La città con zero rifiuti. Non è il titolo di un romanzo d’utopia, né una chimera arroccata fra le valli del nord Europa. È piuttosto il traguardo lontano, ma non impossibile da raggiungere, a cui ogni piccolo o grande abitato dovrebbe puntare. E noi italiani non siamo così lontani come potremmo pensare, visto che uno dei soli tre comuni certificati come “zero waste” in Europa si trova proprio in Italia.
Stiamo parlando di Capannori, in Toscana, più precisamente a Sud della provincia di Lucca. Un comune che ha alle spalle una storia di sostenibilità lunga 15 anni e che questo mese è stato certificato come prima città Zero Rifiuti d’Italia, nonché terza d’Europa, dopo le municipalità slovene di Bled e Gorje.
La certificazione è stata ottenuta secondo lo standard di Zero Waste Cities di MiZA (Mission Zero Academy), supportato dall’organizzazione no-profit Zero Waste Italy, con una valutazione di 4 punti su 5, ovvero il risultato più alto raggiunto finora dai comuni certificati.
Ma cos’è esattamente una città “zero waste”? In che modo un comune può valutare e limitare il suo impatto climatico? E quante città al momento, in Italia come in Europa, hanno intrapreso il percorso per raggiungere questo traguardo?
Zero rifiuti: i numeri italiani oltre l’utopia
46 272 abitanti distribuiti su 156,60 chilometri quadrati. Per molto tempo nota come uno dei comuni rurali più vasti d’Italia, dal 2022 Capannori verrà ricordata come la città italiana più virtuosa in materia di riciclo di rifiuti. La prima, per l’esattezza, ad essere stata certificata come città “zero rifiuti” secondo lo standard europeo Zero Waste Cities.
Il percorso di Capannori per arrivare a questo traguardo inizia da lontano, più precisamente 15 anni fa con l’avvio del Centro di Ricerca Rifiuti Zero e con l’accoglienza di uno stile di vita mirato a ridurre quasi del tutto gli sprechi e gli scarti. Filosofia ben accolta dalla comunità che, nel tempo, ha perfezionato la strategia di gestione del ciclo dei rifiuti.
Un modello efficace e replicabile che, nel tempo, ha spianato la strada a molte altre città italiane da Nord a Sud. Nonostante le difficoltà dettate dalla Pandemia, infatti, negli ultimi due anni si sono moltiplicate le città interessate alla circolarità dei rifiuti. Tanto che, alla fine del 2021, l’Italia si è confermata il Paese con il più alto numero di comuni partecipanti al progetto Zero Waste Cities: oltre 320 città.
Ma veniamo ai numeri di Capannori. I risultati della cittadina toscana sono impressionanti e stimolanti, si è infatti toccato il 81,86% del tasso di raccolta differenziata, molto oltre la media europea che si attesta invece intorno al 48%. E i rifiuti residui pro capite hanno raggiunto in totale i 59 kg, circa il 60% in meno della media italiana.
L’esperienza locale in un modello globale
Per dirlo con le parole Luca Menesini, primo cittadino di Capannori, le percentuali toccate sono "la conferma che, puntando sulla tutela dell'ambiente, restituendo i rifiuti come risorsa a nuova vita ed evitando l'incenerimento, siamo sulla strada giusta per un'economia circolare che garantisca un futuro di qualità alle nuove generazioni”.
La rete delle città a rifiuti zero “è iniziata con Capannori e da allora ha ispirato centinaia di città europee, fungendo da punto di partenza per la nostra certificazione di Città a Rifiuti Zero”, ha ricordato Kaisa Karjalainen, responsabile di Mission Zero Academy, che ha aggiunto:. “Siamo sicuri che ancora una volta serviranno da ispirazione per altre città in Italia e non solo".
Sì, perché il comune toscano è da considerarsi a tutti gli effetti un’eccellenza locale da replicare a livello globale. Leader europeo nella gestione dei rifiuti e nell'economia circolare, negli ultimi quindici anni Capannori ha messo in atto un'ampia gamma di misure di prevenzione, riutilizzo e riciclo e ha creato una strategia di miglioramento dedicata, coinvolgendo sia i cittadini sia gli attori privati sul territorio.
“Questa certificazione è il modo migliore per celebrare l'anniversario del nostro impegno per i rifiuti zero e per portare avanti la storia dal basso iniziata con la sconfitta di un inceneritore. Rifiuti zero è possibile e necessario per una rivoluzione ecologica", ha sottolineato Rossano Ercolini, Presidente di Zero Waste Italy e Zero Waste Europe.
Dopo il riconoscimento di MiZA, il Comune effettuerà annualmente dei miglioramenti per monitorare e potenziare i risultati raggiunti, che saranno sottoposti a nuove ispezioni ogni tre anni. Il tutto per confermare lo stato certificato e, ovviamente, cercare di salire di livello raggiungendo il massimo di 5 punti previsto dalla certificazione.
Zero Waste certificato
La certificazione Zero Waste Cities è uno standard di certificazione europeo valutato da enti esterni, ideato e sviluppato dall'organizzazione non governativa Mission Zero Academy e promosso da Zero Waste Europe. In Italia il progetto è supportato dalla no-profit locale Zero Waste Italy.
L’obiettivo della certificazione è quello di accompagnare per mano le città europee e di accelerare la loro transizione verso un’economia circolare e a rifiuti zero.
Questo ambizioso e solido standard si sviluppa attorno a un sistema di criteri obbligatori e a punti, e si articola sostanzialmente in cinque fasi: la manifestazione di interesse da parte del comune, la successiva acquisizione di status di città candidata, l’attuazione e l’implementazione di una strategia in massimo due anni, l’ottenimento della certificazione (al momento solo tre città in Europa hanno raggiunto questa fase) e, infine, i miglioramenti e le verifiche annuali (come farà Capannori).
Navigando sulla mappa della piattaforma è possibile individuare quante e quali città per ciascun Paese si sono candidate e quante hanno già intrapreso il percorso per ottenere la certificazione. E lo Stivale, come vedrete, primeggia a colpo d’occhio.
Immagine: ©ZeroWaste