Negli scacchi non basta guardare alla prossima mossa, ma bisogna proiettarsi almeno quattro o cinque mosse più avanti. Significa prevenire anche le occorrenze più improbabili; creare una strategia resiliente, pronta ad assorbire gli shock e a reagire. 

Fino a oggi la fornitura idrica non ha mai operato secondo una strategia “da scacchista”. Certo l’acqua che si beve in Europa è sicura. Le società effettuano regolari controlli ai pozzi, agli impianti di potabilizzazione e nei punti di immissione in rete per verificare eventuali contaminazioni di piombo e arsenico nel suolo o per evitare la presenza di diserbanti e fitofarmaci nell’acqua del rubinetto. Ma una vera strategia di resilienza riguardante tutta l’infrastruttura idrica, che tenga conto di qualsiasi evento ordinario (malfunzionamenti, sversamenti, guasti) e straordinario (adattamento al cambiamento climatico, fenomeni di innalzamento della falda, attentati terroristici e cyber-attacchi) sul breve e lungo termine, a oggi è molto poco diffusa. 

Un modello resiliente, però, esiste. Si chiama Piano di sicurezza idrica, o Water Safety Plan (Wsp), un approccio nato nel 2004 con la pubblicazione della terza edizione delle Linee Guida per l’acqua potabile, contenute nel manuale realizzato dall’Oms – Organizzazione mondiale della sanità. Obiettivo del Wsp è mappare tutti i fattori peculiari di un territorio, siano essi geografici o antropici, valutando quali sono i rischi e le minacce e valorizzando nel contempo le opportunità presenti. Il tutto entro una visione olistica del sistema basata su una serie di scenari possibili.

 

Il laboratorio analisi di Gruppo CAP

 

“Tradizionalmente, la qualità dell’acqua fornita ai consumatori fa affidamento su test svolti nei pressi degli impianti di trattamento oppure selezionando casualmente i rubinetti dei consumatori. L’aspetto negativo di questo approccio è che l’acqua viene consumata prima che vengano svolte le analisi e, quindi, prima che i risultati siano resi noti”, spiega Luca Lucentini dell’Istituto Superiore di Sanità italiano. “Il Wsp, invece, guarda al sistema in un’ottica di resilienza. Quando accade un evento potenzialmente dannoso il sistema è già predisposto a reagire e rispondere all’avvenimento, impedendo che l’acqua contaminata venga erogata. È una vera e propria strategia organica, che richiede un approccio sistematico inclusivo e duraturo.”

E a sancirne l’efficacia è proprio l’Oms che continua ancora oggi a ribadire la necessità dei Wsp, sia nelle piccole comunità rurali sia nei grandi centri urbani occidentali. “Questa modalità rimane tuttora la più efficace per poter fornire un servizio ininterrotto di acqua di buona qualità”, si legge nel report Oms del 2014, Investing in Water and Sanitation. Al punto che il Wsp è diventato parte integrante della legislazione europea, essendo recepito con la direttiva 2015/1787 che modifica la direttiva 98/83/CE riguardante la qualità delle acque destinate al consumo umano. Grazie alla nuova direttiva gli stati membri hanno due anni di tempo per adeguarsi alla normativa: quindi entro il 2017 tutte le società dovrebbero essere dotate di Wsp.

Il primo paese a muoversi in questa direzione è stato l’Italia. Qui il Gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano e di diverse aree della Lombardia, invece di attendere la direttiva, ha deciso di giocare d’anticipo, realizzando il proprio Piano di sicurezza idrica su uno dei suoi sistemi acquedottistici, quello di Legnano, città dell’area metropolitana di Milano.

