World Gbc, acronimo di Green Building Council, è una delle principali associazioni il cui obiettivo è rendere sostenibile il settore delle costruzioni. Nata nel 1999 in California, è la più grande organizzazione internazionale – ha associate in oltre 80 paesi – in grado di influenzare il mercato dell’edilizia ecologica. Rappresenta oltre 30.000 aziende immobiliari ed edili, supporta i Green Building Council esistenti e nascenti su scala nazionale e fornisce loro strumenti e strategie per promuovere l’edilizia ecologica in tutto il mondo, con il chiaro fine di ridurre le emissioni di carbonio, creare un ambiente sano e rigenerativo e favorire una nuova visione dell’ambiente costruito. Il World Gbc è collegato allo sviluppo della certificazione Leed – Leadership in Energy and Environmental Design e alla sua Greenbuild International Conference and Expo, la più grande conferenza ed esposizione mondiale dedicata all’edilizia ecologica, entrambe create dalla sezione statunitense del Gbc.

Dopo avere ottenuto grande notorietà a livello globale, grazie al lavoro dell’ex presidente Rick Fedrizzi, che è riuscito a rimodellare il World Gbc creando un percorso sul quale progredire, l’associazione è ora pronta a guidare l’accelerazione del processo trasformativo del settore edile sotto la guida del suo nuovo presidente Tai Lee Siang, nato a Singapore. La sua filosofia è incentrata su alcuni pilastri fondamentali: la trasformazione dovrebbe essere olistica e su larga scala. La rivoluzione dell’edilizia ecologica non può più essere applicata a un edificio alla volta. Isolati, quartieri e intere città dovrebbero essere rimodernati o costruiti avendo come riferimento una solida filosofia rigenerativa basata su emissioni quasi nulle e che eviti la produzione di rifiuti.

Materia Rinnovabile ha intervistato Lee Siang a Milano durante la sua visita a Palazzo Ricordi, un edificio di riferimento relativamente alla certificazione Leed (Palazzo Ricordi è uno dei più antichi edifici al mondo ad avere questa certificazione, ndr).

 

La sfida per il WGbc è più grande e complessa che mai. È necessario uno sforzo erculeo: accelerare e industrializzare il settore edile e favorire l’ammodernamento e la rigenerazione di milioni di edifici sparsi per il mondo per tagliare le emissioni di CO2. Qual è il suo piano?

“Lasci che le esponga il contesto. Io penso che ci siano due cose che dobbiamo considerare. La prima: quanto tempo abbiamo? Se andiamo avanti con il business-as-usual, presto il riscaldamento globale diventerà incontrollabile, con un aumento delle temperature ben superiore ai 5 °C. Quindi credo che tutti siamo d’accordo sul fatto che dobbiamo esaminare molto seriamente gli obiettivi per il 2030/2050. Dobbiamo concentrarci sull’innalzare al massimo livello gli standard della costruzione: zero emissioni di carbonio entro il 2050, sia per gli edifici nuovi sia per quelli esistenti. Seconda cosa: come possiamo coinvolgere un grande numero di soggetti interessati? Dobbiamo stimolare i nostri membri a promuovere le iniziative e a concentrarsi sugli edifici puntando a evitare totalmente le emissioni di carbonio. Per riuscirci dobbiamo coinvolgere i cittadini. Questo richiede un grande sforzo nella comunicazione. Abbiamo in corso e in programma campagne per arrivare ai cittadini comuni e ai gruppi all’interno delle comunità, per informarli sui vantaggi dell’edilizia ecologica. Secondo la mia opinione il fattore chiave è la scala dell’intervento. Come ho sempre detto gli edifici non esistono come entità isolate, ma come parte delle città. Quindi, da un punto di vista sistemico, se la città non è ecologica, non importa quanto lo sia l’edificio, nel lungo termine non funzionerà. Abbiamo bisogno che governi e pubbliche amministrazioni rendano ecologiche le infrastrutture, anche se si trattasse di un’intera città. Studieremo come farlo. Se vogliamo raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi e mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C non possiamo solo concentrarci sul singolo edificio.”

