Produrre energia rinnovabile automaticamente iscrive una società nel novero delle circular enterprise. Cosa succede però quando una grande holding del settore energia, che ha deciso di non costruire più centrali a carbone e di puntare tutto sulle rinnovabili, applica la circolarità a ogni ambito del suo business model, dal procurement alla gestione degli asset, dai servizi alla business innovation? Diventa un’impresa circolare al quadrato, verrebbe da scherzare. In realtà per Enel questa è una sfida serissima che sta portando avanti con convinzione, cercando di applicare la CE in ogni sua componente, unità di business e paese di operazione. Non solo all’interno dell’azienda ma ispirando il mondo industriale intorno ad essa. Al punto da aver lanciato con Intesa Sanpaolo nel novembre 2017, l’Alleanza per l’economia circolare. Da promotore ha realizzato un Manifesto per la CE realizzato insieme a Novamont, Costa Crociere, Gruppo Salvatore Ferragamo, Bulgari, Fater e Eataly. E oggi si candida a diventare un modello di circular globale. Materia Rinnovabile ha incontrato negli uffici romani di Enel Luca Meini, Head of Circular Economy and Environmental Strategies per conoscere meglio la strategia dell’azienda per lasciare per sempre il modello industriale lineare.
Quando è nata la visione circular di Enel?
“Sei anni fa abbiamo cessato ogni investimento in energia termoelettrica, concentrando gli investimenti sulle fonti rinnovabili. Poi in linea con il nuovo approccio inclusivo del Gruppo, chiamato Open Power, tre anni fa abbiamo deciso di perseguire una strategia di economia circolare, applicandola non solo alla produzione di energia, ma a ogni ambito di interesse di Enel, articolando i pilastri della circolarità, ovvero input rinnovabili, life-extension, product-as-a-service, sharing e gestione fine vita. L’abbiamo declinata in maniera sistematica sia all’interno delle divisioni, sia a livello di strategia globale di Gruppo. Oggi tutte le divisioni hanno progetti estremamente rilevanti in quest’ambito, misurati usando la nostra metodologia Circul Ability Model.
Uno dei nostri progetti di punta è Futur-e, un progetto di up-cycling riguardante 23 centrali termoelettriche italiane. Impianti che sono stati decommissionati e che stiamo gestendo con una piattaforma integrata attraverso la quale – per queste aree – andremo a trovare nuove destinazioni al di fuori della produzione di energia. Ogni asset rigenerato diventerà un nuovo spazio con funzioni di rilevanza economica e sociale. Uno dei progetti più avanzati riguarda l’ex centrale turbogas di Enel, a Fossoli in provincia di Modena, entrata in funzione nel 1980 e chiusa nel 2013. Quest’impianto, che oggi è stato completamente smantellato, tra meno di un anno rinascerà come innovativo polo logistico del nostro gruppo per il nord Italia. In Italia esistono decine di siti industriali abbandonati e inutilizzati da decine d’anni. Invece noi fin da subito abbiamo gestito queste ex-centrali in un’ottica di creare valore e generare migliaia di posti di lavoro e opportunità per il territorio.
Un progetto altrettanto importante è il processo di misurazione della circolarità dei nostri 8.000 fornitori a livello mondiale: lo stiamo sviluppando per arrivare a misurare la circolarità di tutti i fornitori nell’ottica di avere un’idea chiara degli impatti e di dove si può intervenire per migliorare. Come metrica impieghiamo la piattaforma svedese Epd – Environmental Product Declaration – che definisce la categoria di prodotto e applica una metrica simile all’Lca. Questa misurazione è una base per fare innovazione con il venditore e trovare nuove soluzioni così da rendere tutto il business più sostenibile.
Inoltre Enel-X – la nuova divisione che è nata un anno fa mettendo assieme tutte le business line non legate ai prodotti o alla distribuzione, come auto elettrica, demand-side management, domotica – ha applicato l’approccio circular a tutti i nuovi progetti per renderli quanto più circolari possibile, individuando nuovi modelli di business e di servizi.”
Come misurate le vostre performance generali sulla circular?
“A livello di gruppo abbiamo sviluppato un modello di KPI Circul Ability Model (Key Performance Index) che è stato ripreso anche dal governo italiano nella strategia nazionale e ha avuto un buon riscontro in ambito internazionale. Questo ci è servito per dare un inquadramento complessivo alla tematica che facesse da ombrello a tutte le iniziative e servisse a livello di holding per meglio capire il successo delle tante iniziative aziendali.”
Il fine vita è un tema importante per Enel?
“Assolutamente. Il fine vita dei pannelli fotovoltaici e delle batterie (sia da accumulo sia delle auto elettriche) è una questione su cui Enel sta ragionando molto. Nel mondo questo tema ha un importanza sempre crescente per ragioni sia di sostenibilità ambientale che di sicurezza strategica.
La divisione distribuzione sta invece lavorando sulla sostituzione di 31 milioni di contatori intelligenti, che sarà fatta in ottica circolare senza sprecare materiali e componenti.”
Per trasformare una grande impresa come Enel in un’azienda circolare è servito un management centrale, una società di consulenza, una strategia creata ad hoc?
“Non abbiamo adottato una strategia fatta a tavolino per poi imporla dall’alto. La nostra visione circolar è nata da una serie di spunti diffusi, con il coordinamento e supporto a livello di Holding da parte di Innovation & Sustainability. Via via che il tema si è sviluppato si è poi rafforzato l’aspetto organizzativo. Sono state individuate opportunità di business che fossero di effettivo interesse per le divisioni e quindi si è sviluppata una strategia interna facendo leva sia sulle competenze per specifici progetti impiegando il know how aziendale, sia individuando nuove opportunità che emergevano dall’analisi di prodotti e processi, sia collaborando con tutte le controparti esterne, dalle istituzioni, alle aziende similari, ai centri di ricerca, alle associazioni. Oggi dunque esiste una community fluida e collaborativa, che coinvolge ciascuna Business Unit e ciascuna Country, con un coordinamento a livello di Holding.”
Quale ruolo possono avere le istituzioni sul tema economia circolare?
“Il ruolo delle istituzioni è senz’altro fondamentale perché ci sono numerose normative ancora fortemente legate a una visione dell’economia lineare. In particolare rimane una certa separazione fra settori che di fatto impedisce lo sviluppo di soluzioni circolari nelle quali lo scarto di un settore diventa l’input per un altro, mentre l’economia circolare presuppone una osmosi continua. Serve inoltre sostenere le nuove soluzioni tecnologiche che darebbero tantissimi benefici da un punto di vista di competitività e di impatto ambientale, come l’auto elettrica e l’integrazione con le rinnovabili nelle città.”
Futur-e, corporate.enel.it/it/futur-e