L’emergenza coronavirus e l’isolamento domestico hanno stravolto, negli ultimi due mesi, le abitudini degli italiani. E se mutano le consuetudini quotidiane, cambia inevitabilmente anche quello che finisce nella spazzatura. Sui rifiuti domestici in periodo di lockdown indaga allora il sondaggio realizzato dalla cooperativa Erica su un campione di quasi mille italiani.
Abbiamo condotto l’indagine principalmente attraverso i social network e whatsapp, chiedendo ai cittadini di rispondere ad alcune domande sulla loro percezione rispetto alle abitudini di consumo e alla produzione di rifiuti in questo periodo particolare”, spiega Roberto Cavallo della Cooperativa Erica. Le risposte sono arrivate in prevalenza dal Nord Italia e da residenti in comuni di media grandezza, tra i 25mila e i 100mila abitanti. I cambiamenti evidenziati riguardano soprattutto il settore alimentare. Come si poteva intuire, la tendenza è quella di cucinare di più e mangiare di più, ma anche in modo più sano. E, purtroppo, di bere più acqua in bottiglia.

I consumi: più verdura e più acqua in bottiglia

Innanzitutto sono state rivoluzionate le modalità di fare la spesa. Prima dell’emergenza coronavirus, il 63% degli interpellati faceva abitualmente acquisti ai mercati rionali e il 39% andava in centri commerciali in comuni diversi dal proprio. Durante il lockdown, tuttavia, entrambe le opzioni sono diventate impraticabili.
Non cambiano solo i luoghi, ma anche i prodotti nel carrello. Il 44% degli intervistati ha dichiarato di comprare più frutta e verdura e il 16% di aver ridotto il consumo di carne: segnali della volontà di mangiare in modo più sano. Purtroppo il 14% ammette anche di comprare più acqua in bottiglia. Se si sottrae il 4% che invece beve di più dal rubinetto, si ha un aumento totale del 10% per l’acquisto di acqua confezionata: segnale di sfiducia (peraltro ingiustificata) verso la fornitura pubblica.

Raccolta differenziata: aumenta la frazione organica

Stando sempre in casa si ha di sicuro un controllo maggiore su quanto e cosa si butta. Le impressioni dei cittadini rilevate da Erica dovrebbero quindi riflettere un quadro piuttosto preciso di come sono cambiate le proporzioni della raccolta differenziata durante il lockdown.
Per prima cosa, quasi il 40% delle persone dice di produrre in generale più rifiuti di prima. Conseguenza, questa, del maggior consumo in casa dei pasti, così come lo è l’aumento della frazione organica rilevato dal 69% degli intervistati. Aumenta però anche la plastica (lo dichiara il 59%), sia a causa dell’acqua in bottiglia, che per il maggior uso di detergenti dovuto alla rinnovata attenzione per l’igiene domestica. E c’è infine un buon 31% che nota un aumento di carta e cartone nell’immondizia: dovuto certo all’impennata di acquisti online, ma anche alle grandi pulizie a cui molti si sono dedicati durante l’isolamento domestico.

Cautele e informazione

Al netto dei cambiamenti, l’abitudine a fare la raccolta differenziata non ha subito per fortuna grandi modifiche. Più del 90% del campione dichiara l’importanza di questa pratica, anche se alcuni (il 29%) hanno preso maggiori precauzioni igieniche per il conferimento dei rifiuti. A questo proposito, le informazioni diffuse da autorità e istituzioni su quali cautele adottare non sono arrivate come avrebbero dovuto ai cittadini. Solo il 37%, infatti, dice di aver ricevuto informazioni specifiche e la fonte principale della comunicazione è stata il comune o l’ente gestore della raccolta rifiuti. Molti hanno cercato autonomamente le informazioni, rivolgendosi soprattutto alla carta stampata (63%) o a testate online (35%). Confermando così il ruolo fondamentale dell’informazione giornalistica in questo periodo di emergenza.