Il documento più importante del decennio è stato pubblicato. Dalle ore 14 di lunedì 20 marzo è ufficiale e online IPCC AR6 Synthesis Report, quarto volume del sesto report di valutazione sul clima redatto dall’IPCC, il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici. In questo rapporto di sintesi, così chiamato perché riunisce i risultati chiave delle tre sezioni principali precedenti, è contenuta la conoscenza globale sul clima e le indicazioni inequivocabili di azione per la politica e il mondo economico, che non potrà esimersi dal leggere e fare proprio questo documento.
Cupo, cupissimo ma che offre ancora speranza, per quanto sempre più ridotta. Esistono molteplici opzioni fattibili ed efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall'uomo, però “a patto di agire con la massima urgenza”. Il messaggio politico della scienza è chiarissimo: agire ora, adesso, senza ritardi. Non c’è concetto maggiormente ribadito nel documento.
“L'integrazione di un'azione per il clima efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più ampi”, ha affermato il presidente dell'IPCC Hoesung Lee. “Questo rapporto di sintesi sottolinea l'urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti".
Un distillato della crisi climatica
Nel Report di sintesi, approvato dopo giorni di sessione plenaria a Interlaken, in Svizzera, non sono contenute nuove informazioni scientifiche, ma tutto lo scibile sull’argomento è distillato in 37 pagine, con messaggi chiari per la classe dirigente, divisi in tre sezioni: la situazione climatica attuale e i trend si sviluppo, i rischi futuri e le risposte a lungo termine, le risposte a breve termine.
Nella prima parte si ribadisce l’avvenuto riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali e l’evidenza sull’occorrenza di eventi meteorologici estremi più frequenti e più intensi che hanno causato impatti sempre più pericolosi sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo.
Non lascia scampo sull’impatto enorme che già questo livello di riscaldamento avrà sulle vite umane: le ondate di caldo sempre più acute, precipitazioni più intense e altri eventi meteorologici estremi aumenteranno la mortalità e gli impatti sulla salute (confidenza molto elevata), inclusa l'insicurezza alimentare (elevata confidenza) e idrica (moderata confidenza, dato che le cause come la cattiva gestione sono concomitanti). Un fenomeno che colpirà soprattutto gli hotspot climatici, come l’Africa Subsahariana, ma anche il Mediterraneo, Italia inclusa.
Decarbonizzazione, mitigazione e adattamento: pianificare a lungo termine
“Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell'ultimo decennio, le morti per inondazioni, siccità e tempeste sono state 15 volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili”, ha spiegato in conferenza stampa Aditi Mukherji, una dei 93 autori del report.
Per salvare un numero immenso di vite non ci sono più dubbi: rimanere entro la soglia di riscaldamento globale di 1,5°C richiede riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in tutti i settori. Le emissioni dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030. Fine della storia, non ci sono vesti stracciate e piagnistei di nicchie industriali e potentati petroliferi che tengano.
La soluzione è uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici. Ciò comporta l'integrazione di misure per l'adattamento ai cambiamenti climatici con azioni per ridurre o evitare le emissioni di gas a effetto serra in modi che forniscano co-benefici sempre più ampi. Secondo l’IPCC, la decarbonizzazione e l’adattamento offrono molti più benefici che danni: aspetto di cui dovrebbe tener conto chiunque tenti di difendere lo status quo, opponendo questioni come l’impatto sui posti di lavoro dell’industria fossile e sul paesaggio danneggiato.
Numerosi gli esempi di co-benefici citati dal report redatto dai migliori scienziati del mondo: “l'accesso all'energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto per donne e bambini; l'elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi, in bicicletta e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell'aria, migliorano la salute, le opportunità di lavoro e forniscono equità. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dai soli miglioramenti della qualità dell'aria sarebbero più o meno gli stessi, o forse anche maggiori dei costi per ridurre o evitare le emissioni”, si legge.
Le azioni, soprattutto quelle di adattamento, vanno intraprese immediatamente. “Le opzioni di adattamento che sono fattibili ed efficaci oggi diventeranno limitate e meno efficaci con l'aumento del riscaldamento globale. Con l'aumento del riscaldamento globale, le perdite e i danni aumenteranno e ulteriori sistemi antropici e naturali raggiungeranno i limiti di adattamento. Il ‘disadattamento’ può essere evitato mediante una pianificazione flessibile, multisettoriale, inclusiva e a lungo termine e l'attuazione di azioni di adattamento, con benefici collaterali per molti settori e sistemi (elevata confidenza)”.
