Le attuali evoluzioni nel settore dell’acquacoltura rappresentano un percorso di crescita economica e concrete opportunità per combattere la fame nel mondo, attraverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse provenienti dal mare.
Con l’accento su tale progettualità, la capitale dello Zambia, Lusaka, sarà la protagonista dell’innovazione ittica e dei nuovi processi di produzione sostenibile dell’acquacoltura, grazie all’evento fieristico e convegnistico AFRAQ 2023, che si svolgerà nel Paese dal 13 al 16 novembre 2023.
AFRAQ 2023: lo stato dell’acquacoltura in Africa
L’evento analizzerà le questioni relative allo sviluppo sostenibile in Africa, comprese le ultime ricerche e innovazioni nel mondo dell’acquacoltura. AFRAQ 2023 sarà caratterizzato da un’importante fiera commerciale internazionale, alcuni forum di approfondimento, attività per studenti e giovani innovatori, workshop di formazione per gli imprenditori del mondo ittico e incontri specifici dedicati allo sviluppo dell’acquacoltura in Zambia, con la presentazione delle migliori strategie applicate in tutta l’Africa. Particolare attenzione sarà dedicata alla conferenza internazionale centrata sul tema Catene del valore resilienti nell’economia blu. La conferenza porrà attenzione sulla ricerca, l’innovazione e gli investimenti in acquacoltura in Africa e sono attesi relatori importanti da ogni parte del continente e non solo. Durante l’evento saranno organizzati speciali tour presso alcuni dei più avanzati allevamenti ittici d’acqua dolce; impianti di mangimi, mercati ittici, centri di ricerca e sviluppo e altre strutture di interesse. Sono attesi migliaia di delegati da tutto il mondo per celebrare i risultati ottenuti su tutti gli aspetti dello sviluppo dell’acquacoltura in Africa, ma anche per trovare soluzioni ad alcune delle sfide che ostacolano la crescita del settore e per esplorare nuove opportunità di cooperazione scientifica e commerciale.
Opportunità per un settore ittico più sostenibile
Lo sviluppo dell’acquacoltura in Africa ha rilanciato una fortissima crescita e la cooperazione internazionale consente alle imprese italiane di programmare e sviluppare un potenziale di business estremamente interessante. La sfida per i prossimi anni sarà quella di realizzare impianti che possano rispondere alla crescente domanda di pesce allevato, nel rispetto dell’ambiente, proponendo elevati standard igienico-sanitari e di biosicurezza, avvalendosi di attrezzature e impianti il cui grado tecnologico possa ben adattarsi alla realtà del territorio africano.
L’aumento costante della popolazione genera una crescente domanda di prodotti ittici da parte del mercato interno africano e le condizioni ambientali consentono di ottimizzare la produzione tutto l’anno. Inoltre, la possibilità di utilizzare ampi spazi, sia del sistema idrico interno, per la presenza di grandi laghi e fiumi, nonché di lunghi tratti di costa al momento ancora inesplorati e la disponibilità di manodopera, fanno del continente africano un territorio di grande opportunità di business per il settore ittico. Grazie alle sinergie commerciali e all’efficacia della diplomazia economica si prevedono importanti novità sull’intera filiera ittica africana, a partire dalla produzione dei mangimi e degli avannotti, l’allevamento off-shore e le fasi successive alla pesca o all’acquacoltura, con investimenti europei che possono superare i 25 milioni di euro anche grazie al coinvolgimento di piani governativi e fondi internazionali per lo sviluppo sostenibile. Sinergie economiche utili anche alla crescita delle opportunità di business delle imprese ittiche e della trasformazione italiane.
Acquacoltura per combattere pesca illegale e sfruttamento
Le tematiche ittiche cardine, al centro del dibattito in Africa, sono da ricercare nel ruolo dell’acquacoltura nel contrastare la pesca illegale, il consumo ittico non tracciato e l’innovazione dei processi produttivi legati alla filiera ittica. A tal riguardo, la FAO continua a sostenere i processi innovativi e sostenibili della pesca nel continente africano promuovendo l’adozione da parte dei suoi paesi membri dell’Accordo Internazionale sulle misure dello Stato di approdo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
“La pesca illegale provoca gravi danni all’economia globale, tra i 10 e i 23 miliardi di dollari, e le sue conseguenze minano il modo in cui gli stock ittici vengono gestiti, raddoppiando i motivi di preoccupazione”, ha dichiarato Blaise Kuemlangan, capo del Servizio Giuridico per lo Sviluppo della FAO. “Combattere la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è una priorità fondamentale lungo la costa atlantica dell’Africa dove essa contribuisce ad un sovra-sfruttamento del pescato, con ripercussioni negative per le economie di questi Paesi. Molte zone della regione hanno la volontà di affrontare la pesca illegale, ma richiedono strumenti più efficaci e la comprensione di come possono essere attuati a livello legale, politico e istituzionale”, ha recentemente ribadito Remi Nono Womdim, rappresentante della FAO a Capo Verde.
Un recente articolo pubblicato dalla rivista Frontiers in Marine Science, analizzando i dati della FAO, indaga come l’acquacoltura possa continuare a crescere e a soddisfare la domanda globale di prodotto ittico a partire dal continente africano. Gli autori dell’approfondimento cercano di affrontare la narrazione mediatica dell’acquacoltura e i limiti di tale produzione per il mercato globale e per la lotta alla fame nel mondo. Il continente africano, che sviluppa politiche contro la pesca illegale e contemporaneamente tenta di ottimizzare i processi di acquacoltura, potrebbe divenire la realtà geografica ideale per la sperimentazione dell’innovazione del settore.
Attraverso lo sviluppo dell’acquacoltura, l’obiettivo delle istituzioni politiche ed economiche è quello di garantire un aumento del 20% nella produzione alimentare, una riduzione del 30% nelle importazioni di pesce, una migliore alimentazione delle famiglie e la creazione di posti di lavoro per i giovani interessati alle opportunità della blue economy.
Immagine: Envato Elements