Che si tratti di cucine, bagni o uffici, anche il settore dell'arredo ha un impatto ambientale che si estende lungo tutta la catena di produzione e consumo. Quest’industria è infatti responsabile dell'abbattimento di foreste per la produzione di legno, dell'uso intensivo di risorse energetiche e idriche durante la manifattura, e di un ampio impiego di sostanze chimiche come vernici, colle e resine. Tutti processi che portano a elevate emissioni di anidride carbonica e altri gas serra, contribuendo al cambiamento climatico.

Inoltre, la rapida obsolescenza e la scarsa riciclabilità dei mobili generano un'enorme quantità di rifiuti solidi: secondo l’Environmental Protection Agency (EPA), nel 2018, negli Stati Uniti sono stati smaltiti oltre 12 milioni di tonnellate di mobili e arredi, di cui più dell'80% è finito in discarica. Dati in aumento rispetto ai 2,2 milioni di tonnellate del 1960, che evidenziano una tendenza crescente verso l'uso di arredi usa e getta – sì, oltre che di fast fashion, si può parlare anche di fast forniture − con gravi conseguenze per l'ambiente.

Tuttavia, questo non significa che all’interno dell’industria dell’arredo non ci siano aziende impegnate nel mitigare questo impatto ambientale. Molte stanno adottando pratiche più sostenibili, dall’efficientamento energetico alla riparazione e al riuso, così come l’'utilizzo di legname proveniente da foreste certificate FSC (Forest Stewardship Council) o di materiale da fonti riciclate, anche per la plastica. Un altro esempio, di cui non si sente però parlare spesso, riguarda la pietra ingegnerizzata.

Che cos’è la pietra ingegnerizzata

Diffusasi in commercio a partire dagli anni Ottanta, la pietra ingegnerizzata è un materiale composito realizzato attraverso una miscela di pietrisco, spesso proveniente da scarti di produzione o da materiali riciclati, e resine polimeriche. La combinazione di questi elementi consente di ottenere una superficie resistente agli urti, agli agenti chimici e alle macchie, quindi particolarmente adatta per piani cucina, top bagno, rivestimenti di pareti e pavimenti. La principale caratteristica distintiva della pietra ingegnerizzata è la sua capacità di essere modellata e colorata per adattarsi a una vasta gamma di applicazioni e stili architettonici.

In Italia la prima azienda a distribuire la pietra ingegnerizzata fu Scapin Group. Fondata in Veneto nel 1981 da Domenico Luigi Scapin, nelle fasi iniziali Scapin Group si specializzò sulla lavorazione della pietra naturale. Già alla fine degli anni Novanta il gruppo decise però di puntare anche sulla pietra ingegnerizzata, in particolare sul quarzo tecnico. Con l’acquisizione nel 2010 di uno stabilimento produttivo a Magdeburgo, in Germania, nacque quindi il brand Quartzforms.

Si può rendere più sostenibile la pietra ingegnerizzata?

Attraverso la nuova gamma di superfici Ecotone Scapin Group ha dichiarato di aver cercato di aggiungere valore alla pietra ingegnerizzata in termini di sostenibilità, senza alterare le caratteristiche fondamentali del materiale. La nuova tipologia di lastre – si legge in un comunicato diffuso dall’azienda – “è realizzata con componenti riciclati, resina derivata da biocompound e con un contenuto di silice cristallina inferiore al 5% che, attraverso la più evoluta tecnologia applicata al quarzo, offre un’alternativa a basso impatto ambientale mantenendo performance tecniche come la resistenza a urti, graffi, macchie e sostanze acide”.

Per Scapin Group, attraverso Ecotone, la sostenibilità viene declinata in tre punti. Il primo è la riduzione dell’impronta carbonica, “attraverso un minor utilizzo di risorse derivate da petrolio e fonti fossili”. Segue l’economia circolare, grazie all’utilizzo di componenti riciclati. Infine, la sostenibilità sociale, “grazie alla presenza di una percentuale minima di silice cristallina che rende più salubre la lavorazione del materiale guardando quindi al benessere degli operatori”. La produzione delle lastre Ecotone – fa sapere l’azienda − “sfrutta inoltre per il 60% energia di origine eolica e prevede il riciclo dell’acqua utilizzata”.

Negli ultimi anni, oltre al quarzo ingegnerizzato, è stato introdotto sul mercato un nuovo materiale ecocompatibile che utilizza pietrisco legato a bottiglie di plastica riciclate per creare superfici temperate. Innovative Stone Technologies (INNSTECH), con sede nei Paesi Bassi, ha sviluppato questo materiale brevettato attraverso il progetto Sustonable. Rispetto alle superfici tradizionali in pietra ingegnerizzata, il prodotto pesa circa un terzo in meno e utilizza solo la metà delle materie prime. Nonostante ciò – stando alle dichiarazioni dell’azienda − mantiene le caratteristiche estetiche, tattili e funzionali delle superfici in pietra composita. L'uso di bottiglie di plastica riciclate renderebbe anche il processo di produzione più economico e sostenibile.

 

Immagini: Scapin Group