Sulla mitigazione ovviamente l’accento rimane sui combustibili fossili e la CO2, senza però trascurare le emissioni di metano che dovranno essere ridotte di almeno il 34% entro il 2030. Usa, Russia e settore alimentare, sono avvisati. Poco spazio per la cattura e lo stoccaggio dei gas serra: sebbene avranno un ruolo, non sarà poco di più che una comparsata, dato il tasso di introduzione di tecnologie CCS, carbon capture e storage. Vanno invece favorite pratiche di rimozione dell’anidride carbonica come il rimboschimento, il miglioramento della gestione forestale, il sequestro del carbonio nel suolo, il ripristino delle torbiere e la gestione del carbonio marino costiero possono ridurre la CO2 in atmosfere, migliorando la biodiversità e le funzioni dell'ecosistema, l'occupazione e i mezzi di sussistenza locali. Meno consigliata la bioeconomia non circolare, “dove le colture da biomassa possono avere impatti socio-economici e ambientali negativi, anche sulla biodiversità, la sicurezza alimentare e idrica, i mezzi di sussistenza locali e i diritti delle popolazioni indigene, soprattutto se attuati su larga scala e dove i diritti di possesso della terra non sono garanti”. Un messaggio chiarissimo per tante multinazionali, su tutte il mondo dell’Oil&Gas che sta investendo ad ogni costo sul CCS. C’è da scommettere che il mondo finanziario terrà conto di queste indicazioni.
Le azioni più urgenti: energie rinnovabili, sistemi alimentari, biodiversità, città
Ed è nella terza parte che si parla delle azioni più urgenti da intraprendere. Focus sui sistemi energetici, con le rinnovabili a farla da padrone in termini di costi, solare ed eolico a farla da padroni, mentre idroelettico e geotermico perdono rilevanza, anche a causa dei costi e dell’esposizione di rischio (la siccità del nord Italia ne è un esempio). Risolto una volta per tutte anche il dibattito sul nucleare che ha e avrà un ruolo, ma limitato dai costi più alti in assoluto (si veda l’infografica) per gigatonnellata di CO2 eliminata.
Rilevante anche il ruolo di riforma dei sistemi alimentari, in particolare legati all’allevamento, alla deforestazione, alla tutela della biodiversità terrestre, costiera e marina; delle città e dell’abitare, del trasporto pubblico ed elettrico, dell’efficientamento degli edifici. Trasformazioni dell’economia che richiederanno investimenti importanti, che se indirizzati erroneamente rischiano portare più danni che benefici. C'è capitale globale sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas a effetto, a patto che vengano eliminate le barriere esistenti (burocratiche, legali, culturali). “Aumentare i finanziamenti per gli investimenti climatici è importante per raggiungere gli obiettivi climatici globali. I governi, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori, sono fondamentali per ridurre queste barriere”, spiega il report. Anche gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria possono fare la loro parte.
Il report si chiude con una riflessione sul peso della politica: “l'impegno politico, le politiche coordinate, la cooperazione internazionale, la gestione dell'ecosistema e la governance inclusiva sono tutti elementi importanti per un'azione per il clima efficace ed equa”.
Le reazioni al Report di sintesi IPCC
Non sono mancate le reazioni. “ll Report di sintesi dovrebbe essere considerato uno strumento che la scienza mette a disposizione per prendere decisioni strategiche per il nostro futuro”, spiega a Materia Rinnovabile Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network. “L'invito "dobbiamo agire subito" con cui la comunità scientifica cerca di smuovere la collettività sembra però una ripetizione, ormai da anni. Quello che, nella quotidianità, riscontriamo è una continua mistificazione della realtà da parte di chi le decisioni le dovrebbe prendere, un continuo ritardo della messa in pratica di azioni di mitigazione e adattamento. Affrontare il problema non è rimandabile, il Governo dovrebbe prenderne atto, le soluzioni - anche economiche e sociali - vanno trovate con consapevolezza e capacità. Nell'impianto decisionale, in questo caso non esiste un bivio, ma un'unica direzione, quella di uno sviluppo che sia davvero sostenibile”.
Per Laura Clarke, CEO di ClientEarth, “il rapporto di sintesi IPCC chiarisce che è molto probabile che il mondo superi il limite di 1,5°C. Dobbiamo aumentare l'urgenza e l'azione per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, e la chiave per farlo è abbandonare i combustibili fossili. Le controversie legali sul clima sono in aumento per garantire che i governi, le aziende e altri si decarbonizzino rapidamente, non solo nell'interesse della sopravvivenza umana, ma anche a loro vantaggio, fattibilità e sostenibilità a lungo termine. Il rischio di contenzioso dovrebbe aiutare a cambiare mentalità e comportamenti e garantire che tutti coloro che occupano posizioni di influenza intraprendano le azioni necessarie per pianificare e guidare la transizione verso lo zero netto. L'inazione e i ritardi non sono opzioni e ClientEarth non ha paura di intraprendere azioni legali per guidare il cambiamento di cui abbiamo bisogno e realizzare il nostro impegno globale”.
Quale peso il Report di sintesi avrà realmente è da vedere. Ora i decisori politici hanno un faro fondamentale, dato dal corpus completo della migliore scienza internazionale. Chi deciderà di ignorare le indicazioni del report in questa decade fondamentale sarà esaminato e ricordato dalla storia per aver condannato i popoli ad un destino misero e periglioso.
Immagine: Envato Elments