Gli sforzi dell’Indonesia per ridurre la propria dipendenza dal carbone rischiano di produrre un aumento della deforestazione. Lo sostiene uno studio a cura del think tank ambientalista Trend Asia. L’obiettivo di fondo – ridimensionare il peso della fonte fossile più inquinante, traguardo peraltro non ancora raggiunto – appare ovviamente condivisibile. A suscitare molta perplessità, tuttavia, è il piano del governo che prevede un incremento dell’utilizzo di biomassa legnosa.
La crescente domanda di quest’ultima, nota infatti l’organizzazione con sede a Jakarta, metterebbe a rischio “più di un milione di ettari di foresta pluviale” generando contemporaneamente “massicce emissioni nette di carbonio”. Il risparmio delle emissioni derivante dal ridotto uso del carbone, in altre parole, sarebbe reso vano dal conseguente calo del sequestro della CO2 da parte delle piante e del suolo.
I numeri, dalla biomassa alla deforestazione
Il governo indonesiano, ricorda lo studio, prevede di incrementare di circa 9 milioni di tonnellate l’impiego di biomassa nelle centrali a carbone. Secondo Trend Asia, tuttavia, si tratta di una stima errata visto che il quantitativo necessario per raggiungere questo obiettivo si aggirerebbe attorno ai 10,2 milioni di tonnellate che richiederebbero lo sfruttamento di 2,33 milioni di ettari di suolo.
“Quasi la metà di questi terreni dovrebbe essere di nuova costituzione”, scrive la ONG statunitense Mongabay. Che aggiunge: “Il che in molti casi significa disboscare foreste per piantare alberi di acacia e di eucalipto (da cui ricavare la biomassa da bruciare, ndr), dato che l’attuale produzione annuale di pellet di legno in Indonesia è inferiore a 1 milione di tonnellate”.
Secondo Meike Inda Erlina, attivista per le energie rinnovabili di Trend Asia, la deforestazione che ne deriverebbe comporterebbe un’enorme perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici. Due elementi chiave per la sopravvivenza delle comunità locali “che lo Stato non può ripagare”.
Emissioni in crescita
A conti fatti, scrive ancora Mongabay, le emissioni di anidride carbonica associate alla deforestazione “supererebbero di gran lunga” le riduzioni ottenute con il taglio al consumo di carbone. Al cuore del problema si colloca la strategia della co-combustione che unisce combustibili meno impattanti come la biomassa con il carbone per la produzione di elettricità.
L’impiego della strategia, con conseguente riduzione del 10% del carbone nelle 52 maggiori centrali del Paese dovrebbe determinare secondo i piani del governo un calo delle emissioni pari a 1 milione di tonnellate di CO2 equivalente. “Ma il costo per raggiungere questo obiettivo – la deforestazione per far posto alle piantagioni di acacia ed eucalipto – comporterebbe emissioni di anidride carbonica comprese tra 469 e 489 milioni di tonnellate”. Quasi cinquecento volte tanto, insomma.
La biomassa non frena l’uso del carbone in Indonesia
Come se non bastasse il governo continua a puntare sulle centrali a carbone incrementandone la capacità complessiva di generazione elettrica. Il risultato è che l’impiego della fonte più inquinante è destinato ad aumentare, cosa che peraltro sta già avvenendo. Se è vero che dal 2020 al 2021 la quantità di biomassa utilizzata per la co-combustione è passata da circa 9.700 a oltre 280mila tonnellate, è altrettanto evidente come questa espansione non si sia tradotta in un calo del carbone impiegato. Il cui ammontare è salito nello stesso periodo da 66,7 a 68,5 milioni di tonnellate.
La deforestazione è un problema di lungo periodo
Negli ultimi 20 anni l’Indonesia ha conosciuto un vero e proprio boom economico basato ampiamente sullo sfruttamento delle risorse naturali. I costi generati, però, sono stati enormi. Secondo le stime di Global Forest Watch, un progetto dell’organizzazione no profit World Resources Institute di Washington, dal 2002 al 2021 il Paese ha perso 9,95 milioni di ettari di foresta primaria, pari all’11% circa del totale.
Nel 2010, il governo della Norvegia aveva siglato un accordo con Giacarta per incentivare la lotta alla deforestazione. L’intesa, raggiunta nell’ambito del meccanismo REDD+ delle Nazioni Unite, impegnava Oslo a finanziare con un miliardo di dollari gli sforzi della nazione asiatica nella mitigazione del clima. Circa un anno fa il contratto è stato stralciato.
Le autorità indonesiane hanno precisato che la fine dell’intesa non avrebbe intaccato l’impegno dell’esecutivo nel taglio delle emissioni. Una rassicurazione che non ha convinto gli ambientalisti. Secondo il direttore della campagna di conservazione forestale di Greenpeace in Indonesia, Kiki Taufik, in particolare, la cancellazione dell’accordo non sarebbe altro che il preludio a un allentamento dei controlli sul disboscamento.
Image: Souro Souvik (Unsplash)