Nell’articolo “The economics of the coming spaceship Earth” pubblicato nel 1966 l’economista Kenneth Boulding rappresentava metaforicamente due tipi di economie con le figure del cowboy e l’astronauta. Mentre il cowboy è mosso da una continua sete di conquista e di consumo, l’astronauta ha invece la consapevolezza del sistema che lo ospita, la nostra navicella spaziale, la Terra, con i suoi delicati equilibri e fragili ecosistemi. L’assemblea generale dell’Albo nazionale dei gestori ambientali - di cui Materia Rinnovabile è media partner- è diventata una preziosa occasione per fare il punto sulle sfide di una nuova era della governance ambientale.
Il PNRR per la gestione dei rifiuti
I fondi del PNRR e il dinamismo europeo in politiche ambientali richiedono una rivoluzione digitale e culturale che i gestori ambientali devono saper cogliere al volo.
“Nel corso degli anni ci sono state affidate sfide notevoli come la digitalizzazione degli adempimenti ambientali, la sperimentazione del registro elettronico nazionale e il registro delle autorizzazioni - ha detto il presidente dell’Albo nazionale gestori ambientali, Daniele Gizzi – L’Albo e le istituzioni devono aiutare le imprese in questa rivoluzione culturale”.
La tavola rotonda si è aperta con l’intervento di Laura D’Aprile, capo del dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi, che ha delineato i progressi sull’attuazione del PNRR. “Siamo in linea con i tempi - ha assicurato D’Aprile alla camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – I bandi da 1,5 miliardi per l’ammodernamento e realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti si sono chiusi il 24 marzo e sono state costituite le commissioni che valuteranno i progetti”. La secondi linea di investimento prevede 600 milioni per i cosiddetti “progetti faro” che nelle intenzioni del Governo serviranno a creare anche dei Textile Hubs.
Digitalizzazione e tracciamento: il punto sul RenTRi e il REcer
“Nelle tre riforme (Strategia nazionale per l’economia circolare, programma nazionale per la gestione dei rifiuti e la riforma sul supporto tecnico alle autorità locali) è stato dato grande spazio alla digitalizzazione – ha sottolineato Laura D’Aprile - in particolare abbiamo dato un ruolo di primo piano al sistema di tracciabilità dei flussi dei rifiuti, creato per prevenire fenomeni di illegalità oltre che per implementare la transizione circolare”.
Il sistema di tracciamento a cui si riferisce D’Aprile è il registro elettronico nazionale sviluppato con il supporto dell’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Il RenTRi è uno strumento di gestione digitale in grado di tracciare la circolazione dei rifiuti e di raccogliere le autorizzazioni ambientali.
Il prototipo è in fase di sperimentazione tecnica e sta coinvolgendo 300 tra imprese e associazioni di categoria, con 1400 utenti accreditati. “Sono state portate a termine 230mila operazioni di trasmissione dei dati dei registri tramite interoperabilità – ha spiegato Daniele Gizzi – e 20mila operazioni dirette, eseguite sul portale dell’Albo dagli utenti non dotati di software gestionali”.
Il Ministero della Transizione Ecologica sta lavorando in stretto rapporto con le forze di polizia e Ispra perché secondo Carlo Zaghi - della direzione generale Economia Circolare sulla pianificazione dei rifiuti e tracciabilità (MITE) - il contrasto delle attività criminali va a tutela del mercato e della concorrenza. Il registro elettronico ci permetterà di governare il flusso dei rifiuti in modo trasparente”.
Secondo la bozza del decreto ministeriale Il RenTRi non dovrebbe entrare in vigore prima della fine del 2023. “Con il RenTRi ci aspettiamo che questo strumento si integri bene con la contabilità del registro dei rifiuti - ha detto Valeria Frittelloni del Centro Nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare di Ispra – ci consente di essere molto tempestivi nel monitoraggio finalizzato alla prevenzione di reati”.
“I rifiuti si inseriscono in un circuito di mercato e come tale noi lo analizziamo - ha dichiarato Massimiliano Corsano, comandante del reparto operativo Carabinieri per la tutela ambientale -. Negli ultimi anni abbiamo fortemente contenuto il fenomeno degli incendi perché abbiamo capito che è una questione di profittabilità, non di criminalità organizzata”.
Passi in avanti verso la digitalizzazione sono stati fatti anche grazie alla nascita di REcer, il registro nazionale delle autorizzazioni al recupero rifiuti in vigore dal 2020 che raccoglie le autorizzazioni ordinarie e gli esiti delle procedure semplificate. “Nel primo anno dall’entrata in vigore della norma abbiamo effettuato 20 controlli su 41 atti autorizzativi comunicati – ha spiegato Frittelloni - Nel 2021 le autorizzazioni e i controlli sono aumentati e dai risultati emerge che gli impianti end of waste non presentano particolari criticità di non conformità rispetto alla cessazione di qualifica del rifiuto. Il superamento delle quantità di rifiuti autorizzati allo stoccaggio è uno dei problemi che rileviamo di più”.
Responsabilità estesa del produttore
Secondo Marco Conte, vicesegretario generale di Unioncamere, un tema poco al centro delle discussioni intorno all’economia circolare è la responsabilità estesa del produttore (EPR). “ Abbiamo in corso due importanti riforme: la strategia nazionale per l’economia circolare e il programma nazionale per la gestione dei rifiuti – sottolinea Conte - Uno dei punti di contatto è l’EPR. È vero che nel riciclo e nel riuso in Europa siamo avanti rispetto agli altri Paesi, ma in un’economia come la nostra, povera di materie prime critiche, bisogna assottigliare il gap tra immesso nel mercato e ciò che si recupera”.
Il settore dei Raee è un esempio che fotografa bene la situazione. “Nonostante la raccolta Raee possa contare su un sistema normativo e organizzativo piuttosto buono, il gap tra immesso e percentuali di raccolta è enorme”. Per i Raee a mancare sono proprio gli impianti, dice Conte a Materia Rinnovabile. “Il Centro-Sud non ha impianti per il trattamento, dopo di che si scoprono ogni tanto cargo che vanno in Africa a riempire le discariche”.
Discorso diverso invece per i pneumatici, che invece soffrono di una polverizzazione degli operatori. Secondo Conte i consorzi per ora non sono stati in grado di gestire la miriade di gommisti che spesso preferiscono tenersi il contributo ambientale e smaltire abusivamente gli pneumatici. “Per quanto riguarda il tessile l’obbligo di raccolta nei comuni non sta andando bene, manca ancora una filiera – avverte Conte – e a chiedere una Responsabilità estesa del produttore dedicata sono le imprese stesse”.
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