L’edizione 2019 del World Circular Economy Forum, terzo episodio della kermesse nata in Finlandia, ha mostrato la vitalità e complessità del mondo “circular”. Voluto nel 2017 da Sitra, il Fondo per l’Innovazione finlandese, Wcef è diventato il vero forum globale “circolare” per discutere di innovazione, scaling up, nuovi modelli di business ed economia politica internazionale. Nella splendida cornice della Finlandia Hall, nel cuore di Helsinki, tra cigni e piste ciclabili per tre giorni 2.200 esperti da 70 paesi si sono impegnati nell’arduo esercizio di creare un’economia di scala delle migliori soluzioni che esistono in tutto il mondo. Un forum non solo per il business ma apertamente politico e civico, incentrato su una visione internazionale della questione. Il tema sul tavolo dei partecipanti è stato la crisi globale e climatica e come l’implementazione (scale-up) di una vera economia circolare, giusta e inclusiva, a scala globale può modificare l’impronta ambientale dell’uomo.

“Il nostro obiettivo deve essere creare un’economia a prova di futuro che sia in grado di sostenere l’Accordo di Parigi sul clima”, ha dichiarato Mari Pantsar, direttore di Sitra. “Serve una collaborazione trasversale tra tutti gli organismi internazionali per cercare una transizione giusta e inclusiva nei paesi sviluppati e in via di sviluppo”. Tantissime le agenzie Onu e le banche multilaterali presenti: Unep, Undp, Banca Mondiale, European Investment Bank, African Development Bank; oltre che numerosi ministri da tutto il mondo e Ceo di grandi aziende, come Ikea. Il messaggio degli organizzatori è evidente: un’economia circolare può funzionare solo a livello globale.

“Per la maggior parte dei paesi le rispettive economie sono troppo piccole per essere autosufficienti nella circolarità. Per avere piena circolarità c’è bisogno di una cooperazione transfrontaliera”, ha affermato Elliott Harris, Segretario generale aggiunto ed economista capo dell’Onu. “Perché ciò accada, ci deve essere consenso e comprensione globale per creare una economia circolare cooperativa e non dove ogni stato va per la sua strada.”

La Finlandia che ha grandi investimenti nella bioeconomia (ma l’industria non era presente all’evento) e nell’economia circolare, come dimostra il mandato di Sitra, ha voluto dare un segnale importante annunciando, durante le giornate del Wcef di voler raggiungere la carbon neutrality entro il 2035, uno dei parametri più ambiziosi stabiliti da un grande paese dell’Ue che obbligherà la Finlandia a ridurre le sue emissioni di carbonio al di sotto della quantità che può essere assorbita dalle foreste, dalle zone umide e dalle nuove tecnologie, senza fare affidamento sull’acquisto di crediti di carbonio da progetti di compensazione internazionali, come fa la Norvegia. In quest’ottica l’economia circolare – realizzata nella sua pienezza e non solo sul tema rifiuti, come stanno facendo alcuni stati come Spagna e Italia – diviene un tassello fondamentale per raggiungere questo obiettivo. Un messaggio politico, che avrà sicuramente un forte impatto con l’avvento della Finlandia a capo della presidenza Ue, in un momento centrale di formazione del nuovo quadro politico europeo. 

 

 

Finanza e metriche

Presente al Wcef un numero importante di istituzioni finanziarie, come la European Investment Bank (Eib)che ha ribadito la priorità d’investimento nella circular economy in Europa. La presidente di Eib, Emma Navarro ha ricordato che ci sono già fondi per la crescita e lo scale-up di iniziative: tra questi i 100 milioni per investimenti ad alto tasso di innovazione nel comparto bioeconomia con meccanismi di blending; i fondi per la lotta alla plastica negli oceani (Eib Clean Ocean Initiative) concentrati su progetti di clean up e di depurazione acque; infine il finanziamento per creare una roadmap circular in 15 città europee. Laura Tuck, vicepresidente per lo sviluppo sostenibile della Banca Mondiale ha sottolineato come anche grandi istituzioni internazionali stiano guardando con attenzione a creare investimenti multilaterali in questi temi.

