L’Italia è ancora nei guai per le procedure di infrazione europee. Il 6 aprile la Commissione europea ha infatti inviato al nostro Paese una lettera di messa in mora, cioè il primo passo per l’avvio di una procedura d’infrazione per il mancato rispetto della direttiva sulle discariche.
Secondo la sentenza della Corte di giustizia europea del 2019, l’Italia avrebbe dovuto chiudere 44 siti non conformi ai requisiti: 32 sono stati effettivamente chiusi, ma 12 sono ancora lì. La Commissione ha dunque concesso due mesi di tempo per gli adeguamenti richiesti.
Dalla direttiva sulle discariche alla Corte di giustizia dell’UE
Secondo la direttiva europea sulle discariche di rifiuti dell’aprile 1999, i Paesi membri avrebbero dovuto chiudere entro il 16 luglio 2009 tutte le discariche non conformi ai requisiti stabiliti, oppure fornire adeguati “piani di riassetto del sito” che consentissero la continuazione dell’attività in sicurezza.
Con la sentenza del 29 marzo 2019, la Corte di giustizia dell’UE ha però stabilito che l’Italia non ha chiuso o risanato 44 discariche non conformi. Da allora, di quelle 44 ne sono state chiuse 32, ma rimangono ancora 12 discariche ritenute non adeguate ai requisiti di sicurezza stabiliti dalla direttiva.
Con la lettera di messa in mora, la Commissione invita dunque l’Italia a provvedere entro due mesi alla chiusura o al risanamento dei siti in questione.
Passati i due mesi, a giugno, la Commissione potrà decidere di rivolgersi alla Corte di giustizia dell’Ue.
Immagine: Katie Rodriguez (Unsplash)