Questo progetto quando mi è stato raccontato la prima volta, parecchi mesi fa, da Davide Crippa mi ha entusiasmato. E mi sono detta: “Strano che non ci abbia già pensato qualcuno!” Perché il suo principio ispiratore è logico e immediato.
Di fatto si parte dalla considerazione elementare che musei e sedi espositive continuamente producono, direttamente e non, allestimenti per mostre temporanee. Questi ultimi che fine fanno quando, dopo tre giorni o tre settimane o tre mesi, l’esposizione finisce?
Le società di allestimento, incaricate di produrli, non riescono a riutilizzarli sempre (immagazzinandoli e adattandoli). Spesso non hanno neppure spazi adeguati dove allocarli e questo vale anche per le sedi espositive. Ma se nascesse un hub in grado di organizzarli per tipologia, dimensioni, materiali e funzioni, molti elementi potrebbero trovare nuova vita grazie al riutilizzo, talvolta preceduto da qualche intervento di riparazione e adattamento.
A questo ha pensato Non Si Butta Via Niente, startup innovativa e società benefit - nata dal programma d’incubazione “Innovamusei” di Cariplo Factory e vincitrice del bando omonimo promosso da Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo – che ha lanciato la prima piattaforma di sharing / noleggio di allestimenti e di giacenze museali.
Dalla Triennale di Milano ai musei d’Italia, non si butta via niente
La Triennale di Milano ne ha condiviso per prima gli obiettivi e le strategie di progetto diventando partner. La Triennale, infatti, doterà la piattaforma di sharing di numerosi e prestigiosi allestimenti, spesso progettati da autori di chiara fama che finirebbero nel limbo dell'inutilità come "rifiuti speciali", condividendoli e mettendoli a sistema, ora disponibili per un riutilizzo "su misura" da parte di altre realtà museali.
Ma molti altri musei e poli espositivi lombardi hanno già aderito (mentre scrivo sono già venti) per noleggiare prestissimo materiali ed elementi grazie a questa piattaforma che si annuncia ben popolata.
Per il primo anno l’hub è aperto solo ai lombardi, dal secondo anno alle regioni limitrofe e dal terzo anno a tutto il territorio nazionale.
Sul portale Non si butta via niente, attivo da giugno, i musei interessati aderiranno in modalità small, medium, large (a loro scelta) che corrispondono a fee diverse, crescenti in base alla taglia scelta, e che genereranno ricavi di conseguenza crescenti.
Il lavoro di adattamento richiesto per alcuni allestimenti o altri servizi aggiuntivi è a cura della startup, in collaborazione con Design Differente, basata a Milano, ma solo per ora; in seguito altre succursali nasceranno sui territori proprio per coprire esigenze geograficamente dislocate.
E il sito renderà disponibile anche altre sorprese, quali un manuale per allestimenti sostenibili (curiosità del passato, accorgimenti utili per il presente, eccetera) curato e pensato da Davide Crippa e realizzato con gli studenti Iuav e workshop per bambini nei musei tesi a progettare e realizzare con tecniche semplici degli item da mettere anche in mostra.
Per una filiera culturale più verde e circolare
E quando il CAM del Ministero della Transizione Ecologica sugli eventi da organizzare a cura delle stazioni appaltanti pubbliche verrà approvato e diventerà obbligatorio (atteso per il 2022) quasi senz’altro conterrà indicazioni specifiche anche sugli allestimenti, come ci anticipa il progetto Life GreenFest terminato nel 2021 e già sperimentato in alcune città (vedasi per esempio il disciplinare approvato dal comune di Bergamo).
Ma anche le linee guida per la transizione digitale e verde del settore culturale e creativo, anticipate un anno fa, si muovono nello stesso tracciato. Ci sono ben 155 milioni di euro in bandi destinati alle organizzazioni profit e non profit del settore, da selezionare entro il 31 dicembre 2023 e la comunicazione del 6 maggio palesa l’orientamento: “Sostenere la ripresa delle attività culturali incoraggiando l’innovazione e l’uso della tecnologia digitale in tutta la catena del valore; favorire l’approccio verde in tutta la filiera culturale e creativa”. Infatti sono quattro gli obiettivi chiave posti dal bando, due in ottica digitale e due in ottica ecologica: miglioramento dell’ecosistema culturale incoraggiando la cooperazione, sostentamento finanziario della produzione attraverso l’innovazione digitale, riduzione dell’impatto ecologico degli eventi e promozione di una ECO-progettazione.
In sostanza il tema è caldissimo. Ne è prova persino l’attenzione con cui FederlegnoArredo ha annunciato pochi mesi fa il prossimo Salone del Mobile specificando che un vademecum informativo è stato fornito a marchi e allestitori proprio per orientarsi su materiali e tecniche che limitino al massimo l’impatto sull’ambiente degli stand.
#Nonsibuttavianiente e speriamo sempre in meglio.
Immagine: Michal Matlon (Unsplash)