La decima edizione della Biennale di Architettura di Rotterdam (IABR) si è chiusa il 13 novembre nella zona portuale della città. La mostra It's About Time, curata da Derk Loorbach, Véronique Patteeuw, Léa-Catherine Szacka e Peter Veenstra, allude alla pressione temporale sempre più forte con cui stiamo cercando di contrastare gli effetti del cambiamento climatico e di collegarli ad altre sfide sociali.
A 50 anni dalla pubblicazione del rapporto del Club di Roma sui limiti dello sviluppo, la decima edizione della Biennale di Architettura di Rotterdam fa il punto della situazione, riunendo ricerche storiche (dal 1972 in poi), esempi ispiratori e pratici (nel 2022) e scenari futuri (verso il 2072). Ospitata nel Ferro, un imponente ex deposito di gas naturale nella zona occidentale del porto di Rotterdam, la panoramica offerta dalla mostra dipinge un quadro al tempo stesso preoccupante e speranzoso attraverso il lavoro di architetti, urbanisti, artisti, accademici e paesaggisti che documentano e mappano le cause e le conseguenze del cambiamento climatico. Le loro osservazioni creano un paesaggio contemporaneo che riflette sugli effetti della crisi climatica e invita a rispondere a questa iperrealtà costruita.
Rotta per un futuro vivibile
Mentre il Club di Roma raccomandava di limitare la crescita, la decima edizione della Biennale di Architettura di Rotterdam esplora modi alternativi di crescere. Volendo essere più di un campanello d’allarme, piuttosto che creare una visione del mondo esclusivamente oscura, l’IABR si sforza di mostrare le possibilità reali e speranzose di nuovi percorsi più radicali verso un futuro vivibile: transizioni drastiche e realizzabili che conducono a un mondo giusto ed ecologicamente sano in cui l'architettura e il design del paesaggio danno un contributo prezioso all'umanità, alla natura e al sistema planetario.
Il titolo It's About Time sottolinea l’urgenza dell’azione e si concentra sul tempo e sulla velocità come fattori cruciali nei processi di architettura e di progettazione spaziale e fa appello ai professionisti del settore affinché lavorino efficacemente per risolvere le urgenze socio-ecologiche.
La scenografia stessa di IABR 2022, creata da Richard Venlet, artista di Bruxelles con una lunga esperienza nella progettazione di mostre, è pensata in ottica circolare con un paesaggio espositivo strutturato da materiali industriali riutilizzabili e oggetti monumentali ready-made che permettono un viaggio non lineare attraverso i contenuti esposti.
Tre strategie per la resilienza climatica: Acceleratore, Attivista e Antenato
Come punto di partenza, la Biennale formula tre strategie che i progettisti possono seguire: quelle dell'Acceleratore, dell'Attivista e dell'Antenato. Se l'Acceleratore è efficiente grazie all'uso di tecnologie intelligenti, il progettista Attivista lavora insieme, nel qui e ora, con le comunità locali su progetti dal basso su piccola scala che hanno un grande sostegno sociale nei quartieri e nei distretti. Infine, l’Antenato considera le conseguenze che le scelte progettuali fatte ora o nel passato avranno per le generazioni future. È qui chiaro riferimento al recente volume di Roman Krznaric, L’antenato ideale (in uscita in italiano per Edizioni Ambiente).
I progetti e le pratiche che la Biennale di Architettura di Rotterdam 2022 raccoglie in nome di queste tre strategie sono ambiziosi, spesso frutto di ricerche a lungo termine e ampiamente applicabili. Fra transizioni radicali, prospettive olistiche, esempi di upcycling, sono presenti negli spazi espositivi anche Extinction Rebellion, la Sponge City di Turenscape e Kongjian Yu e l’emblematico The Running Rubble (Macerie in corsa) di Monadnock. Tanti sono i progetti che affrontano le problematiche energetiche dalla De Zonneroute A37 | Solar Highway A37 di Marco Vermeulen all’Holland Hydrogen di Kraaijvanger.
Spicca tra gli altri l'installazione Energies of Repair dei francesi Encore Heureux che utilizza le immagini per esplorare due movimenti del mondo in trasformazione: la minacciosa invivibilità della Terra resa visibile dai dati scientifici contrapposta alle iniziative contemporanee che lavorano per il recupero a diversi livelli. Se all'esterno dell'installazione i visitatori sperimentano un mondo caratterizzato dal crollo della biodiversità, dalla crisi climatica, dall'esaurimento delle risorse, dall'ingiustizia ambientale e dall'inquinamento, l'interno mostra un mondo in via di ricostruzione tra attivismo, riappropriazioni, collaborazioni guidate dai cittadini e strategie low-tech.
Energies of Repair
Água Carioca di OOZE Architects and Urbanists è, invece, un progetto di ricerca e design che analizza il potenziale di una gestione naturale, autosufficiente e decentralizzata dell'acqua su piccola scala negli insediamenti informali, attraverso diversi casi studio a Rio de Janeiro. Si tratta di una soluzione igienico-sanitaria scalabile che tratta e ricicla le acque reflue direttamente dove sono prodotte. Il progetto affronta la mancanza di servizi igienici, la qualità dell'acqua, la scarsità e il miglioramento dell'ambiente utilizzando tre elementi scalabili e adattabili - raccolta dell'acqua piovana, fosse settiche e zone umide costruite - insieme alla partecipazione e alla gestione della comunità.
MLA+ esibisce 199 Patents for Climate Change come invito all'azione per abbracciare il nostro spirito più innovativo nella lotta al cambiamento climatico, mentre Still Standing di Ben Hoyle e Eytan Levi ipotizza strategie cooperative per la ristrutturazione delle case popolari sovietiche.
Generazione futura
Nel vicino Keilepand è, inoltre, esposto il lavoro di Future Generation, curato da Hanna Prinssen e Lindsey van de Wetering e in stretta collaborazione con Maria Christopoulou. Questa mostra comprende una selezione di progetti di laurea di studenti dei Paesi Bassi e del Belgio. Le due mostre sono collegate da un ampio programma di visite guidate, conferenze, dibattiti e laboratori per bambini e ragazzi, che daranno spazio al dialogo, alla conoscenza e alla sperimentazione e che spaziano dalla mobilità sostenibile alla costruzione di edifici con un’impronta ecologica positiva fino al futuro del cibo.
Quest’ultimo è esplorato nella Biennale anche da 2050+ con il progetto Synthetic Cultures, che esamina la carne coltivata, prodotta in vitro con tecniche ingegneristiche, da una molteplicità di prospettive politiche ed etiche fino alle implicazioni spaziali-ambientali e storiche, nonché immaginando i potenziali impatti.
Per quanto riguarda gli edifici net positive, Ministerie van Maak (il Ministero del Fare) ha lanciato una call a 100 progettisti per poter ricercare e progettare lo sviluppo di 10.000 abitazioni resilienti al clima, con tutte le sfide sociali che ne derivano dalle conseguenze del cambiamento climatico, all'innalzamento del livello del mare fino alle questioni legate all'azoto e alla transizione energetica.
La Biennale sarà sostenibile fino alla fine: i 57 pannelli realizzati per esporre i progetti e il percorso di nascita dell’edizione in corso, a fine mostra, saranno venduti.
Immagine: Nick Vernij (Unsplash)