Passeggiando per Taipei, a Taiwan, si vedono raramente rifiuti o persino cestini per i rifiuti. Invece si può vedere gente che lava bottiglie di plastica, separa accuratamente componenti di computer, o anche famiglie che aspettano di notte i camion della raccolta rifiuti con sacchi blu pieni di spazzatura.
Questa trasformazione nella raccolta dei rifiuti è un fenomeno recente. Nel 1993 Taiwan aveva un tasso di raccolta dei rifiuti fermo al 70%. Questo significa che il 30% finiva nell’ambiente perché buttato via o bruciato.
Nell’arco di 10 anni, Taipei non solo ha incrementato il suo tasso di raccolta – tanto che ora è considerata una delle cinque città migliori in fatto di riciclo – ma ha anche ridotto considerevolmente la produzione di rifiuti. Come ci sono riusciti? Mediante la tassazione dei rifiuti e adottando progetti urbani per il riciclo finanziati da un’imposta sui rifiuti.
Paga per quanto butti via
A Taipei City oltre ad aver introdotto piani Pay As You Throw (Payt, paga per quanto butti via) hanno anche adottato programmi pubblici di istruzione. Insieme, queste strategie hanno fatto diminuire la produzione giornaliera di rifiuti: da 1,08 kg pro capite nel 2001 a 0,86 kg pro capite, eliminando quasi del tutto la necessità di ricorrere alle discariche.
Il piano di tassazione per lo smaltimento di rifiuti Payt riduce la produzione totale di rifiuti da parte di cittadini e industria applicando una sanzione finanziaria. Nel 1991 Taipei City ha cominciato a sperimentare le tasse sui rifiuti imponendo ai residenti tasse sull’acqua, presupponendo che se i cittadini usano più acqua creano anche più rifiuti. Avendo fallito nel tentativo di ridurre i rifiuti, Taipei ha allora deciso nel 2000 di cominciare a far pagare in rapporto al volume di rifiuti prodotto.
All’avvio del programma, i cittadini tentarono di aggirare queste misure gettando i rifiuti nei cestini lungo le strade. Questo ha portato a parecchie multe, alla rimozione dei cestini dei rifiuti e all’avvio di programmi di istruzione per educare la popolazione al corretto smaltimento degli scarti. Poco dopo l’avvio del programma i residenti si lamentavano del fatto che dovevano smaltire troppi rifiuti organici, il che faceva lievitare i costi. La città ha prontamente risposto nel 2003 mettendo a punto un sistema di compostaggio dei rifiuti organici che ha permesso ai residenti di smaltirli gratuitamente. Questa politica ha preceduto di sei anni l’acclamata legge sul compostaggio dei rifiuti organici di San Francisco, anche se poche persone al di fuori di Taiwan lo sanno.
Successivamente la città ha implementato un programma incentrato sui sacchi blu: sacchi per la spazzatura che i cittadini devono acquistare il cui prezzo contiene già una tassa sullo smaltimento. Gli articoli riciclabili non hanno sovrapprezzi e questo incoraggia il riuso. Dall’avvio del piano PAYT la produzione pro capite di rifiuti è diminuita del 31% in 18 anni, da 1,26 kg al giorno nel 1997 a 0,87 kg nel 2015.
Inoltre il piano di sanzioni finanziarie ha stimolato il riciclo, facendone aumentare i tassi dal 2% al 57%. Se Taipei City ha adottato il programma per prima, in tutta Taiwan si sta riscontrando una tendenza analoga. Grazie ai programmi Payt ed Epr Taipei vanta un tasso di riciclo del 56%, il più alto di Taiwan.
Oggi a Taiwan si inceneriscono meno rifiuti rispetto al 2000, nonostante si sia verificato un picco nel 2007. Di fatto molti inceneritori presenti sull’isola lavorano ben al di sotto della loro capacità. L’utilizzo di discariche, che un tempo minacciavano di coprire l’intera isola, è diminuito del 98%. Oggi Taiwan produce più rifiuti riciclabili che inutilizzabili e ha compiuto un notevole progresso verso una “società senza rifiuti”.
Attualmente Taipei ha approvato una normativa per bandire totalmente i sacchetti di plastica monouso e le cannucce di plastica monouso per le bibite. Come hanno risolto il problema dei sacchetti? Semplicemente distribuendo sacchi per la spazzatura regolamentari ai negozi, così che i cittadini che dimenticano di portarsi una borsa riutilizzabile comprino un sacco per la spazzatura riutilizzabile per lo smaltimento dei loro rifiuti non riciclabili.
Nel complesso da Taipei viene una chiara lezione: imporre delle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti e sviluppare un piano Epr fa diminuire la produzione di scarti, favorisce la creazione di infrastrutture e fa aumentare il tasso di riciclo. Il risultato è che Taiwan ha creato un’industria del riciclo con un giro d’affari multi miliardario ripulendo al contempo le strade.
Taiwan ci ha dimostrato che, dovendo rispondere all’aumento della produzione di rifiuti, esiste il potenziale per sviluppare politiche efficaci per la loro gestione.