L’utilizzo di fonti rinnovabili di energia richiede l’impiego di risorse limitate, condizioni non abbondanti e costi certamente non bassi: per queste ragioni vanno utilizzate con sobrietà, efficienza, senza mai trascurare la priorità del risparmio energetico. L’impiego di fonti energetiche rinnovabili deve crescere per mitigare la grave crisi climatica globale in atto sostituendo l’impiego di combustibili fossili. Questa sostituzione è oggi motivata non tanto, né principalmente, dalla scarsità dei combustibili fossili: la disponibilità limitata ha un peso per il petrolio e il suo prezzo atteso come crescente, ma non sembra incidere sul gas (anche per il recente aumento delle disponibilità di shale gas) né sul carbone le cui riserve sono ancora molto consistenti. L’urgenza della sostituzione dell’impiego di combustibili fossili deriva principalmente da ragioni ambientali: dalla necessità di ridurre le emissioni di CO2, il principale gas di serra. Ma anche la necessità ambientale dell’impiego di fonti energetiche rinnovabili non ci dovrebbe portare a trascurare i possibili impatti ambientali degli impianti e della produzione di elettricità e calore da fonte rinnovabile e di biocarburanti. Senza nulla concedere a interessi corporativi e ad allarmismi tecnicamente non fondati, avendo ben presente l’importanza di analisi e valutazioni bilanciate dei benefici e dei costi ecologici, dovremmo tuttavia avere ben presente che l’ottimo fine – la produzione di energia rinnovabile – non giustifica il ricorso a qualunque mezzo, ma che i mezzi disponibili sono limitati dalle necessità di cura dell’ambiente: risorsa preziosa e particolarmente scarsa. L’energia idroelettrica è preziosa, ma anche i corsi d’acqua sono ecosistemi importanti e richiedono portate d’acqua adeguate e flussi ininterrotti. C’è ampio spazio per pannelli solari e pale eoliche senza danneggiare né paesaggi di pregio, né aree agricole coltivate. Anche la provenienza e le modalità di produzione dei biocarburanti richiedono grande attenzione: per produrre olio di palma è stata distrutta gran parte della foresta tropicale dell’Indonesia e l’espansione della produzione di etanolo da canna da zucchero in Brasile continua a ridurre la Foresta Amazzonica.
Queste considerazioni, consolidate, sulle fonti rinnovabili di energia vanno tenute presenti anche quando si affronta il tema delle materie rinnovabili, valorizzandone sì i vantaggi ambientali e i potenziali di sviluppo, ma avendo presenti anche limiti e cautele, evitando enfasi ecologicamente poco fondate. Tipo la definizione di materie rinnovabili come “giacimenti inesauribili”. Le materie rinnovabili sono fra i servizi ecosistemici assicurati dal capitale naturale e come tali non sono affatto inesauribili, ma incontrano almeno due limiti: il primo deriva dalla limitata capacità di rinnovo e di resilienza del capitale naturale; il secondo dalla necessità di mantenere altri servizi ecosistemici. Facciamo l’esempio di uno dei principali materiali rinnovabili: il legno. È vero che gli alberi crescono e che, se tagliati, possono ricrescere e/o essere ripiantati, ma non tutti, non ovunque, non in tutti i terreni e, in genere, non in tempi brevi. I boschi e le foreste, inoltre, non forniscono solo legno, ma molti altri – spesso più importanti – servizi ecosistemici: per la biodiversità, il clima, l’aria, l’assetto idrogeologico, paesistici, culturali, ricreativi. Quindi il prelievo e l’utilizzo di questa importante materia – il legno – richiedono attenzione e rispetto dei criteri di sostenibilità ecologica anche se è una materia rinnovabile. Senza mai trascurare un altro servizio ecosistemico prioritario assicurato dal suolo fertile: quello della produzione agroalimentare. Anche in questo caso occorre prestare attenzione ai meccanismi, non regolati, del mercato globale che possono rendere più conveniente impiegare il granoturco per riempire i serbatoi dei Suv anziché le pance di milioni di persone affamate e sottonutrite, provocando, per esempio, un rialzo dei prezzi del granoturco per impiego alimentare con la concorrenza del suo utilizzo industriale. E come si fa a evitare localmente questo rischio, visto che pare così difficile regolare il mercato globale? Eliminando, o quando non è possibile, almeno puntando a minimizzare, l’utilizzo di materiali rinnovabili costituiti da prodotti agroalimentari, per impieghi industriali ed evitando di destinare terreni coltivati per produzioni agroalimentari alla produzione di materiali rinnovabili per usi industriali. E come si fa ad assicurare lo sviluppo della produzione e dell’impiego industriale di materie rinnovabili? Con buone pratiche e buone tecnologie già disponibili, valorizzando e rivitalizzando, con tecniche e coltivazioni adeguate, vaste aree marginali non coltivate e di non particolare pregio ecologico, riciclando una vasta tipologia di scarti e rifiuti biodegradabili che spesso vengono sprecati o smaltiti in malo modo.