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Da Cali - In occasione della 16ª Conferenza delle Parti (COP16) della Convenzione sulla diversità biologica (CBD), è stata adottata la decisione storica per facilitare la giusta ed equa condivisione dei benefici legati all’uso di dati genetici digitali (DSI) derivati dalle risorse biologiche. Chi fa profitti grazie alle proprietà specifiche di piante e animali dovrà restituire una parte dei propri ricavi per sostenere la tutela della biodiversità. Sebbene non sia un meccanismo obbligatorio, potranno essere creati regolamenti o gruppi di pressione per far sì che le aziende interessate paghino la propria giusta quota.
Il documento approvato nella prima mattinata di sabato 2 novembre, a negoziati ancora aperti, delinea un quadro multilaterale per la gestione economica dei benefici del DSI e istituisce il "Fondo Cali" per convogliare le risorse derivanti dall'uso commerciale della natura per la conservazione della biodiversità, in particolare a favore dei paesi in via di sviluppo, delle popolazioni indigene e delle comunità locali.
Martin Harper, CEO di Birdlife International, ha dichiarato: "Senza la natura non ci sono medicine salvavita. Ma è giusto che coloro che utilizzano o dipendono dalle risorse biologiche contribuiscano alla sua conservazione. Il nuovo accordo di COP16 non è perfetto, ma stabilisce comunque come una parte dei 1.500 miliardi di dollari di entrate dell'industria farmaceutica possa contribuire ad affrontare la crisi della biodiversità, sostenendo direttamente le popolazioni indigene e le comunità locali. Gli impegni presi a Cali sono forti solo quanto l'attuazione che ne consegue da parte dei paesi quando lasciano questa sede. Milioni di specie, compreso il genere umano, dipendono da questo".
Come funzionerà il Fondo di Cali
Il Fondo Cali riceverà contributi monetari dalle aziende e dai settori che traggono benefici commerciali dai dati delle sequenze genetiche. Tra i contribuenti figurano settori come quello farmaceutico, biotecnologico e cosmetico, che dovrebbero donare una percentuale dei profitti o delle entrate a seconda delle loro dimensioni e della loro dipendenza dai DSI.
Il documento stabilisce che gli utenti commerciali della DSI dovranno convidire anche i benefici non monetari che comprendono la condivisione delle conoscenze e lo sviluppo delle capacità, con particolare attenzione alle comunità indigene e locali. Questi contributi mirano a sostenere le esigenze auto-identificate di sviluppo tecnico e accesso ai dati, migliorando la capacità delle comunità di partecipare all'economia globale della biodiversità.
Chi finanzia il Fondo di Cali
Chi avrà l’onere di pagare? Il testo afferma che "gli utilizzatori di informazioni di sequenza digitale sulle risorse genetiche nei settori che beneficiano direttamente o indirettamente del loro uso nelle loro attività commerciali dovrebbero contribuire al fondo globale con una parte dei propri profitti o delle proprie entrate, in base alle loro dimensioni".
Le aziende del settore farmaceutico, nutraceutico (alimenti e integratori per la salute), cosmetico, dell'allevamento di animali e piante, delle biotecnologie, delle attrezzature di laboratorio associate al sequenziamento e all'uso delle informazioni di sequenza digitale sulle risorse genetiche, “che hanno un bilancio che supera almeno due su tre di queste soglie (attività totali: 20 milioni di dollari Vendite; 50 milioni di dollari; profitti: 5 milioni di dollari), calcolate sulla media dei tre anni precedenti, dovrebbero contribuire al fondo globale con l'1% dei loro profitti o con lo 0,1% delle loro entrate, come percentuale indicativa”.
Per aumentare l'accessibilità e la responsabilità, il quadro normativo incoraggia la creazione di database che rendano disponibili al pubblico le DSI. Tali banche dati devono rispettare i principi della scienza aperta, tra cui la trasparenza, l'accessibilità e la governance etica, allineandosi a quadri come FAIR (Findable, Accessible, Interoperable, and Reusable) e CARE (Collective Benefit, Authority to Control, Responsibility, Ethics).
Riflettendo i principi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, la decisione riconosce le prospettive indigene che considerano le risorse genetiche come intrinsecamente legate alla Madre Terra. Inoltre, almeno la metà delle risorse del Fondo di Cali sono destinate ai bisogni delle popolazioni indigene, comprese le donne e i giovani. Questa enfasi promuove approcci che rispondono alle esigenze di genere nell'ambito dell'allocazione dei fondi, per garantire un accesso equo alle comunità emarginate.
Monitoraggio e sviluppi futuri
Un Comitato direttivo supervisionerà l'implementazione del meccanismo multilaterale e comprenderà rappresentanti di vari settori, tra cui la società civile, il mondo accademico e i gruppi indigeni. Questo comitato riferirà alla COP, garantendo la trasparenza del funzionamento del Fondo di Cali. Inoltre, il meccanismo sarà supportato da un segretariato incaricato di gestire i dati, fornire relazioni e facilitare le operazioni del Comitato direttivo.
L'efficacia del meccanismo multilaterale sarà riesaminata in occasione della COP18. Tale revisione analizzerà la mobilitazione dei fondi, l'adeguatezza dei contributi e l'impatto del meccanismo sulla ricerca, sui diritti delle popolazioni indigene e sulla conservazione della biodiversità. Sulla base dei risultati di questa revisione periodica, potranno essere apportate modifiche per garantire il costante allineamento con il Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal e con le tecnologie emergenti che influenzano la governance della DSI.
L'adozione di questo quadro segna un passo significativo verso l'equilibrio tra l'accesso aperto ai dati genetici e l'equa condivisione dei benefici. Attraverso meccanismi come il Fondo di Cali, la COP16 cerca di conciliare gli interessi commerciali e i diritti delle comunità, sottolineando l'importanza delle pratiche di biodiversità sostenibile.
Immagine: Emanuele Bompan