 

Lei ha affermato che è molto importante focalizzarsi sui paesi in via di sviluppo. Il suo scopo è di fare crescere il numero di Gbc in aree dove è maggiore il potenziale per arrivare a una rivoluzione dell’edilizia ecologica?

“Effettivamente sì, voglio veder crescere il numero di Consigli nelle regioni arretrate, specialmente in Africa e Medio Oriente, dove il Gbc ha storicamente un impatto minore tra i paesi dove abbiamo dei membri. Non sto dicendo che questi paesi non abbiano movimenti ecologisti, ma che non sono organizzati per contrastare l’industria edile; inoltre c’è un grande potenziale per gestire lo sviluppo ora, mentre è in corso, invece di farlo in seguito. Quindi queste sono le due regioni in cui vogliamo spendere più tempo per investire il nostro lavoro e le nostre risorse.”

 

Parlando delle opzioni più facili per affrontare il tema dell’edilizia ecologica, cosa si dovrebbe fare?

“Dobbiamo avere due priorità, entrambe legate al coinvolgimento delle persone. La prima è coinvolgere governi e amministrazioni civili. Una volta coinvolti, si moltiplicheranno e diffonderanno la visione, facendo pressioni per una leadership dall’alto verso il basso. Ecco perché mentre ero in Italia ho incontrato gli amministratori delle municipalità di Milano, Torino e di molte altre città, grazie al sostegno del Gbc Italy.

Il secondo gruppo di persone a cui dobbiamo rivolgerci è rappresentato – in realtà – dalla comunità delle imprese edili alle quali dobbiamo far capire l’enorme opportunità economica che ciò rappresenta. Poi, naturalmente, in questo senso ci sono i social media e la stampa online: oggi con le nostre campagne possiamo raggiungere milioni di persone in un attimo. Io credo nella comunicazione forte. Gli uffici nazionali della comunicazione del Gbc giocano un ruolo fondamentale, bisogna riconoscerlo. Penso che con uno sforzo coordinato possiamo invertire la tendenza molto più velocemente.”

 

Gli edifici futuri non dovranno solo essere a zero emissioni di carbonio, ma anche circolari, progettati utilizzando materiali riciclati e costruiti per essere riutilizzati, riciclati e pronti a funzionare come strutture rigenerative. Questo è ancora più difficile della semplice riduzione delle emissioni di carbonio. Pensa che sia prematuro renderli circolari?

“Il concetto di edificio circolare non è di facile comprensione, perché in un paese o in una città con abbondanza di risorse, dove ogni giorno si possono ottenere nuovi materiali con le materie prime disponibili in loco, è difficile capire la necessità di usare materiali riciclati o rinnovabili.

Tuttavia io ho lavorato a Singapore, una piccolissima città-stato, che non dispone di risorse naturali e dove tutto deve essere importato. Lì, per esempio, bisogna riciclare il calcestruzzo. Al punto che ora questa pratica è diventata molto popolare, perché demolire gli edifici costa più che limitarsi a riciclarli. È diventato subito un business. Ora si usano conglomerati riciclati, ricavati da edifici demoliti. Ma ciò è accaduto solo perché i costi della rimozione delle macerie sono più alti di quelli del loro riciclo. Non sono sicuro che sia realizzabile in un paese che ha disponibilità di risorse, come – per esempio – la Germania.”

 

 

Cosa ci dice sugli altri materiali?

“Vedo grandi opportunità per i materiali rinnovabili, come il legno o altri utilizzabili per la pavimentazione. O anche i tappeti di nylon o i pavimenti in bambù, che sono davvero facili da usare e da riciclare. In generale, credo ci sia un problema di percezione: oggi la gente non apprezza l’uso di materiali riciclabili per i beni di nuova costruzione, specialmente se costano di più. Al contrario le persone che hanno le giuste motivazioni e conoscono l’importanza dei materiali rinnovabili accetteranno di usarli, indipendentemente dal costo. Non sto pensando, in questo caso, ai costruttori, ma agli acquirenti finali.”

