Si apre oggi, lunedì 27 febbraio, la sesta edizione della European Circular Economy Stakeholder Conference. A Cillian Lohan, vicepresidente del CESE e promotore dell'iniziativa, abbiamo chiesto a che punto siamo arrivati nella storia della transizione circolare in Europa.
L’economia circolare non è solo questione di materiali, tecnologie e regolamenti: è anche una rivoluzione sociale e culturale. Gli impatti sulla vita quotidiana delle persone e sul lavoro vanno affrontati al pari della trasformazione dei processi produttivi, cominciando già dall’educazione, dalla formazione per i giovani, dall’empowerment dei consumatori, per arrivare alla riqualificazione dei lavoratori e all’aggiornamento delle competenze professionali. Perché la transizione circolare, per essere davvero efficace, dovrà essere una storia positiva per tutti.
Ne abbiamo parlato con Cillian Lohan, vicepresidente del Comitato economico e sociale europeo, che della promozione di una cultura circolare in Europa ha fatto uno dei suoi principali obiettivi.
Siamo arrivati alla sesta edizione della European Circular Economy Stakeholder Conference: cosa è cambiato in questi anni nella percezione e nella consapevolezza riguardo all’economia circolare?
La risposta breve sarebbe: “tutto”. Il mondo oggi non è lo stesso di sei anni fa. Siamo passati attraverso una crisi sanitaria, eventi meteorologici estremi e siamo tuttora nel mezzo della guerra in Ucraina e della crisi energetica che ne è conseguita. Tutti questi eventi, oltre alle sfide globali del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, hanno influenzato il nostro modo di vedere il mondo, creando una maggiore consapevolezza della necessità di catene di approvvigionamento sostenibili e resilienti, per proteggere il pianeta.
Presentato nel 2015, il primo Piano d’azione per l’economia circolare è diventato uno degli elementi trainanti per una transizione sistemica verso una società sostenibile. Oggi, più che sei anni fa, c’è grande impulso per l’economia circolare. La guerra ha messo sotto i riflettori la dipendenza dell'Europa dalle importazioni di gas e materie prime, sollecitando l’Unione a intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi del Green Deal.
L'economia circolare è diventata la priorità numero uno del Green Deal europeo. Tuttavia, sebbene la transizione circolare stia accelerando e l'Europa stia aprendo la strada per affrontare il problema del consumo globale di risorse, viviamo ancora in un mondo lineare. I partenariati e il coinvolgimento degli stakeholder contribuiranno ulteriormente a catalizzare soluzioni di economia circolare scalabili.
Come vicepresidente del Comitato economico e sociale europeo dall’ottobre 2020, uno dei suoi obiettivi è stata la diffusione di una “cultura circolare” nell’Unione europea. Che cosa è stato fatto e cosa si può fare, anche a livello di educazione e formazione, per diffondere il messaggio dell’economia circolare?
All’inizio del mio mandato il concetto di economia circolare non era nuovo. L'attenzione di molti decisori politici dell'Unione europea si è focalizzata sul potenziale della circular economy nel migliorare l’uso efficiente delle risorse naturali, nel proteggere l'ambiente e creare opportunità di green jobs. Ciò si è tradotto nelle proposte del Piano d'azione per l'economia circolare, che consentirà al Green Deal europeo di raggiungere i suoi obiettivi e diventare un'economia equa, sostenibile e prospera.
La transizione circolare, però, avrà davvero successo solo se la politica incontrerà la pratica e se la circolarità entrerà nella nostra mentalità e diventerà visibile nei nostri comportamenti e abitudini. Ed è proprio questo che vogliamo ottenere con la European Circular Economy Stakeholder Platform: diffondere il concetto di economia circolare a tutti i livelli rendendo le informazioni più accessibili, rafforzare la cooperazione tra le reti di stakeholder e fornire una fonte di ispirazione.
Nel mio ruolo di vicepresidente per la Comunicazione, uno dei miei obiettivi principali è avvicinare l'economia circolare alle persone e stimolare iniziative dal basso che mettano al centro il benessere delle persone e dell’ambiente.
Le piattaforme, in particolare, sono lo strumento perfetto per lo scambio di buone pratiche e occorre sviluppare e rafforzare un approccio globale e trasversale, che garantisca la cooperazione tra imprese, parti sociali e organizzazioni della società civile, per aiutare anche i giovani a dotarsi delle competenze necessarie per un futuro circolare.
Le nuove generazioni sono predisposte all'apprendimento di nuove abilità, attitudini e conoscenze, perciò le istituzioni educative possono avere un grande impatto nella diffusione e messa in pratica di competenze circolari e valori chiave. L'azione climatica e lo sviluppo sostenibile dovrebbero essere componenti fondamentali del curriculum scolastico, non solo come insegnamenti teorici ma anche pratici.
Uno degli aspetti più trascurati nel dibattito sull’economia circolare è l’impatto sociale, che tuttavia è uno dei suoi cavalli di battaglia come vicepresidente del CESE. Quali conseguenze avrà la transizione circolare sulla vita quotidiana delle persone?
L’economia circolare è onnicomprensiva e include ogni aspetto della vita quotidiana. Ma prima di arrivare a questo punto, le persone hanno bisogno di un piccolo promemoria su come la circolarità può migliorare immensamente le nostre condizioni di vita.
