“It’s all about you”, dipende tutto da voi. Così Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, ha aperto il 3 novembre l’edizione 2020 della Circular Economy Stakeholder Conference, rivolgendosi a una platea virtuale di rappresentanti del mondo dell’industria, delle istituzioni e della società civile. “Dipende tutto da voi - ha ripetuto - Dobbiamo mettervi in condizioni di agire, ma contiamo sulla vostra leadership per raggiungere gli obiettivi”.
Gli obiettivi, naturalmente sono quelli di una epocale e necessaria transizione verso l’economia circolare, vero cuore del Green Deal, che hanno trovato forma e dettagli nell’ultimo Circular Economy Action Plan pubblicato in marzo. Ad analizzare i punti del documento, calandoli nella pratica e nelle esperienze di chi l’economia circolare la realizza sul campo, sono stati così dedicati i due giorni di conferenze e workshop dell’annuale forum organizzato dalla European Circular Economy Stakeholder Platform, quest’anno ovviamente tutto in digitale.
Materiali, design, processi di produzione, mercato e modelli di consumo sono stati come sempre i temi centrali delle discussioni. Ma lo sguardo si è anche, spesso, sollevato dalle questioni pratiche per far posto a una riflessione sulla necessità di educare all’economia circolare e di imparare a raccontare nel modo giusto una rivoluzione che, ormai, non possiamo più permetterci di procrastinare.
La sostenibilità sarà la norma
“La pandemia è un campanello d'allarme, ci sta dicendo che è ora di aggiustare il nostro rapporto con l’ambiente naturale. Se si considera che la metà delle emissioni di gas serra e il 90% della perdita di biodiversità sono legate all'estrazione di risorse naturali, si vedrà chiaramente che l'economia circolare è una parte fondamentale della soluzione”, ha detto Frans Timmermans introducendo la prima giornata di lavori della Stakeholder Conference. “E se tutti i punti contenuti nel Circular Economy Action Plan sono importanti, l’iniziativa faro, che presenteremo il prossimo anno, è la European Sustainable Product Policy Initiative, che apporterà importanti cambiamenti soprattutto per quanto riguarda la Direttiva sull’Ecodesign”. L’obiettivo della nuova iniziativa è, in estrema sintesi, quello di far diventare i prodotti sostenibili la norma per il mercato europeo. Per usare le parole di Timmermans: “Vogliamo vedere sui mercati dell'UE prodotti durevoli, riutilizzabili, riparabili e sicuri; prodotti disegnati per il riciclaggio di alta qualità; prodotti sempre più realizzati con materiali riciclati”.
Per arrivarci si dovranno tuttavia affrontare non poche sfide. Prima di tutto i prodotti green dovranno essere convenienti e accessibili per tutti, come ha ricordato il Commissario per l’Ambiente Virginijus Sinkevičius. “È necessario creare un mercato con prodotti competitivi, che tenga presente la dimensione globale e non solo europea”, ha osservato Dirk Vantyghem, direttore generale di Euratex.
“Bisogna lavorare in una dimensione sistemica, che consideri tutti i passaggi della filiera, compresa la logistica”, ha aggiunto Kurt Vandenberghe, presidente di gabinetto per Ursula von der Leyen. Soprattutto, il “design out waste” deve diventare sistematico, perché, come ha sottolineato Jocelyn Bleriot della Ellen MacCarhtur Foundation, “quello che mettiamo sul mercato sarà poi ciò che ci ritroveremo a dover gestire”.
Un nuovo storytelling per l’economia circolare
Il cambiamento di rotta dovrà riguardare naturalmente anche il comportamento dei consumatori. E qui ci si trova a giocare un’altra partita, che mette in campo la comunicazione, l’informazione e l’educazione.
La rivoluzione nei modelli di consumo deve essere indirizzata non solo verso l’abitudine al riciclo e all’acquisto di prodotti “sostenibili”, ma anche verso la durabilità, il riuso, la riparazione di ciò che già si possiede e, ovunque sia possibile, è necessario promuovere il passaggio dal possesso all’uso, ovvero il “prodotto come servizio”. Insomma, serve un vero e proprio cambio di mentalità, che non può che passare attraverso un nuovo tipo di comunicazione e di storytelling dell’economia circolare. Su questo ha insistito molto Sandrine Dixson-Declève, co-Presidente del Club di Roma: “Il fattore coolness è essenziale. Dobbiamo convincere le persone che possedendo meno cose si vive meglio. In questo l’emergenza Covid ci può aiutare, perché ci riporta a ciò che è essenziale”.
“La crisi sanitaria ci ha dimostrato che in situazioni di emergenza siamo capaci di cambiare radicalmente i nostri comportamenti”, le ha fatto eco, introducendo la seconda giornata di lavori, Cillian Lohan, vice-presidente di EESC (European Economic and Social Committee). “È tutta questione di collaborazione: la transizione circolare va fatta tutti insieme ed è ciò di cui ora abbiamo bisogno per affrontare la crisi climatica”. E poi, riagganciandosi al discorso sullo storytelling, ha concluso: “L’economia circolare è una storia positiva e di storie a lieto fine abbiamo disperatamente bisogno in questo 2020”.