“La piena transizione verso l’economia circolare richiederà investimenti su vasta scala, specialmente nelle regioni in via di sviluppo di tutto il mondo”, ha concluso Mikko Kosonen, presidente del Fondo finlandese per l’innovazione Sitra.

Misurare la circolarità di un’impresa o di un territorio rimane la chiave per gli investimenti: “Dobbiamo trovare misure che vadano oltre la misurazione degli scarti”, ha spiegato Hans Bruyninckx della Eea. “Dobbiamo usare tecnologie innovative come le blockchain, sistemi di misurazione, revisione e verifica dei life-cycle assessment. Occorre costruire un sapere condiviso su questo tema”. Il rischio è che le misure volontarie e il marketing possano rovinare lo sforzo di sostenere rigidi processi di circular procurement. “I dati devono essere trasparenti e accessibili ai consumatori. Abbiamo bisogno di uno schema che traduca matrici di dati complessi, in un modello comprensibile semplice come i colori dell’efficienza energetica”, ha aggiunto Bruyninckx.

La difficoltà nasce dal fatto che, mentre alcuni aspetti – quali per esempio la quantità di materie rinnovabili o quella di elementi riutilizzati – sono facilmente misurabili, altri benefici sono meno tangibili: basti pensare all’estensione della vita utile di un prodotto, o a tutte le attività di sharing. 

Luca Meini di Enel, una utility energetica internazionale con sede a Roma, ha presentato il modello dell’azienda “che si basa sulla misurazione della circolarità tenendo conto di tutti i cinque i pilastri della circular economy, declinati attraverso alcuni sotto indicatori (input sostenibili, sharing, PaaS, life-extension, fine-vita, nda)”. Il modello definisce così un unico indice di circolarità, calcolato – considerando sia materia sia energia – a partire da due componenti: circolarità di flusso, che tiene conto di tutte le componenti di materiali e di energia e la circolarità di utilizzo, che tiene conto del fattore di utilizzo dei materiali, sia mediante l’estensione della vita utile sia tenendo in considerazione l’applicazione dei principi di sharing e product as a service.

 

 

Circular economy in Africa

Se l’Europa vuole essere leader nell’economia circolare, anche l’Africa sta iniziando a muoversi. “Ci sono innumerevoli opportunità per i nostri paesi”, ha dichiarato Vincent Biruta, ministro dell’Ambiente del Rwanda, paese che sta sviluppano una sua strategia circular e finito sotto i riflettori dei media internazionali per aver emesso il primo bando ai sacchetti di plastica in Africa. “Noi stiamo lavorando per creare prodotti duraturi made in Africa, processi di riparazione, strategie di riduzione dei consumi di materia. Questo fa già parte della filosofia africana”, ha dichiarato Biruta con orgoglio. “Di fatto i nostri paesi si possono già dire leader dell’economia circolare”. In Kigali, la capitale del Rwanda si è investito in impianti per il riciclo, nei sistemi di depurazione delle acque, nella sostenibilità nel settore degli accessori della moda e nella sharing economy. “Ben 1,5 milioni di euro sono stati investiti per il riciclo locale dei Raee e per rigenerare computer da vendere a basso costo o pannelli solari”, ha aggiunto davanti a una sala stipata. L’African Circular Economy Alliance esiste già dal 2017 e include, oltre al Rwanda, il Sudafrica e la Nigeria. Lavorare su queste tematiche renderà più competitive le imprese a livello globale e le preparerà a una fase dove ci saranno tariffe più alte per i prodotti non conformi agli standard circular, ha spiegato Anthony Nyong direttore Clima e Sviluppo sostenibile della African Development Bank, “Questo creerà occupazione e nuovi posti di lavoro”.

