L'azienda energetica italiana Eni sta pianificando al largo delle coste dell’Australia settentrionale lo sfruttamento di Evans Shoal, uno dei giacimenti di gas a più alta intensità di anidride carbonica al mondo. Lo rivela un nuovo rapporto dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), che evidenzia il contrasto del progetto con le ambizioni nazionali australiane e del colosso italiano dell’Oil&Gas di riduzione le emissioni di gas serra.
Stando al documento, lo sfruttamento del giacimento “bomba di carbonio” potrebbe arrivare parallelamente all’emissione da parte della multinazionale di obbligazioni legate alla sostenibilità per accelerare la diversificazione del business verso fonti non-fossili. Target Net-Zero e investitori green oppure avanti tutta con una linea di business fossile?
Verus: il nuovo-vecchio progetto per lo sfruttamento del giacimento di Evans Shoal
Secondo Kevin Morrison e Christina Ng, autori del report IEEFA Eni’s Verus Not So True on Net Zero, nel corso dei suoi 35 anni di storia, il progetto di sfruttamento del giacimento di Evans Shoal – situato a circa 300 km a nord-ovest di Darwin e ora ribattezzato Verus, in latino “vero e autentico” - è stato oggetto di numerosi piani. Il progetto ha infatti visto diversi passaggi proprietari e ha cambiato operatore numerose volte da quando è stato scoperto per la prima volta nel 1988 da BHP Petroleum.
Per quanto riguarda Eni, già nell’agosto 2014, durante la South East Asia Australia Offshore and Onshore Conference (SEAAOC), individuava Evans Shoal come potenziale progetto di gas naturale liquefatto. Tre mesi prima, infatti, Eni si accordava con l’australiana Santos per lavorare insieme allo sviluppo di Evans Shoal e dei progetti di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) nel nord dell'Australia e nelle acque territoriali di Timor Est. Questo piano non è stato eseguito ed Eni sta ora lavorando al suo piano Verus.
La questione ambientale e finanziaria
Secondo il report, Evans Shoal vanta livelli di CO2 tra il 16 e il 27%, dato che “ne fa uno dei giacimenti di gas a più alta intensità di anidride carbonica al mondo.” Sfruttare il giacimento – si legge – contrasterebbe quindi sia con il target australiano di riduzione delle emissioni nazionali di gas serra (meno 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005), sia con l'ambizioso obiettivo di Eni di riduzione della CO2 a zero entro il 2035 per tutte le emissioni generate dai processi di estrazione e produzione di petrolio e gas.
Ambizioni, quelle di Eni, che 300 mila investitori italiani retail hanno accolto sottoscrivendo a gennaio 2 miliardi di euro nella prima emissione obbligazionaria, dedicata al retail, legata alla sostenibilità dell’azienda (sustainability-linked bond). “Il successo di questa operazione è stato straordinario e sorprendente. È stato per noi soprattutto un fortissimo riscontro in termini di fiducia da parte del pubblico italiano, ed è questo l’aspetto che ci dà maggiore soddisfazione e che ci rafforza. Tantissimi italiani hanno creduto in quello che stiamo facendo, sia in termini di progressiva evoluzione verso processi industriali e prodotti decarbonizzati, sia di garanzia della sicurezza energetica” aveva commentato l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.
Tuttavia, secondo gli autori del report, lo sviluppo del progetto Verus non sarebbe in linea con gli obiettivi di sostenibilità promessi agli investitori. “Nel suo aggiornamento sul mercato dei capitali del febbraio 2023, Eni non ha fornito alcuna indicazione agli investitori di obbligazioni legate alla sostenibilità che prevede di sviluppare il giacimento di gas australiano a più alta intensità di CO2” si legge nel documento.
"È difficile conciliare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità da parte di Eni con lo sviluppo di Verus, un giacimento di gas ad alta intensità di anidride carbonica", ha dichiarato Kevin Morrison, analista di energia e finanza dell'IEEFA.
Greenwashing? La posizione di Eni
“È assolutamente falso sostenere che l’emissione obbligazionaria Eni sustainability-linked di gennaio dedicata al retail sia stata legata al finanziamento di progetti gas specifici, tanto meno di Verus”, fa invece sapere Eni a Materia Rinnovabile. “I proventi hanno invece l’obiettivo di mantenere equilibrata la struttura finanziaria e diversificare ulteriormente le fonti finanziarie. È perciò incomprensibile e improprio l'accostamento che gli autori del report compiono tra uno strumento di risparmio nel quale migliaia di italiani hanno creduto e investito, e un’asserita quanto inesistente ‘bomba carbonica’.
È infine falso che lo sviluppo del progetto Verus sia in contrasto con l’obiettivo Eni di raggiungere la neutralità carbonica netta di tutti i business per le emissioni Scope 1 e 2 entro il 2035. Obiettivo che rimane assolutamente confermato e che, sottolineiamo, è preceduto temporalmente dal target delle zero emissioni nette proprio del settore Upstream (di cui il progetto fa parte) Scope 1 e 2 al 2030, tra gli obiettivi della strategia di decarbonizzazione ai quali è stata legata l’emissione obbligazionaria retail alla quale si fa riferimento. In particolare, per lo sviluppo del progetto in questione sono previsti la cattura e lo stoccaggio di CO2 per fornire energia decarbonizzata in linea con gli obiettivi Eni”.
Immagine: Envato Elements