Abbondanza di materie prime (il controverso olio di palma su tutte) e un sistema pubblico che favorisce l’innovazione e l’attrazione degli investimenti. Sono questi i principali punti di forza della Malesia, che fanno del paese asiatico uno dei maggiori protagonisti della bioeconomia a livello mondiale. Per coordinare tutte le attività nel settore è attiva la Bioeconomy Corporation, un’agenzia leader per lo sviluppo dell’industria biobased in Malesia, che fa capo al ministero dell’Agricoltura e dell’Agro-industria (Moa). L’agenzia è controllata dal ministero delle Finanze e governata dal Consiglio per l’implementazione delle biotecnologie. A essa spetta il compito di realizzare tutti gli obiettivi individuati dalla politica nazionale sulle biotecnologie e di agire per identificare i bisogni della ricerca e dell’industria, dando sostegno finanziario e commerciale. 

 

La strategia

La bioeconomia è una priorità in Malesia fin dal 2010, anno a cui risale la strategia nazionale, che rappresenta l’evoluzione di una prima strategia sulle biotecnologie approvata nel 2005. L’aspirazione del paese del Sudest asiatico (il primo a dotarsi di una strategia e il secondo nell’intera Asia dopo la Cina) è riuscire a sfruttare l’immenso patrimonio di risorse naturali e di biodiversità per fare delle biotecnologie industriali e della bioeconomia un motore di crescita importante. Nel 2012 alla strategia ha fatto seguito il programma di trasformazione della bioeconomia che ha identificato dieci progetti (i cosiddetti punti di entrata) per sviluppare l’industria nazionale a base biologica. Secondo i dati forniti dalla Bioeconomy Corporation, dal 2010 i settori che costituiscono la bioeconomia (agroalimentare, chimica ed energia in particolare) hanno contribuito al 13,4% (106,7 miliardi di ringgit malesi, circa 23 miliardi di euro) del totale del pil malese. Con una crescita stimolata del 15% annuo, il governo di Kuala Lumpur prevede che le dimensioni del settore saliranno rispettivamente a 143,1 miliardi di ringgit (31 miliardi di euro) nel 2020 e 181,2 miliardi (39 miliardi di euro) nel 2030.

Un pilastro fondamentale del programma di trasformazione della bioeconomia (Btp) è il piano di sviluppo comunitario della bioeconomia (Bcdp), che da una parte mira a favorire l’utilizzo di terreni marginali o abbandonati (comunque inutilizzati) per fornire nuovi flussi di reddito agli agricoltori e rendere disponibili nuove fonti biologiche rinnovabili per l’industria biobased, dall’altra riconosce alle imprese biotecnologiche lo status speciale di BioNexus. Il che significa avere eccezionali incentivi fiscali (fino a dieci anni di esenzione dalla tassazione), sovvenzioni e altre garanzie per favorire la crescita. Dal 2016 al 2018 gli investimenti raccolti dalle 283 imprese BioNexus sono cresciuti di 150 milioni di ringgit, passando da 6,66 a 6,81 miliardi. I posti di lavoro creati nello stesso periodo sono stati più di 10.000. 

L’agenda per la bioeconomia del paese ha messo sul tavolo investimenti per 5 miliardi di dollari, per creare 160.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020.

“La bioeconomia – attraverso l’innovazione e il progresso tecnologico – ha dichiarato l’ex primo ministro Datuk Seri Najib Razak alla presentazione del piano di sviluppo nazionale Transformasi Nasional 2050 – ha il potenziale per dare un contributo significativo affinché il nostro paese diventi un’economia basata sulla conoscenza e ad alto reddito”.

Lo sviluppo del talento e dell’imprenditorialità per far prosperare il settore è un elemento chiave della strategia nazionale. A questo fine, la Malesia, attraverso la Bioeconomy Corporation, ha stabilito partnership con affermate istituzioni internazionali di ricerca, quali il California Institute for Quantitative Bioscience (Qb3) che ha sede a San Francisco. 

