Qual è la differenza tra la circular economy vista da Bruxelles e quella vista da Washington D.C? Per avere la risposta bisognava essere al 4° Summit on Circular Economy della US Chamber of Commerce Foundation, la fondazione della potente Camera di Commercio americana e contare il numero di corporation da oltre un miliardo di dollari presenti. Nomi del calibro di Coca-Cola, AB-InBev, Lockeed Martin, Veolia, Lexus. La circolar economy è un tema che interessa terribilmente il Big Business. Sparuto invece il numero delle associazioni registrate, inesistente la presenza della pubblica amministrazione e del governo, limitato a un ristretto manipolo dell’Epa, l’Agenzia di protezione dell’ambiente americana. Niente a che vedere con il Circular Economy Stakeholder Summit di Bruxelles, frequentato da tantissimi enti di ricerca, IGOs (organizzazioni intergovernative), associazioni, agenzie europee, camere di commercio e un numero più ristretto di grandi imprese.

Fin dalle 8.30 del mattino gli iscritti si affollano all’ingresso della sede della Chamber of Commerce Foundation, nei pressi di Lafayette Square, letteralmente di fronte alla Casa Bianca. Caffè in abbondanza e tanti giovani. “Per la nostra impresa è importante guardare con attenzione a questi nuovi trend”, spiega James R. Lee, ingegnere esperto in sostenibilità di Lockheed Martin, colosso dell’aerospaziale della sicurezza globale.

Circular economy non è un termine diffuso in Usa, ma le aziende, specie quelle del packaging stanno imparando in fretta”, racconta Scott Byrne, environment specialist di Tetra Pak. Un rappresentante di una grande azienda del Michigan, che preferisce non rilasciare il nome, rivela la motivazione politica dell’improvviso interesse del mondo imprenditoriale nella circular: “di clima meglio non parlare a Washington, l’economia circolare è un termine politicamente neutro che tutti possono usare”.

Nelle sessioni si discute di come raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) con focus sul goal 12 (modelli di consumo e produzione responsabili) e di come comunicare la propria “circolarità e sostenibilità reale”. “La comunicazione è fondamentale”, spiega Deborah Philips dell’American Chemistry Council che plaude l’approdo della circular in Usa: “è una grande opportunità per il mondo della chimica statunitense e per tutto il settore del packaging”.

Secondo il direttore del World Business Council For Sustainable Development (WBCSD) North America Chris Walker “il concetto di economia circolare non è ancora popolare in America poiché qua si è sempre parlato di uso efficiente dei materiali. Inoltre questo concetto in Europa ha una visione ambientale di lungo termine. In America si basa soprattutto sulle opportunità di business legato alle materie prime seconde. Cinque anni fa veniva percepito come una questione da ambientalisti amici degli alberi. Oggi economia circolare comincia a prendere il significato di riconoscere come i rifiuti siano un’opportunità di business, con un valore da identificare”.

D’accordo l’Epa, che in una mail ci ribadisce l’importanza del concetto di Sustainable materials management (Smm), gestione sostenibile dei materiali attraverso l’intero ciclo di vita. I principi di questo approccio si fondano sull’uso efficiente dei materiali, con enfasi sulla riduzione di elementi tossici nei materiali lungo l’intero ciclo vita, su una gestione delle risorse che soddisfi le necessità industriali di oggi e quelle del futuro. Basta leggere la strategia dell’Epa su Smm nel periodo 2017-2022 per capire le tante somiglianze tra Smm e economia circolare.

Però questo non basta, spiega a Materia Rinnovabile Chris Walker: “c’è bisogno di coniugare la visione integrale dell’economia circolare europea”. Ed è proprio questo l’obiettivo della Camera di Commercio che a oggi organizza l’evento più importante degli Stati Uniti sul tema economia circolare. E dalla partecipazione si può scommettere che l’interesse è in aumento.

