Da Cali, Colombia - Persi per strada, ignorati tra sottosuolo e superficie, magici nell’apparire e nello sparire, i funghi sono stati dimenticati dal Global Biodiversity Framework e dai lavori di COP16. Funghi, miceti, muffe, lieviti e licheni, un intero regno perso nell’oblio dagli uomini dei grandi negoziati, omessi nei testi onusiani che si limitano a tutelare e ripristinare flora e fauna. Come se queste reti micorriziche non fossero responsabili di assorbire il carbonio nel suolo e in cambio fornire alle piante sostanze nutritive come il fosforo, l'azoto e l'acqua, arma fondamentale per la lotta per il clima e per la biodiversità.
“Al momento nessuno degli obiettivi 30x30 dell’Accordo sulla Biodiversità include i funghi e noi vogliamo che abbiano lo stesso status di piante e animali. Per questo siamo qui a difendere i funghi e a cercare di fornire dati ai governi e ai responsabili politici sulla biodiversità di questi sistemi fungini nel sottosuolo.” A parlare è Toby Kiers, direttrice esecutiva della Society for the Protection of Underground Networks, sicuramente uno dei nomi più evocativi per una ONG di sempre. Da anni SPUN, questo l’acronimo breve per aiutare noi giornalisti, si occupa di portare alla luce ciò che sta all’oscuro.
Lo stand di SPUN nell’affollatissima Blue Zone (il governo colombiano ha evidentemente sottostimato il numero degli accreditati) è costantemente circondato da gente interessatissima a saperne di più, mentre lo stand FAO rimane abbandonato a sé stesso. Questi signori e signore del sottosuolo si occupano di mappare il mondo sotterraneo e classificare gli abitanti del regno dei funghi, capire quali specie vanno conservate, che ruolo giocano nei processi di conservazione. Ma non è una sfida semplice. “Non abbiamo idea di quante specie di funghi si stiano estinguendo perché non sappiamo nemmeno quante specie di funghi ci siano sulla Terra”, spiega Kiers. “Le stime attuali indicano un numero compreso tra 2 e 3 milioni. Sono un intero regno a sé stante, ma sono uno dei regni più sottovalutati, se non il più sottovalutato della Terra”.
Quindi diventa fondamentale ampliare la conoscenza delle specie e la geografia dei miceli per evitare di perdere importanti reti micorriziche, con conseguenze del tutto oscure sulle sorti dell’umanità. E attenzione: non c’è da scherzare con un regno che, secondo alcuni studiosi, bonifica suoli, sequestra un terzo del carbonio prodotto dalle emissioni di combustibili fossili e decompone la plastica e le sostanze chimiche inquinanti. I micologi sostengono che senza i funghi la maggior parte delle piante non sarebbe in grado di vivere al di fuori dell'acqua e quindi la vita sulla Terra come la conosciamo non esisterebbe.
Ora una svolta a COP16 potrebbe arrivare con l’annuncio congiunto di UK e Cile per un impegno per la conservazione fungina atteso per oggi 30 ottobre. Il Pledge for fungal conservation servirà per "il riconoscimento dei funghi come regno della vita indipendente nella legislazione, nelle politiche e negli accordi, al fine di far progredire la loro conservazione e di adottare misure concrete che consentano di mantenere i loro benefici per gli ecosistemi e le persone nel contesto della triplice crisi ambientale. Se questo impegno sarà adottato dalla Convenzione per la Biodiversità nel documento finale di COP16 o nei prossimi negoziati, s’introdurrà una nuova opportunità, un nuovo modo di intendere la biodiversità”, spiega Kiers. “Guardare la natura senza funghi è come cercare di diagnosticare una malattia senza fare un esame del sangue. Sono la base degli ecosistemi.”
Non solo. Nel Global Biodiversity Framework si parla di ripristinare gli ecosistemi. Però spesso l’azione si limita alle grandi specie di superficie. "Ma se non si rivitalizzano i sistemi del suolo con funghi autoctoni, molti progetti di ripristino non hanno successo. Stiamo quindi cercando di fornire dati che permettano alle organizzazioni che fanno rigenerazione di dire: ok, quali sono i tipi di funghi che dobbiamo introdurre in un ecosistema per fermare, ad esempio, il degrado delle praterie? Di recente siamo tornati dal deserto del Gobi, dove abbiamo campionato funghi lungo un transetto fino alla zona interdetta alla Cina, cercando di capire quali funghi sopravvivono ancora in queste condizioni molto dure e possono contribuire al ripristino di questi ecosistemi.”
E allora speriamo che i negoziati sulla biodiversità non scordino il mondo ctonio e il suo regno dimenticato dei fungi. D’altronde ci aveva già avvisati nel 1665 con il Mundus subterraneus, prima opera di geografia sotterranea, Athanasius Kircher: del sottosuolo è fondamentale comprendere le leggi naturali, derivate dall'osservazione, evitando le spiegazioni miracolose, per rivelare davvero chi siamo e che pianeta abitiamo.
Per saperne di più continuate a seguirci: dopo aver coperto nel 2022 i lavori per l’accordo di Montreal Kunming, dal 25 al 2 novembre Materia Rinnovabile sarà a Cali per COP16, unica testata italiana accreditata. La copertura giornalistica è realizzata con il supporto di 3Bee, uniti nel promuovere il progresso delle strategie nazionali per la tutela della biodiversità. Venite a trovarci in sala stampa!
Immagine: Tamas Kolossa