Il programma Qb3-Malesia offre ai più promettenti scienziati malesi l’opportunità di espandere la loro formazione scientifica all’interno del Qb3 e di trarre vantaggio dall’ambiente imprenditoriale della famosa Bay Area. Il programma ha portato anche alla formazione di spin-off che hanno la possibilità di operare nello spazio dell’incubatore di ricerca di Qb3, in prossimità dell’Università della California, San Francisco, consentendo alle imprese malesi di accelerare gli sforzi per portare le scoperte scientifiche dal laboratorio al mercato. Tutto ciò garantisce quindi un supporto di primo livello per il trasferimento tecnologico, ma anche un accesso diretto al capitale internazionale e una base solida per entrare direttamente nel mercato degli Stati Uniti.

 

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L’attrazione delle imprese

Lo sforzo attrattivo del piano malese per la bioeconomia ha dato frutti importanti in questi ultimi anni: società come la coreana CJ CheilJedang e la francese Arkema, l’americana Elevance e l’australiana Leaf hanno infatti realizzato importanti investimenti nel paese. Affiancandosi al colosso petrolchimico nazionale Petronas, che pure sta guardando alle fonti biologiche rinnovabili con sempre maggiore interesse. 

Nel 2015 è stato inaugurato il primo impianto integrato di bio-metionina e thiochemicals al mondo di proprietà della coreana CJ CheilJedang (CJ) e di Arkema nel Kertih Biopolymer Park (Kbp), a Terengganu. Situata su un terreno di 70 ettari all’interno del Kbp, la struttura integrata è la prima al mondo a utilizzare il processo di fermentazione nella produzione di bio-metionina, un amminoacido comunemente usato nella produzione di alimenti per animali. Grazie a questa partnership franco-coreana, la Malesia è ora il primo produttore al mondo di bio-metionina verde. CJ è leader mondiale nella biotecnologia industriale con innovazioni nella fermentazione e nella purificazione. Arkema, proprietaria della piattaforma tecnologica, è una società chimica globale e leader nella produzione di specialità chimiche. L’impianto integrato è una piattaforma per CJ, attraverso la sua controllata CJ Bio Malaysia Sdn Bhd, per rispondere alla forte domanda di metionina in Asia. Per Arkema, il progetto rappresenta la sua nuova base industriale in Asia per essere più vicina ai clienti asiatici, attraverso la sua controllata Arkema Thiochemicals Sdn Bhd. Il progetto ha anche il potenziale per sviluppare competenze locali in settori di nicchia come l’ingegneria chimica e la biotecnologia industriale e offrire opportunità di collaborazione con università e istituti di ricerca locali. 

Un altro investimento importante è quello di Elevance Renewable Sciences, una società dell’Illinois che trasforma gli oli vegetali in prodotti chimici ad alte prestazioni. L’impresa guidata da Karl Schoene ha avviato una partnership con la società malese Genting Plantations per sviluppare la bioraffineria integrata Genting Sdn Bhd nel Palm Oil Industrial Cluster di Lahad Datu. Si tratta di una joint venture 25:75 tra la società americana e quella malese per un impianto che produrrà 240.000 MT di prodotti chimici speciali (inclusi lubrificanti, tensioattivi e detergenti) impiegando la tecnologia per produzioni da oli vegetali di Elevance. Tale tecnologia innovativa si basa sul processo chimico della metatesi applicata agli oli vegetali che consente, tramite l’azione di uno specifico catalizzatore, di realizzare nuovi prodotti chimici biobased

Come parte dell’accordo di collaborazione, Genting ha accettato di pagare la licenza di Elevance e le spese di progettazione, mentre Elevance si è impegnata a trasferire i diritti di proprietà intellettuale e a fornire servizi tecnici e di consulenza. La società americana ha inoltre il diritto di vendita esclusiva di tutti i prodotti chimici speciali prodotti nella bioraffineria. 