 

Come possiamo risolvere tale questione?

“Negli ambienti con un elevato livello di benessere è molto difficile modificare questo approccio mentale. A meno che non si crei una cultura, non lo si cambia. Supponiamo, invece, che tutti comprendano l’importanza della sostenibilità, come parte della cultura, allora utilizzare solo materiali rinnovabili diventa un non-problema. Si trasforma in una cosa di cui essere orgogliosi, diventa un fattore identitario. Questa potrebbe essere la strada.”

 

Singapore le ha dato la capacità di vedere le città con altri occhi. È riconosciuta come un grande esempio di città rigenerativa a causa dell’esigua estensione del territorio. In particolare la disponibilità di acqua è molto limitata. Che tipo di strategia dovrebbero adottare gli architetti riguardo all’acqua?

“L’acqua non è un problema di un singolo architetto o di un gruppo di architetti, è un elemento essenziale per la vita, deve essere gestito almeno a livello di città, se non nazionale. Quindi in paesi come i vostri, dove avete in genere abbondanza di acqua, suppongo che potreste non sentire molto il problema.”

 

Per ora.

“A Singapore l’acqua arriva da un altro paese. Questo significa che se non c’è un accordo, rimaniamo senz’acqua! La nostra sicurezza è a rischio. Così impariamo a conservare ogni goccia d’acqua che abbiamo sull’isola, creando serbatoi, riciclandola, rendendo potabili persino le acque reflue. Quindi siamo completamente sostenibili in termini di scorte idriche, nonostante l’assenza di sorgenti d’acqua.”

 

Per adeguarci al futuro non dovranno cambiare solo gli edifici, ma la stessa forma delle città? Quale sarà il propulsore della trasformazione?

“Internet è senza dubbio la risposta a questa domanda, in particolar modo per i Millennials. Credo davvero che i prezzi vertiginosi delle abitazioni in proprietà non dureranno per sempre, già ora i Millennials non se le possono permettere. Per questo devono pensare a nuovi stili di vita, nuovi modi di lavorare. Non possono più permettersi di abitare nel centro delle città, dove rimarranno solo le persone di mezza età e le attività commerciali. Questo significa che devono essere costruite nuove comunità al di fuori della cerchia cittadina. Sia rigenerando vecchi villaggi, sia in nuovi siti, completamente a zero emissioni, dove le nuove generazioni possano vivere, lavorare e giocare, collegate col resto del mondo. I più giovani sono utenti di internet molto esperti e la migliore tecnologia è quella che permette di risparmiare energia evitando gli spostamenti inutili. Così rimane più tempo da dedicare a migliorare la qualità della propria vita.”

 

La città futura non è una megalopoli? È un villaggio intelligente?

“L’intelligenza sta nella testa, nel sapere come vivere e giocare, e nell’avere tempo e risorse a disposizione, senza sprecarli.”

 

Per ora gli obiettivi del Gbc rimangono concentrati sulle zero emissioni o vedremo più lavoro rivolto ai modelli economici circolari?

“Stiamo pensando di lavorare con tutti i Gbc per definire un’ampia serie di parametri, tra i quali – oltre ai fattori energetici – dobbiamo via via inserire quelli relativi al riciclo, alla CO2 incorporata, al riuso. I materiali sono diventati importanti, ma non possiamo completare questo passaggio in un attimo: i paesi hanno bisogno di tempo per mettere insieme le risorse e le competenze. In questo momento dobbiamo focalizzare l’attenzione di tutti sul raggiungimento dell’obiettivo nazionale del Gbc riguardo agli edifici. Ma terremo conto di ogni variabile che possa rendere migliore la vita su questo pianeta.” 

 

 

Leed – Leadership in Energy and Environmental Design, leed.usgbc.org

Greenbuild International Conference and Expo, www.greenbuildexpo.com

Info

www.worldgbc.org

Immagini: Lo studio EvoTre ha seguito la parte di sostenibilità di Palazzo Ricordi (Milano)