I sondaggi dei primi di marzo raccontano la grande forza politica che stanno acquisendo partiti ultra nazionalisti, sovranisti e in alcuni casi apertamente nazi-fascisti. Dal gruppo di Visengrad alla Lega Nord italiana, dal partito Legge e Giustizia di JarosÅ�aw KaczyÅ�ski al Front National di Marine Le Pen l’asse europea di coloro che sono antitetici all’integrazione, all’innovazione, all’economia circolare, alla lotta per il clima, alla parità di genere, guadagna consensi.
Dall’altra parte dell’Atlantico invece una nuova campagna politica lanciata da Sunrise Movement e Justice Democrats, due gruppi di pressione politica, e dalla neo-congress woman AOC, Alexandria Ocasio-Cortez basata sul progetto di un Green New Deal ha velocemente consolidato il consenso democratico a sinistra, preparando il terreno politico per le elezioni presidenziali del 2020. Al cuore della proposta la decarbonizzazione dell’economia, puntando a un obbiettivo 100% energia da fonti rinnovabili, promuovere processi di efficientamento e economia circolare, investimenti pesanti in infrastrutture pubbliche per i trasporti, creando nuovo lavoro e realizzando un sistema di tutele crescenti nell’occupazione (oggi fortemente flessibile). Come sostenere economicamente questa transizione? Innanzitutto tassando i super-ricchi con un’aliquota del 70% per redditi superiori ai 10 milioni di dollari. Insomma un mix di azione liberal di mercato, politiche ambientaliste consolidate, e politiche apertamente e orgogliosamente “socialist”, calate nel contesto sociale degli USA 2020.
Potrebbe essere il Green New Deal l’ultima salvezza contro l’avanzata di un Europa disgregata, meno unionista, meno ambientalista, meno agglutinante? Questa rivista ritiene, dal suo osservatorio, che assolutamente sì, un Green New Deal europeo, che unisca democratici, Verdi, forze di sinistra del gruppo GUE/NGL, l’emergente partito paneuropeo Volt, e persino il mondo liberal e popolare moderato che capisce l’urgenza della sfida sul clima e sullo sviluppo sociale nell’Europa degli anni Venti 2.0, sia assolutamente, urgentemente e fondamentalmente necessario. Il rischio è consegnare l’Europa a una schiera di cloni di Trump, altrettanto demenziali (ve lo immaginate Geert Wilders alla commissione Lavoro?) e soprattutto pericolosi. Abbiamo rallentato la decarbonizzazione dell’economia del pianeta con la prima presidenza Trump. Non possiamo permetterci di perdere un ulteriore treno.
Come fare dunque per attivare un GND europeo che renda solidali tutte le forze EU animate da uno spirito ambientalista, dall’equità sociale, dai diritti, da politiche occupazionali innovative, che rendano l’Unione davvero all’avanguardia su green job, economia circolare, decarbonizzazione, inclusione sociale, sicurezza ambientale e infrastrutturale, politiche agricole di rigenerazione del suolo, mobilità sostenibile ed educazione e ricerca? La ricetta quale potrebbe essere? Definire un programma solido, dettagliato e fondato sul confronto intellettuale. Creare una formidabile macchina di raccolta finanziamenti dal basso, sostenuta anche dal mondo associativo e delle fondazioni, che possa incamerare un discreto bottino. Dunque predisporre una campagna di base partendo dai centri minori (anziché fare sempre i convegni nelle capitali) e una potente offensiva mediatica e sui social media, che aggiri la disattenzione sui movimenti ambientali dei grandi media, forte di un programma degno di tale nome e con le giuste risorse economiche. In Europa non esiste una macchina di costruzione del consenso paragonabile a quella progettata dal Sunrise Movement. È arrivato li momento di costruirla.