La cattiva notizia è che l’economia mondiale, oggi, è circolare solo per l’8,6% ed è peggiorata rispetto a due anni fa, quando lo era per il 9,1%. La buona notizia, invece, è che basterebbe aumentare questa percentuale di un ulteriore 8,4% per colmare il cosiddetto Emission Gap, ossia per portare le emissioni di CO2 a un livello sostenibile, tale da mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto dei 2°C.
È ciò che emerge dall’ultimo Circularity Gap Report, il documento annuale redatto dall’associazione no profit Circle Economy e presentato il 26 gennaio al World Economic Forum di Davos.
Economia circolare per il clima
La strada per evitare il collasso climatico deve passare attraverso la rivoluzione del sistema economico e la sua trasformazione da lineare a circolare. Lo dicono i numeri raccolti dagli esperti di Circle Economy.
A cinque anni dall’Accordo di Parigi, se anche tutti i 194 paesi aderenti mantenessero gli impegni presi per la riduzione delle proprie emissioni di gas serra (cosa che comunque non sta avvenendo) si prevede che la temperatura media globale si innalzerebbe di 3,2°C entro la fine del secolo.
Le politiche climatiche tuttavia si concentrano soprattutto sulla questione energetica. Ma se gli attuali impegni assunti – dice il report – ci consentono di compiere il 15% del cammino verso la mitigazione del riscaldamento globale, l’economia circolare potrebbe aiutare a percorrere il restante 85%. Con il beneficio aggiuntivo di conservare le risorse del pianeta.
2020, l’anno della verità
Il 2020 è stato un anno di fatidiche soglie. Per la prima volta nella storia – si legge sul Circularity Gap Report - l’umanità è arrivata a consumare 100 miliardi di tonnellate di materiali all’anno. Inoltre, come rilevato da uno studio pubblicato su “Nature” lo scorso ottobre, il 2020 ha segnato anche uno storico sorpasso: la massa di tutti i materiali prodotti dall’uomo (asfalto, cemento, plastica, metalli, ecc,) ha superato la biomassa, ovvero l’insieme di tutti gli organismi viventi. Quanto al riscaldamento globale, la soglia dell’aumento di temperatura di 1°C era invece già stata superata nel 2017.
Il 2020 è stato anche “l’anno della verità”, come lo definisce il report di Circle Economy. Lo stop forzato dovuto alla pandemia ha messo in luce tutti i difetti del sistema economico lineare su cui ancora facciamo affidamento, ma ha anche fatto comprendere come sia possibile mettere in atto iniziative radicali per un vero cambio di marcia.
Un cambio di marcia che passa per l’economia circolare. Il Circularity Gap Report traccia così una mappa parallela di come sfruttamento dei materiali ed emissioni di gas serra si muovono attraverso le economie mondiali, dimostrando come siano proprio i processi di estrazione, trattamento, produzione, consumo e smaltimento della materia ad emettere la maggior parte della CO2 che sta scaldando il Pianeta: ben il 70%. Fondamentale sarà dunque, per l’immediato futuro, ripensare le politiche climatiche andando oltre la mera questione energetica e preoccupandosi di più dei flussi di materiali. Concentrandosi in particolare su tre macro-settori: l’edilizia (che da sola costituisce la metà di questo impatto), i trasporti e l’alimentazione.
“Grazie a strategie intelligenti e alla riduzione del consumo di materiali – si legge nel report - l’economia circolare ha il potere di ridurre le emissioni globali di gas serra del 39% e di ridurre l’uso di risorse vergini del 28%”.
Ora che, con l’emergenza sanitaria e la crisi globale, “il mondo sembra essere in ascolto”, è il momento giusto per porre in essere queste strategie e ricostruire meglio attraverso l’economia circolare.
“Se gli eventi del 2020 ci hanno insegnato una cosa – conclude il Circularity Gap Report – è che possiamo immaginare l’impensabile e anche realizzare l’irrealizzabile. La mitigazione climatica e l’economia circolare sono indubbiamente obiettivi difficili: ma, insieme, non sono irrealizzabili”.