 

Circular cities

La grande partecipazione alla sezione secondaria di Eit Climate-Kic sul tema delle circular cities ha mostrato la crescente attenzione al tema del metabolismo urbano e città circolari ed è stata l’occasione per lanciare il “Libro Bianco sulle città circolari” di Climate Kic per evidenziare l’importante ruolo delle autorità pubbliche nella transizione verso un’economia circolare.

Secondo Roy Vercoulen, fondatore di Circular IQ, “dobbiamo coinvolgere le persone giuste nell’amministrazione come gli addetti agli acquisti che possono essere trasformati in agenti del cambiamento”. Gli appalti circolari accelereranno la transizione e possono quindi portare non solo a creare nuovi posti di lavoro, ma anche a migliorare gli investimenti circolari e l’imprenditorialità, nonché la vivibilità e l’attrattiva delle città.

Cambiare la mentalità e le pratiche degli appalti è fondamentale, in quanto le città possono creare domanda ed essere il cliente di lancio di prodotti e servizi, sostiene Oriana Romano dell’Ocse. Posizione condivisa da Charlotte Breen, responsabile green growth per C40, una rete di città globali impegnate in una transizione sostenibile: “Le pratiche di approvvigionamento circolare o circular procurement possono spingere nuova innovazione e crescita verde. Se una città richiede autobus elettrici, ci sarà uno spostamento nel mercato e nei flussi di servizio”.

La città di Helsinki si è impegnata a integrare la sostenibilità nel 100% dei suoi processi di approvvigionamento entro il 2020, mostrando il percorso fatto in meno di 4 anni.

 

Canada

Nel 2020 il Wcef si radunerà in Canada. “Sappiamo tutti che abbiamo troppi rifiuti, si accumulano nelle discariche e finiscono nel nostro ambiente. Il Canada non vede l’ora di accogliere i delegati del Wcef 2020 nel Nord America, per espandere le reti dell’economia circolare, i partenariati e le opportunità. Lavorando insieme, possiamo trovare modi per riciclare e riutilizzare le nostre risorse e creare ottimi posti di lavoro. Lavoriamo insieme e trasformiamo la spazzatura in denaro”, ha affermato durante la plenaria Catherine McKenna, ministro dell’Ambiente e dei cambiamenti climatici. 

Il Canada sebbene abbia dichiarato l’emergenza climatica rimane un paese produttore di materie prime come petrolio e legname. Ma i rappresentati ministeriali sostengono che la circular e la bioeconomia potrebbero cambiare questo modello economico: “Cleantech e zero rifiuti costituiranno la prossima ondata di innovazione, sostenendo la nostra economia, creando posti di lavoro, proteggendo nel contempo il nostro ambiente”, ha affermato Navdeep Bains, ministro dell’Innovazione, Scienza e Sviluppo Economico. Lo scopo del Wcef però non si ferma qua. E auspica a diventare forse qualcosa di più. Dal 2021 Sitra cercherà nuovi partner per organizzarlo e potrebbe diventare una conferenza itinerante a livello globale, di paese in paese, dal Rwanda all’Italia, dal Perù alla Cina. “Si dovrebbero organizzare riunioni ministeriali in cui si creano regolamenti e si definiscono impegni e accordi internazionali globali sui temi di economia circolare”, spiega Ernesto Hartikainen, circular economy specialist di Sitra. “Abbiamo la piattaforma per il clima. Abbiamo quella per la biodiversità, l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente che si è tenuta a Nairobi, dove per la prima volta un’economia circolare è stata menzionata nelle dichiarazioni finali. Ma in termini di un accordo internazionale non c’è nulla.” Chissà che proprio il Wcef non sia la proto-fase di una piattaforma internazionale come fu la Conferenza di Stoccolma del 1972 per clima e biodiversità?

 

World Circular Economy Forum 2019, www.sitra.fi/en/projects/world-circular-economy-forum-2019

Eit Climate-Kic Circular Cities, The challenges and potential of circular procurements in public construction projectswww.climate-kic.org/wp-content/uploads/2019/06/Procurements-in-Public-Construction-v2.pdf

C40 Cities, www.c40.org