Cosa stanno facendo le aziende italiane per raggiungere gli obbiettivi climatici a poco più di due mesi dalla COP 27? In occasione dell’Italian Sustainable Week organizzata da Borsa Italiana è stato pubblicato il nuovo Net Zero Readiness Index 2022. Un’analisi realizzata da Carbonsink per valutare la preparazione delle principali aziende italiane di fronte alla sfida della decarbonizzazione. Lo studio ha preso in considerazione la completezza degli inventari di emissioni di gas serra, target emissivi e strategie di compensazione delle prime 100 aziende per capitalizzazione quotate in borsa negli indici FTSE MIB e FTSE Italia Mid Cap.
La strada verso la decarbonizzazione è ancora lunga
Nonostante buoni passi avanti siano stati registrati nel campo della misurazione e rendicontazione delle emissioni dirette (Scope 1) e indirette legate al consumo di energia (Scope 2), il report dimostra che le aziende non sono ancora adeguatamente preparate a raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione tracciati dall’Accordo di Parigi. Solo 16 aziende su 100 raggiungono un livello sufficiente per affrontare la sfida climatica verso il net-zero.
Secondo il Net Zero Readiness Index 2022 i settori con un approccio più proattivo alla transizione verso un’economia a zero emissioni sono quelli dell’energia e delle utilities, della moda e dell’industria pesante, seguiti da finanza, manifattura, servizi e tecnologia, mentre in ultima posizione si trova la filiera dell’alimentare.
Secondo Carbonsink è necessario sviluppare metodi per la misurazione e rendicontazione delle emissioni indirette (Scope 3) lungo la filiera, che spesso rappresentano la fonte emissiva principale (fino al 90% delle emissioni totali di un’azienda). È una grande sfida se si considera che del campione di aziende valutato solo il 67% rendiconta almeno un valore aggregato di emissioni indirette legate alla propria catena del valore. Tra le categorie di Scope 3, quella più rendicontata è la business travel (73%), ma per nessun settore è considerata come categoria rilevante.
Le ambizioni non in linea con l'Accordo di Parigi
Un’altra criticità si nota alla voce ambizioni. “Anche se tutte le aziende del mondo riducessero le emissioni in linea con gli impegni delle aziende del FTSE Italia Mid Cap e del FTSE MIB – si legge nel report - le temperature globali supererebbero il limite di 1,5°C previsto dall’Accordo di Parigi, allineandosi ad uno scenario di aumento globale delle temperature di 2,5°C rispetto a livelli pre-industriali”. Sebbene abbiano ampi margini di miglioramento, le aziende del FTSE MIB vantano in media impegni climatici più ambiziosi di quelle del FTSE Italia Mid Cap e rappresentano l’elemento trainante della decarbonizzazione in Italia.
Per quanto riguarda le emissioni aziendali residue esistono diversi strumenti per bilanciarle, anche se la grande maggioranza delle aziende campionate non li utilizza. L’80% delle aziende campione non compensa ancora le proprie emissioni e solo il 5% ha attivato o pianificato investimenti in tecnologie di carbon removal.
Gli indicatori di sostenibilità per la finanza
L’uscita del report è stata anche l’occasione per Borsa Italiana di ospitare un incontro virtuale in cui si è parlato del ruolo strategico degli ESG come opportunità di governance delle aziende e per gli investitori.
“Fra 10 anni non esisterà più una differenza tra investimenti e investimenti sostenibili – ha dichiarato Giuliano Gasparet, Head of Equity di Assicurazioni Generali – la sostenibilità ambientale sarà una parte imprescindibile dell’investimento. Per questo cambiamento servono competenze nuove che valutino l’aspetto ambientale”.
È intervenuto anche Dario Mangilli, Head of Sustainability IMPactm SRG, dichiarando che gli indicatori di performance sulla sostenibilità ambientale (KPI) si stanno standardizzando sempre di più nei settori. “Vista la siccità e altri eventi collegati alla crisi climatica è diventato fondamentale per le aziende e gli stakeholder possedere indicatori affidabili all’interno del proprio business plan. Questo aiuta ad alzare il tasso di efficienza finanziaria di un investimento”.
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