Solo per citare alcuni vantaggi: aria e ambiente più salubri significano meno problemi di salute; minore dipendenza dalle importazioni estere vuol dire maggiore sicurezza nell'approvvigionamento di risorse e minore possibilità di fluttuazione dei prezzi a causa di regioni politicamente instabili, guerre, eccetera; ai consumatori verranno offerti prodotti più durevoli e innovativi, che miglioreranno la qualità della vita e faranno risparmiare denaro nel lungo periodo.
Tuttavia credo che molti cittadini europei siano preoccupati per la perdita di posti di lavoro che la transizione ecologica potrebbe causare. Cosa dire per rassicurarli?
Il successo di una transizione verso un'economia circolare sostenibile non dipende solo dallo sviluppo di nuove tecnologie, ma anche dall'accettazione della società e dalla partecipazione civica. Dal momento che si creeranno nuove opportunità di lavoro circolare, la riqualificazione e il miglioramento delle competenze, il rispetto delle norme sul lavoro e dei diritti umani, un ampio coinvolgimento delle comunità saranno le chiavi per rendere la transizione equa. Ma ovviamente, durante la transizione, ci saranno sempre dei vincitori e dei perdenti: identificarli attraverso una roadmap partecipativa può contribuire a creare meccanismi di cooperazione e partenariati efficaci a livello nazionale e internazionale.
Tornando alla preoccupazione per la perdita di posti di lavoro, innanzitutto i programmi di mobilità del lavoro sono essenziali per riqualificare i lavoratori e mantenerli occupati durante la transizione: l'Anno europeo delle competenze 2023 è la prova che l'UE si sta preparando alla transizione circolare e prende molto sul serio il tema.
I lavori dell'industria tradizionale, come quelli legati ai combustibili fossili, saranno i più colpiti: la riqualificazione potrebbe ricollocare queste persone in impieghi legati all'energia eolica e solare. Verranno poi creati nuovi posti di lavoro nei settori del riuso e riciclo, che daranno impulso all’innovazione. Maggiori investimenti e aumento della produzione potrebbero inoltre generare nuova occupazione, stimolando l’immigrazione di manodopera e creando incentivi per i lavoratori ad acquisire le nuove competenze necessarie.
Il nuovo pacchetto per l’economia circolare è molto attento ai diritti dei consumatori e al loro empowerment. Perché questo aspetto è così importante per una transizione efficace? E cos’altro si può fare per rendere l’economia circolare più inclusiva?
I consumatori riconoscono sempre più i danni allo sviluppo sostenibile causati dai modelli economici lineari che sono stati la norma fino ad oggi. È fondamentale fornire loro indicazioni e dati migliori sulla gestione, la tracciabilità e la trasparenza dei prodotti, così da permettere un efficace flusso di informazioni sulla composizione e sulle possibilità di riparazione dei beni acquistati.
Solo garantendo una transizione ecologica informata e partecipata che coinvolga individui, consumatori, imprese e lavoratori, saremo in grado non solo di rispettare l'ambiente, ma anche di sviluppare una società aperta e inclusiva che salvaguardi le risorse per le generazioni future. Pertanto, dobbiamo continuare a rafforzare il legame tra le istituzioni pubbliche e la società civile. Ed è questo lo scopo del Comitato economico e sociale europeo e dell’ECESP, che fa da ponte fra le iniziative esistenti a livello locale, regionale e nazionale.
Lei ha detto: “L’economia circolare è una storia positiva e di storie a lieto fine abbiamo oggi disperatamente bisogno”. A che punto della storia siamo arrivati?
È una storia lunga, ma bisogna resistere e recitare la propria parte, come in un librogame, per arrivare al lieto fine. L'unica differenza è che questo non è un gioco, è la realtà.
Per come la vedo io, in questo momento siamo al punto in cui la gente inizia ad accorgersi del vero potenziale della protagonista. È in giro da un bel po' di tempo, ma solo chi le era più vicino ha creduto in lei. Una serie di eventi esterni e interni minaccia l'esistenza della società, e vari indizi indicano ora la protagonista come una parte essenziale della soluzione a questa immensa minaccia.
Il risultato finale però dipende da tutti noi. Dal momento che la storia si svolge mentre parliamo, tutti possiamo essere ascoltatori passivi o partecipanti attivi e le nostre azioni determineranno quanto velocemente arriveremo al lieto fine.
È una storia positiva perché è alla portata di tutti, singoli o aziende, di qualsiasi settore, sociale o industriale. Ognuno può, al proprio livello, svolgere un ruolo importante che ci condurrà tutti a questo lieto fine di cui abbiamo un disperato bisogno e in cui speriamo.
La mia risposta è tuttavia incompleta, perché io sono solo uno dei miliardi di attori in questa storia. Quindi, chiedo a voi e ai lettori di controllare il vostro indicatore di circolarità per stabilire a che punto della storia siamo arrivati. Tutti dovrebbero riflettere sull'evoluzione del loro viaggio verso una maggiore circolarità e cercare di andare un po' oltre: ogni sforzo conta.
Immagine: Mika Baumeister (Unsplash)