Agli italiani piace l’economia circolare (anche se a volte si perdono sulle definizioni). E ritengono che sia importante investire in progetti green e sostenibilità. È ciò che emerge dal nuovo sondaggio Ipsos, “L’Economia circolare in Italia”, presentato il 21 ottobre in apertura del settimo Ecoforum e realizzato da Conou, Legambiente e La Nuova ecologia.

Economia circolare, la rivoluzione green per l’Italia

La settima edizione dell’Ecoforum di Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club (quest’anno solo in streaming) si concentra su quella che si sta delineando come la vera rivoluzione green italiana: l’economia circolare.
Prima in Europa per percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (il 79% secondo gli ultimi dati della Fondazione Symbola), l’Italia potrebbe trovare nello sviluppo di un modello circolare la chiave per uscire dalla crisi economica che si prospetta. Nuova occupazione (fino a un milione e mezzo di posti di lavoro), risparmi per le imprese (600 miliardi all’anno) e benefici per l’ambiente (con un taglio delle emissioni dal 2 al 4%) sono, secondo Legambiente, i benefici che un’accelerazione in questa direzione e decisi investimenti in economia circolare possono portare al Paese.
L’Europa e il Recovery Fund giocheranno qui un ruolo chiave e gli italiani, come emerge dal rapporto Ipsos, ne sono ben consapevoli.
Per il 72% degli intervistati, infatti, il Recovery Fund è importante per un rilancio green dell’economia all’insegna della circolarità e della lotta alla crisi climatica. Il 61% riconosce il ruolo fondamentale della Comunità Europea nell’indirizzare l’Italia sulla strada di uno sviluppo sostenibile, anche se, quando si parla di Green Deal, non molti sanno di cosa si tratti e solo il 42% dichiara di averne un’opinione positiva.
Quanto alle definizioni, c’è ancora un po’ di strada da fare. Se, infatti, il concetto di sostenibilità sembra ormai ben acquisito, tanto che il 76% degli intervistati dice di conoscerne il significato, sull’economia circolare c’è ancora incertezza: 4 italiani su 10 ne conoscono i principi di base, ma solo 2 su 10 sanno collegarli alla definizione.

Sulla strada della circolarità partendo dalla raccolta differenziata

Definizioni a parte, si riscontra comunque una fiducia crescente nel nuovo modello dell’economia circolare. Soprattutto quando l’attenzione si sposta dal livello nazionale a quello locale. Se infatti, guardando al quadro più ampio, l’80% degli italiani si dice preoccupato innanzitutto per l’occupazione e l’economia del Paese e poi per il welfare e le istituzioni, a livello locale sono l’ambiente e la mobilità a venire subito dopo le preoccupazioni economiche.
Ma cosa sono disposti davvero a fare gli italiani, nella loro quotidianità, per preservare l’ambiente e promuovere un modello economico più sostenibile? L’83% dichiara, genericamente, di essere disposto a cambiare il proprio comportamento per fare la propria parte. L’impegno, per il 41% degli intervistati, si traduce principalmente nell’attenzione posta nello smaltire correttamente i propri rifiuti e fare la raccolta differenziata. Il 35% si dice anche pronto ad acquistare prodotti meno belli, purché in linea con principi di sostenibilità e quasi 2 italiani su 10 sono disposti ad accettare prezzi più elevati pur di aiutare aziende con politiche di economia circolare. A fronte di questo impegno individuale nella raccolta dei rifiuti, tuttavia, oltre la metà degli intervistati non vorrebbe un impianto per il riciclo dei materiali vicino a casa propria.

Aziende, investimenti green e Recovery Plan

Infine, come si stanno comportando le aziende italiane? Se l’interesse per l’economia circolare è, a parole, piuttosto diffuso, solo 1 azienda su 4 investe in modo convinto in sostenibilità già da tempo, altre lo fanno in modo limitato e alcune stanno solo ora cominciando ad affrontare il tema. Nel prossimo futuro, tuttavia, l’enfasi crescerà e gli investimenti in progetti green e circolari saranno incoraggiati non solo dai fondi del Green Deal europeo, ma anche, per l’Italia, dal fondamentale strumento del Green Public Procurement (GPP).
Con il recepimento del pacchetto di direttive europee sull’economia circolare – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - si è definito il contesto in cui occorre muoversi da qui ai prossimi anni. Il raggiungimento, nei tempi previsti, degli obiettivi che l'Europa, e anche l'Italia, si è prefissata avverrà, però, se si faranno i giusti passi per completare al più presto la rivoluzione circolare del Paese e se si inserirà l’economia circolare tra i pilastri del Recovery Plan italiano. Per questo - aggiunge Ciafani - tra gli interventi da mettere in campo per far accelerare l’economia circolare, occorre semplificare di molto la normativa, a partire da quella sull’End of waste, completare l’impiantistica di riciclo, a partire dal centro sud del Paese, e accelerare la creazione di un mercato dei prodotti riciclati, obiettivo ancora oggi disatteso”.

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