Per esempio: la situazione toilette nelle stazioni. Ho già toccato, credo addirittura nella prima rubrica, il tema “utilizzo dell’urina”. Qui ci ritorno a partire da un interrogativo al quale bisogna dare una risposta. Nelle grandi stazioni ferroviarie italiane – fra l’altro profondamente ristrutturate negli ultimi anni – c’è una sola location dedicata ai servizi. Stiamo parlando di strutture, le stazioni, nelle quali passano in un giorno fino a un paio di centinaia di migliaia di persone. Non solo: molte di queste attendono coincidenze anche per un paio d’ore. E allora? Niente, i progettisti hanno deciso che si può evacuare solo raggiungendo, con tutti i bagagli, servizi igienici che possono essere collocati (si veda Roma e Milano) anche a 800 metri di distanza, scendendo e salendo scale, più o meno mobili. Non basta: poiché la toilette si paga, c’è anche un cancelletto con porte automatiche scorrevoli, che va oltrepassato con tutti i bagagli, bagagli che poi ci si porta anche in prossimità del sanitario.
Ora, poiché l’aggiunta di servizi è uno scenario che non appartiene agli eventi possibili, si potrebbe introdurre un escamotage con una proposta di toilette autonome – ovvero sganciate dalla rete fognaria – nelle quali l’urina potrebbe essere raccolta invitando viaggiatori e viaggiatrici a contribuire a un grande progetto di sostenibilità e circolarità. Perché con l’urina, e qui non mi dilungo, si possono fare un sacco di cose interessanti. Quindi: una quarantina di metri quadri, con una quindicina di toilette, e un piccolo box con operatori (cooperative o consorzi per il riciclaggio) che promuovono il messaggio.
E chissà, si potrebbe fare anche di più. In ognuna dei queste grandi stazioni c’è una farmacia. Si conferisca a ogni singola farmacia la possibilità – andrebbe incentivata con vantaggi sui costi per i gestori – di aprire un servizio di analisi per tracce di sangue occulto nelle feci (ormai è una prassi delle Regioni da un certo numero di anni) e, ovviamente, di analisi delle urine.
In questa direzione si aggiungerebbero, insomma, due servizi all’unico attualmente esistente.
Trovandomi nel contesto ferroviario, mi si consenta una breve osservazione che non si innesta sui temi della sostenibilità. Nei nuovi Etr 1000, entrati in funzione da poco sull’alta velocità, la presa elettrica è collocata sotto ogni sedile. Sull’Etr 500 è di fronte, sotto i tavolini. Le nuove prese, quindi, non si vedono, né ci si può sdraiare sul pavimento perché i tavolini non danno spazio per questa manovra. Quindi i fori in cui inserire la spina non sono visibili. Circola voce che su alcune tratte si facciano vivi bambini e bambine che, per pochi euro, riescono a infilarsi sotto i tavoli, ma è indubbio che si tratti di spregevole sfruttamento di lavoro minorile perché, lo sappiamo, dietro queste cose c’è sempre un adulto che li sfrutta. Non voglio pensare che ci si trovi di fronte a una iniziativa di Trenitalia per diminuire le criticità di bilancio.