle criptovalute), alcuni Stati membri come Germania, Irlanda e Svezia si sono presi una piccola fetta di mercato registrando un lieve aumento nelle attività. Oltre al rischio di speculazione, di destabilizzazione dei sistemi finanziari e al possibile utilizzo per attività criminali, la principale criticità delle criptomonete è legata al consumo di energia.
Sistemi di mining più efficienti per le criptovalute
Gli autori della bozza hanno citato un report del European Blockchain Observatory and Forum che documenta come alcune norme potrebbero mitigare gli impatti climatici delle criptovalute. Il paper afferma che gli investitori necessitano di informazioni più accurate sul consumo energetico e un’etichettatura che fissi degli standard comuni. Tutti gli organi europei, dalla Commissione al Parlamento fino al Consiglio europeo, hanno confermato che l’attività di mining è raddoppiata negli ultimi due anni.
"Proprio come il loro utilizzo è cresciuto in modo significativo, il consumo energetico delle criptovalute ha raggiunti livelli insostenibili - scrive l’organo esecutivo europeo nella bozza del piano d'azione - Nell’utilizzare le tecnologie blockchain nei mercati energetici e nel trading è necessario prestare attenzione a scegliere solo i metodi più efficienti".
La Commissione ha intenzione di incoraggiare l'uso di sistemi più sostenibili, come il proof of stake (PoS), un protocollo di consenso creato per sostituire il meno efficiente proof of Work, usato per il Bitcoin che risulta una delle monete più impattanti. Per fare un confronto, si stima che il sistema proof of stake, utilizzato ad esempio da Ethereum, necessiti del 99,9% in meno di energia. Da questo punto di vista un sistema di etichettatura potrebbe incoraggiare altre criptovalute a effettuare il passaggio.
Gli impatti del mining di Bitcoin: un tema controverso
Entro il 2025 la Commissione europea promette di produrre un rapporto che valuti l'impatto climatico del settore, esortando gli Stati membri a porre fine alle agevolazioni fiscali per i cripto-minatori. Con la crisi energetica corrente, i Paesi dovranno anche essere pronti a interrompere le attività di mining.
Anche gli Stati Uniti non vedono di buon occhio l’impatto energetico della criptovalute. In un rapporto pubblicato dal White House Office of Science firmato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, si legge che l'impronta carbonica dell'industria criptomonetaria non è in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione statunitensi. La Casa Bianca invita le imprese del settore “a consultarsi con agenzie competenti per mitigare le emissioni, altrimenti sarà necessario un'azione normativa che ridurrà drasticamente le attività”.
L'esatto fabbisogno energetico di Bitcoin è un punto controverso. Un paper dell’agenzia di investimento in asset digitali CoinShares ha rilevato che il mining di Bitcoin rappresentava meno dello 0,08% delle emissioni globali. Alcuni sostengono che gran parte dell'energia che alimenta il mining di Bitcoin proviene da fonti rinnovabili. Tuttavia, lo stesso rapporto di CoinShares ha rilevato che il 59% dell'energia del settore è stata prodotta attraverso carbone e gas, l'11% dall'energia nucleare e il resto attraverso energie rinnovabili come solare ed eolico.
Immagine: Andre Francois Mckenzie (Unsplash)