Per testare il sistema Wps – e una serie di tecnologie di supporto legate alla sua implementazione – il Gruppo Cap ha scelto tre Comuni (Legnano, Cerro Maggiore, San Giorgio su Legnano). Una sperimentazione a livello europeo con lo scopo di garantire una delle acque più sicure d’Europa, che vede il coinvolgimento di enti locali come Arpa, Agenzia regionale della protezione ambientale; Ats, Agenzia per la tutela della salute, e la Regione Lombardia, l’ente amministrativo territoriale, con il sostegno tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità italiano. Il team istituito da Gruppo Cap per realizzare il Piano di sicurezza idrica è caratterizzato da una elevata multidisciplinarità, includendo esperti di igiene, informatici, ricercatori universitari, addetti agli impianti idraulici, a dimostrazione della complessità del progetto. 

“Nel sistema acquedottistico – spiega Lucentini che ha collaborato con Gruppo Cap – abbiamo studiato tutti i passaggi critici che possono mettere a repentaglio l’acqua in ogni fase della sua presenza nell’ambiente naturale: dalla captazione al trattamento e alla distribuzione fino al rubinetto, stimandone i gradi di rischio e il possibile impatto sulla salute e ridefinendo le procedure per evitare pericoli”. Gli strumenti a disposizione sono molteplici: dalle stazioni di rilevazione chimico-biologica e le sonde parametriche, alla maggiore protezione dell’infrastruttura informatica. Dal controllo della sicurezza e sorveglianza degli impianti ai sismografi nel terreno in grado di bloccare l’erogazione in caso di scosse violente.

 

Alessandro Russo, presidente Gruppo CAP, con il sindaco di Legnano Alberto Centinaio e l’assessore all’Istruzione di Legnano, Chiara Bottalo

 

Un extra costo o un’opportunità? Per Lucentini, “se pensiamo agli effetti di un potenziale evento catastrofico – per esempio la contaminazione da agenti chimici, un terremoto o gli effetti complessi a lungo termine prodotti dai cambiamenti climatici, come picchi di prelievo o altri fenomeni – capiamo subito che il Wsp comporta un grandissimo risparmio economico e rappresenta una strategia per salvare vite umane. Oggi i rischi di cyber-attacchi sono una realtà che è meglio prevenire piuttosto che trovarsi a doverne affrontare le conseguenze”. 

Però anche in uno scenario più ordinario il Wsp consente, una volta ammortizzati gli investimenti, di risparmiare. “Significa avere una gestione oculata, moderna e sicura, che favorisce il consumo di acqua dal rubinetto invece che dalla bottiglia”, aggiunge Lucentini. Il che ha impatti anche dal punto di vista ambientale, poiché offrendo una percezione di maggiore sicurezza ai cittadini, può ridurre il consumo di acqua in bottiglia.

“Al riguardo abbiamo un sogno – racconta Alessandro Russo, presidente di Gruppo Cap – quello di non comparire più tra i primi paesi al mondo per consumo di acqua in bottiglia. Oggi siamo al terzo posto dopo Messico e Thailandia. Segno che i cittadini non si fidano ancora abbastanza dell’acqua del rubinetto. Crediamo che con il Wsp si possa raggiungere questo obiettivo e garantire un’acqua sicura a tutti”.

Per Gruppo Cap il passaggio al Wsp rappresenta un investimento importante in innovazione tecnologica, in ricerca e sviluppo della conoscenza. È il proseguimento di un percorso che ha portato il Gruppo a dotarsi di strumenti innovativi: tra questi il Pia (Piano infrastrutturale acquedotti), il WebGIS come sistema gestionale, l’accreditamento ISO 17025 del Laboratorio acque potabili, e infine il censimento degli scarichi. Senza queste tappe non sarebbe stata possibile l’adozione del Water Safety Plan, grazie al quale ora il Gruppo Cap è un modello da seguire in Europa e non solo. 

 

 

Oms, Guidelines for Drinking-water Quality, v. 1, 3. ed., Ginevra 2004; tinyurl.com/k2xnful

Oms, Investing in Water and Sanitation, Report 2014; tinyurl.com/hc86axx

Info

www.gruppocap.it