“Genting Integrated Biorefinery guiderà l’espansione del nostro gruppo nel segmento a valle dell’olio di palma, ad alto valore aggiunto. Ciò mostrerà l’immenso potenziale dell’olio di palma per servire una varietà sempre crescente di applicazioni e integrare ulteriormente le numerose iniziative pionieristiche che stiamo perseguendo attraverso l’innovazione scientifica”, le parole di Tan Sri Lim Kok Thay, amministratore delegato di Genting Plantations, al momento della firma dell’accordo. Il processo a bassa pressione e bassa temperatura di Elevance utilizza innovazioni nella catalisi della metatesi – valse nel 2005 il premio Nobel per la chimica al francese Yves Chauvin e agli americani Robert Grubbs e Richard Schrock – le quali consumano molta meno energia e riducono le emissioni di gas serra del 50% rispetto alle tecnologie petrolchimiche. Un catalizzatore altamente efficiente e selettivo viene utilizzato per scomporre olii naturali e ricombinare frammenti, determinando un processo con inquinamento alla fonte inferiore, costi di produzione e spese in conto capitale minori rispetto alle raffinerie petrolchimiche. 

La capacità attrattiva malese ha convinto anche l’australiana Leaf Resources, azienda che trasforma biomassa non alimentare in prodotti chimici rinnovabili, a siglare una partnership con l’americana Claeris (leader nella progettazione e sviluppo di impianti industriali) per costruire una propria bioraffineria in Malesia, a Sagomat nello Stato di Johor. Il progetto è sostenuto dall’Agensi Inovasi Malesia (Aim), l’Agenzia nazionale per l’innovazione del governo e dalla Bioeconomy Corporation, e vede il coinvolgimento come partner anche di Petronas Chemicals Group.

Petronas e Leaf hanno sottoscritto un protocollo d’intesa non vincolante che prevede, tra l’altro, uno studio dei mercati chimici e delle biotecnologie commercialmente pronte. Fatte salve le conclusioni soddisfacenti nello studio e l’approvazione di Petronas, le parti possono perseguire un accordo di compensazione per gli zuccheri fermentabili prodotti nella bioraffineria di Segamat a condizioni concordate tra le parti e coerenti con gli standard globali di finanziamento del progetto. 

 

La biodiversità malese

La Malesia è uno dei 17 paesi megadiversi del mondo, il gruppo di nazioni di cui fanno parte anche Indonesia, Australia, Sudafrica e Stati Uniti, che detengono la maggioranza delle specie viventi. Ha perciò una ricca fonte di biodiversità, che se sfruttata in modo sostenibile può fornire materia prima importante per la bioeconomia. Il settore agricolo in Malesia genera circa il 12% del reddito nazionale lordo. Nel processo di creazione di questo valore agricolo, una quantità significativa di biomassa viene generata ogni anno attraverso una varietà di colture come olio di palma, gomma e riso. Valutando l’enorme opportunità offerta dalla biomassa agricola, nel 2011 è stata lanciata la National Biomass Strategy 2020 (Nbs 2020) con un focus sulla biomassa da olio di palma come punto di partenza. La grande maggioranza della biomassa dell’olio di palma – affermano alla Bioeconomy Corporation – viene restituita al campo come fertilizzante organico per reintegrare e fornire sostanze nutritive al suolo. Mentre l’opportunità è immensa, la biomassa di olio di palma – secondo dati forniti dalla Agensi Inovasi Malesia – viene anche utilizzata per una varietà di usi di valore più elevato, inclusi prodotti in legno, pellet energetici, bioenergia, biocarburanti e prodotti chimici a base biologica. 

 

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La questione olio di palma

La produzione di olio di palma è vitale per l’economia della Malesia che è il secondo produttore mondiale dopo l’Indonesia. Al paese del Sudest asiatico si deve attualmente il 39% della produzione mondiale di olio di palma e il 44% delle esportazioni mondiali. L’olio di palma è talmente strategico che è stato costituito la Malaysian Palm Oil Board (Mpob), un’agenzia governativa responsabile della promozione e dello sviluppo del settore dell’olio di palma nel paese. L’industria dell’olio di palma malese produce circa 90 milioni di tonnellate di biomassa lignocellulosica all’anno. Un dato che è certamente rilevante per un’industria biobased alla continua ricerca di fonti biologiche rinnovabili. Nel 2010, in risposta alle preoccupazioni sull’impatto sociale e ambientale dell’olio di palma, il governo malese si è impegnato a limitare l’espansione delle piantagioni mantenendo almeno la metà del territorio nazionale come copertura forestale. Nel marzo 2019, la Commissione europea ha comunque stabilito che la coltivazione di olio di palma provoca un’eccessiva deforestazione e che il suo uso nei carburanti per il trasporto andrà gradualmente eliminato entro il 2030. Motivo per cui le relazioni tra Unione europea e Malesia non sono proprio delle migliori, avendo quest’ultima accusato Bruxelles di volere iniziare una guerra commerciale a causa di politiche che Kuala Lampur ha dichiarato “ingiuste” e un esempio di “ricchi che cercano di impoverire i poveri”.

