Pubblicati a metà luglio dall’UN Environment Programme, nell’ambito del quadro unico dei principi per un’attività bancaria responsabile in linea con gli SDGs e l’Accordo di Parigi sul Clima, i due report Leveraging the Nexus between Circularity and Sustainability Impact e Circular Economy as an Enabler for Responsible Banking sono pensati per essere uno strumento guida per gli istituti finanziari nel raggiungimento dei propri target climatici ed evidenziare quanto l’economia circolare possa abilitare e accelerare la transizione verso un sistema economico più resiliente.
Il nesso tra economia circolare, clima, natura e inquinamento
Oltre a descrivere i principi dell’economia circolare e fornire una visione generale del quadro politico e normativo attuale, le tre autrici Peggy Lefort, Kavita Sachwani and Simona Weber rendono operativo il nesso tra economia circolare, clima, natura e inquinamento, concentrandosi su come gli istituti bancari possano integrare il sostegno alla transizione verso l'economia circolare nel loro percorso dei Principles for Responsible Banking, creando al contempo sinergie con altre aree di impatto.
Politiche, processi interni, impegno dei clienti, composizione del portafoglio e flussi finanziari, nonché advocacy e partnership: sono numerose le aree individue dal report e le azioni concrete che le banche possono intraprendere per integrare la circolarità nelle politiche e nei processi e aumentare i finanziamenti per le soluzioni e le opportunità circolari lungo tutta la catena del valore. Non si tratta solo di investire in aziende perfettamente circolari, ma anche di coinvolgere e incoraggiare le aziende di ogni settore verso la transizione ecologica ed energetica.
Oltre il report Leveraging the Nexus between Circularity and Sustainability Impact che offre esempi di banche che stanno integrando l’economia circolare nelle proprie pratiche e politiche, è stato pubblicato, come ha affermato una delle autrici Kavita Sachwan, “un secondo rapporto che approfondisce le soluzioni circolari per il raggiungimento degli obiettivi climatici, fornendo alle banche spunti e azioni pratiche per integrare la circolarità nei loro piani climatici”. Il terzo e il quarto rapporto sono dei supplementi settoriali, destinati a essere letti insieme al rapporto incentrato sul clima per guidare le banche nello sviluppo di strategie di finanziamento specifiche nei settori ad alto impatto dell'edilizia e del tessile.
“L'integrazione della circolarità − secondo Lefort, Sachwani e Weber − non solo offre alle istituzioni finanziarie l'opportunità di rispettare gli impegni assunti in materia di clima e altri obiettivi ambientali e sociali, ma consente anche di attingere a fonti di crescita nuove e migliori, alla creazione di valore a lungo termine e a rendimenti competitivi, affrontando con prudenza i rischi a lungo termine associati ai modelli di business lineari.”
Economie sane e inclusive
Alla luce delle attuali crisi ambientali e geopolitiche, le imprese e le istituzioni finanziarie sono sempre più esposte ai rischi sistemici e all'incertezza, tra cui la volatilità dei prezzi, le carenze di approvvigionamento e le sfide logistiche. Nel prossimo decennio, le aziende possono aspettarsi di perdere quasi mezzo anno di profitti a causa di interruzioni della catena di approvvigionamento se non si interviene, come ipotizzato da una ricerca di McKinsey del 2020. L'adozione di principi circolari, invece, può aumentare la resilienza agli shock macroeconomici, riducendo al contempo i costi derivanti dal consumo di materie prime ed energia, dalla gestione dei rifiuti e dal controllo delle emissioni grazie alla riduzione dell'input di risorse vergini, al maggiore utilizzo degli asset, alla migliore efficienza delle risorse o al maggiore recupero di valore dopo l'uso.
La transizione verso un'economia circolare, se equa, può creare comunità e forza lavoro più inclusive, influenzando le dinamiche occupazionali e richiedendo nuove competenze. Questa transizione comporta sfide come la perdita di posti di lavoro e la necessità di riqualificazione, ma offre anche opportunità di creazione di lavoro e miglioramento delle condizioni lavorative, che possono aumentare la fiducia e la collaborazione tra vari attori economici, riducendo al contempo le disuguaglianze regionali. Tuttavia, la riduzione delle industrie tradizionali potrebbe portare a disoccupazione in alcune aree, richiedendo sforzi per garantire una transizione giusta. L'economia circolare può anche migliorare la sicurezza alimentare e proteggere diritti umani e salute, garantendo condizioni di vita più sane e sicure.
Aziende circolari meno rischiose del 28%
Sempre a metà luglio è stato presentato a ESG Connect uno studio di Cerved Rating Agency che ha analizzato l'impatto dell'economia circolare sul profilo di rischio delle imprese italiane utilizzando un campione di oltre 2.000 soggetti. Dallo studio emerge come le aziende che adottano modelli di economia circolare sono più sostenibili, con minore impatto ambientale e migliori performance ESG. Queste ultime mostrano anche performance economico-finanziarie migliori, anche durante periodi di forti shock esogeni, e hanno un miglior profilo creditizio rispetto a quelle tradizionali, anche in contesti di crisi multipla.
Tali imprese hanno, a giugno 2024, come racconta il report, “una probabilità di default media più bassa di circa il 28% e indipendentemente dalla dimensione aziendale: alle imprese grandi circular è associata una probabilità di default media del 3,12% rispetto al 3,90% per le imprese grandi senza modelli di economia circolare”. Tale aspetto trova conferma anche fra le PMI che evidenziano un differenziale di oltre 210 bps (o punti base, che misurano la variazione percentuale del valore o del tasso di uno strumento finanziario) fra le due probabilità di default tra aziende circolari e non. Se gli istituti di credito finanziassero imprese circolari potenzialmente potrebbero risparmiare in termini di esposizione al rischio circa 4 euro ogni euro di finanziamento erogato.
Immagine: Dulcey Lima, Unsplash