Nel foyer del Teatro del Maggio Fiorentino a Firenze sono in esposizione fino al 23 Gennaio le trenta opere vincitrici del concorso “Arte, bellezza e sostenibilità ambientale”. La mostra “Second Life- Tutto torna” è promossa da Alia Servizi Ambientali, l’azienda che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti nelle province di Firenze, Prato e Pistoia.
Arte, sostenibilità e il principio delle 4R
Quando il gioco si fa duro… tutti si mettono a giocare. Così oggi anche l’arte è stata chiamata a confrontarsi con il tema della sostenibilità. Alia servizi ambientali, azienda che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, nell’autunno del 2021 ha lanciato una call rivolta a giovani con meno di 29 anni per portare sulla scena artistica opere nuove che raccontassero il tema caldo del momento. Il leitmotiv del concorso era basato su uno dei principi fondamentali del pensiero sostenibile: il principio delle 4 R. Riduzione, recupero, riuso e riciclo sono infatti le azioni basilari per evitare che i materiali diventino rifiuto e che seguano quel processo lineare che li porta dritti alla discarica.
Le risposte sono arrivate e in abbondanza. Più di cento giovani hanno partecipato al concorso, inviando opere dalle diverse forme e fattezze: c’è chi si è cimentato con la pittura o con disegni digitali, chi con la realizzazione di brevi video o con la fotografia e chi con la scultura, realizzando installazioni con materiali eterogenei. In quest’ultimo caso c’è chi ha assemblato vetri, chi stracci e buste di plastiche, chi ha usato tessuti e chi il sapone di Marsiglia. Le idee arrivate nelle mani della giuria erano molte, ma solo trenta sono state selezionate per essere esposte all’interno di una mostra itinerante tra Firenze, Prato e Pistoia.
La prima location scelta è stata Firenze, dove la mostra rimarrà nel foyer del Teatro Maggio fiorentino fino al 23 Gennaio. Le tre opere selezionate come vincitrici toccano temi differenti e sono altresì state realizzate con tecniche distinte. Il primo premio è stato assegnato a “No one should die for fashion”, opera creata da Mariarita Ferronetti attraverso il ricamo su tessuti, che vuole essere una critica nei confronti della filiera del fast fashion. Al secondo posto c’è “Sub respiro”, di Miriana Di Martino, un progetto video focalizzato sull'impatto degli imballaggi in plastica nell'ambiente marino. Il terzo, invece, è “Tensioni attive” di Alice Bertolasi, una ricerca sull’uso dei materiali, realizzato attraverso reazioni chimiche tra diversi oggetti, tra cui sapone di Marsiglia e una lampadina fulminata.
Sub Respiro, Miriana Di Martino
L’opera vincitrice: ricamare dati contro la fast fashion
La vincitrice Mariarita Ferronetti, che studia scultura all’Accademia di belle arti di Napoli, ha voluto concentrare la sua attenzione sul tema del fast fashion. “No one should die for fashion”, infatti, propone una critica alle aziende produttrici di capi d’abbigliamento cheap, capi fabbricati non solo attraverso l’utilizzo di enormi quantitativi di acqua e materia prime, ma anche tramite lo sfruttamento dei lavoratori. L’opera si riferisce in particolare al disastroso incidente avvenuto il 24 Aprile 2013 a Dacca, dove l’edificio Rana Plaza crollò causando la morte di 1134 persone che lavoravano per alcuni dei più diffusi marchi d’abbigliamento fast (tra cui Bennetton, C&A, Mango e altri ancora). “Su alcuni capi della collezione dello stesso anno del crollo del Rana Palza e provenienti da quella stessa zona ho ricamato a mano una lista di dati che per me rappresentano il fenomeno della moda fast fashion. La pratica del ricamo è stata un modo per avvicinarmi ai lavoratori - racconta la giovane artista – Con il tempo si è instaurata una sorta di riverenza e connessione nei confronti dell’abito in sé e della fatica con la quale è stato prodotto, come se si trattasse di una reliquia dell'incidente. Nella mia opera il capo d’abbigliamento fabbricato dal lavoratore a noi sconosciuto diventa il mezzo di comunicazione attraverso il quale mi sono fatta portavoce di uno sfruttamento umano e ambientale.”
La chiamata all’arte è un altro passo verso una maggiore sensibilizzazione delle persone ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Da questo concorso si può notare come i giovani, invitati a misurarsi con le questioni più rilevanti di questi giorni, sono disposti a scendere in prima linea per denunciare l’urgenza e la necessità dell’azione. È insieme a loro che, con creatività e passione, bisogna costruire un futuro più sostenibile.
Nell'immagine: "No one should die for fashion” di Mariarita Ferronetti