 

Bioeconomy Corporation, www.bioeconomycorporation.my

 


 

Intervista a Alex Baker, direttore amministrativo e Ceo di Leaf Resources

di M. B.

 

Le buone politiche della Malesia sugli investimenti stranieri

 

Alex Baker è il direttore amministrativo e Ceo di Leaf Resources, l’azienda biochimica australiana che ha un ruolo di guida nel settore della bioeconomia australiana. 

In questa intervista a Materia Rinnovabile, Alex Baker ci racconta perché Leaf Resources ha investito in Malesia, quali sono i punti di forza di questo approccio e qual è il ruolo di Bioeconomy Corporation, l’agenzia principale per lo sviluppo dell’industria biobased in Malesia, che dipende dal ministero dell’Agricoltura e dell’Industria Agro-based (Moa).

 

Perché avete deciso di investire in Malesia e quali sono i principali punti di forza della bioeconomia malese?

“La tecnologia di Leaf Resource converte biomasse agricole in zuccheri fermentescibili ricchi di carbonio. Dobbiamo focalizzare l’impiego della nostra tecnologia sullo sviluppo di progetti in paesi con un solido contesto legislativo e – naturalmente – con una sufficiente disponibilità a lungo termine di biomasse a un prezzo adeguato. La Malesia possiede entrambi questi attributi e ha anche buone politiche che favoriscono gli investimenti stranieri.”

 

Quali saranno i prossimi passi?

“Le priorità dell’azienda sono formalizzare la nuova proprietà della struttura di Leaf Malaysia OpCo Snd Bhd (coinvolgendo il nostro partner malese con una proprietà maggioritaria pari al 51%) e completare la presentazione dell’applicazione per qualificare il progetto per il Tda Industrial Collaboration Program (ICP) del Governo malese.

Una volta assicurato il finanziamento aggiuntivo, l’azienda continuerà lo studio Front-end Engineering and Design (FEL3) che supporterà il pacchetto di investimenti malese. L’azienda continuerà a coinvolgere potenziali partner off-take con la prospettiva di partecipare agli impegni contrattuali quando il programma di finanziamento sarà messo in atto.”

 

Quanto è stato importante il ruolo giocato da Bioeconomy Corporation e da altre agenzie?

“Abbiamo goduto del continuo supporto di Aim (Agensi Inovasi Malaysia), Mida (Malaysian Investment Development Authority), Bioeconomy Corp e Tda (Technology Depository Agency). Ogni agenzia ha un ruolo importante e una politica unificante basata sulla National Biomass Strategy 2020”.

 

Quali sono le principali differenze tra la bioeconomia asiatica, europea e statunitense?

“La regione dell’Asean (Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico) è altamente produttiva in termini di biomasse e quindi ha un obiettivo diverso da quello di Europa e Stati Uniti, che sono entrambi dotati di politiche agricole e sistemi ben consolidati. L’obiettivo è utilizzare in maniera proficua le bio-risorse naturali della regione e di fornirle a una serie di industrie chimiche e di lavorazione dei materiali già presenti sul territorio. Inoltre la pressione commerciale Cina/Usa ha fornito alla regione dell’Asean un’opportunità per diventare un attore importante nella bioeconomia globale”.  

 

Leaf Resources, http://leafresources.com.au

National Biomass Strategy 2020, www.nbs2020.gov.my

Immagine in alto: Goodfreephotos