Alla domanda “cosa ne pensate del Pacchetto Ue sull’economia circolare e la nuova strategia sulla plastica?” i partecipanti rispondono cautamente. In America i regolamenti piacciono poco. Però se ne parla. “Avere un campo da gioco spianato aiuterebbe tantissimo” aggiunge Walker. “Le imprese americane impazziscono con il patchwork di leggi statali, diverse l’una dall’altra, che comportano spesso importanti danni economici. Inoltre alcuni Stati e contee non hanno legislazioni di alcun tipo per fare la raccolta differenziata. WBCSD non propone solitamente interventi regolativi, ma in questo caso c’è bisogno di una leadership federale”.

Una posizione condivisa da altri intervistati. Se l’Europa diventa circular è bene armonizzare il mercato delle merci ed evitare barriere commerciali. “Accadrà come con le emissioni dei veicoli. [In Usa] 49 Stati avevano standard deboli. La California invece aveva approvato target molto elevati. Eppure data l’importanza del mercato dell’automotive californiano, a livello federale si sono scelti standard di emissioni elevate. Così se l’Europa ha un approccio di mercato aggressivo, con al centro la circular, tutto il mondo del business Usa seguirà questi standard elevati, per non rischiare di perdere sul mercato”, conclude Walker.

Anche l’Agenzia per la protezione dell’ambiente guarda con attenzione al modello proposto da attori come la Ellen MacArthur Foundation, presente come osservatore con la direttrice delle operazioni in Usa, Del Hudson. “Cresce l’intenzione di sostanziare il paradigma della gestione sostenibile dei materiali”, spiega dal palco Cheryl Coleman, direttore della conservazione delle risorse dell’Epa. “Molti Stati hanno adottato il processo Smm nei loro programmi. Oggi da una visione end-of-life di gestione dei rifiuti stiamo passando a una gestione dell’intero ciclo di vita del prodotto”. In particolare in settori come la carta e il packaging. Industrie, non profit e pubblica amministrazione implementano sempre più strategie di life-cycle analysis, obiettivi zero-waste, strategie di sostenibilità, e iniziative di SSM. Inoltre l’Epa rimane sempre interessata a conoscere e condividere le iniziative e le pratiche più diffuse in particolare nell’ambito della Resource efficiency (Re) l’efficiente uso delle risorse, come delineato dal Smm Strategic Plan realizzato dall’Epa.

 

Freya Williams, Cheryl Coleman, Cindy Ortega. Ian Wagreich/©U.S. Chamber of Commerce

 

Al centro dell’intervento di Cheryl Coleman, grande attenzione agli scarti alimentari, che sono oggi la materia numero uno che finisce nelle discariche e inceneritori americani. Lo spreco alimentare vale il 21% dei rifiuti municipali. Nel 2014 solo il 5,1% di oltre 38 milioni di tonnellate è stato impiegato per produrre energia o compost. Il resto finisce in discarica. L’Usda, il Dipartimento per l’agricoltura americano, stima che oltre un terzo dei vegetali e frutta acquistati dagli americani venga buttato nella spazzatura. Ridurre il foodwaste ridurrebbe da solo il 20% del totale delle emissioni di metano derivate dalle discariche. Senza dimenticare che nel Paese 42 milioni di persone sono a rischio insicurezza alimentare. “Il governo americano ha come obiettivo dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030”, dice la Coleman. “L’Europa ci sta riuscendo, possiamo farlo anche noi.”

Intanto l’Europa lavora per mettere piede in Usa, in attesa del boom della circular economy. Nutrita la delegazione di imprese olandesi, con tanto di delegato di ambasciata, Bart de Jong, esponenti di Rabobank Groep N.V. (il colosso bancario di Utrecht, molto attivo nella circular) e altre imprese orange dell’economia circolare presenti. “C’è molto da fare e le imprese europee si stanno creando un vantaggio competitivo”, dice De Jong. “Ma questo non significa che il mondo corporativo Usa non impari in fretta: ciò brucerebbe il nostro vantaggio competitivo.”

 

Ann Amstutz-Hayes, Audrey Lundy, Stacy Okonowsky, Scott Breen. Ian Wagreich/©U.S. Chamber of Commerce

 

4° Summit sull’economia circolare e sostenibilità, www.uschamberfoundation.org/event/fourth-annual-sustainability-and-circular-economy-summit

U.S. Epa Sustainable Materials Management Program Strategic Plan, www.epa.gov/sites/production/files/2016-03/documents/smm_strategic_plan_october_2015.pdf