Secondo l’ultimo report della Corte dei Conti Europea, nell’ultimo decennio la PAC e i sussidi agricoli dell’UE non sono riusciti a promuovere un uso sostenibile dell’acqua. Secondo Cia – Agricoltori Italiani, visti gli impatti che può avere l’agricoltura irrigua sull’adattamento ai cambiamenti climatici, urge una riflessione maggiore su come intervenire per aumentare la resilienza dei territori nel loro complesso.
La PAC incassa la seconda valutazione negativa
La Corte dei Conti Europea lo aveva evidenziato a giugno analizzando gli effetti sulle emissioni: la Politica Agricola Comune (PAC) finanzia prevalentemente misure che hanno ridotte potenzialità di limitare i cambiamenti climatici. Il 28 settembre è arrivata però una seconda bocciatura. Per la Corte, nel periodo di programmazione 2014-2020, i sussidi agricoli dell’UE non sarebbero riusciti a promuovere un uso sostenibile dell’acqua in agricoltura, comparto che secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente è responsabile di un quarto del volume totale dei prelievi idrici nel territorio dell’Unione.
L’attuale approccio dell’UE alla gestione delle risorse idriche è basato sulla Direttiva quadro sulle acque (Direttiva 2000/60/CE), che ha introdotto politiche relative al loro uso sostenibile e stabilito l’obiettivo di raggiungere un buono stato quantitativo di tutti i corpi idrici dell’UE entro il 2027. La Corte ha esaminato gli effetti della Direttiva in agricoltura e ha verificato se i regimi di pagamento diretto, le misure di sviluppo rurale e di mercato della PAC rispettino i principi di utilizzo idrico sostenibile.
Acqua e resilienza climatica: serve una migliore gestione
Nell’audit, espletato tra aprile e dicembre 2020, viene rilevato come gli Stati membri applichino numerose esenzioni dall’autorizzazione per l’estrazione. Inoltre, sottolinea la Corte, sebbene dieci degli Stati esaminati dispongano di un sistema di controllo inteso a individuare e sanzionare violazioni delle condizioni di autorizzazione (come l’assenza di contatori al pompaggio o il pompaggio eccessivo), nell’UE è scarso il contrasto all’estrazione illegale di acqua: nel 2015 l’OCSE ha stimato la presenza di 50 mila pozzi illegali a Cipro e oltre mezzo milione di pozzi non autorizzati o illegali in Spagna. “L'emergenza climatica offre lo stimolo per una riflessione importante circa l'impatto della Direttiva quadro sulle acque” ha dichiarato a Materia Rinnovabile Cia-Agricoltori Italiani. “A differenza però di oltre 20 anni fa, i termini del problema sono mutati, non si tratta più, e solo, di come raggiungere un buono stato delle acque, ma di come corrispondere a fenomeni importanti tipo siccità e alluvioni, che hanno aumentato la loro frequenza e intensità. La sola politica dei prezzi dell'acqua per una maggiore sostenibilità dell'irrigazione e la tutela conservativa del buono stato dei corpi superficiali e sotterranei, non appaiono più i soli obiettivi da perseguire. Serve una politica rinnovata che metta al centro la resilienza di vaste aree e che consenta di prepararci a fenomeni climatici che chiedono risposte mirate e che, nel contempo, raggiungono molteplici obiettivi, non solo agricoli".
Ma come gestire una risorsa che non si riesce a monitorare? In questo contesto di scarsa resilienza idrica, si legge nella relazione, si inseriscono gli effetti delle misure di sostegno al reddito della PAC. I pagamenti diretti a titolo del regime di pagamento di base (RPB) e del regime di pagamento unico per superficie (RPUS) hanno un effetto neutro sull’irrigazione. Questa neutralità assume però un nuovo segno se si considera che, nonostante la Direttiva quadro imponga agli Stati membri di applicare il principio di recupero dei costi relativi ai servizi idrici, in 8 degli 11 Stati membri oggetto della valutazione l’acqua ha un prezzo nettamente inferiore se utilizzata a fini agricoli.
Sembra non funzionare anche il meccanismo noto come “condizionalità ex ante”. Tale istituto giuridico, che subordina i pagamenti al rispetto di determinati vincoli ambientali, non produce quasi alcun effetto. La Commissione UE, rileva la Corte, non ha chiesto agli Stati membri di imporre obblighi specifici, quali l’installazione di contatori per il consumo idrico e la rendicontazione sull’uso delle risorse. Il risultato è che tale norma ha un’incidenza ridotta negli Stati membri che dispongono di procedure di autorizzazione poco stringenti. A questo si aggiunge che, normalmente, le autorità regionali preposte effettuano controlli solo presso l’1% di specifici gruppi di agricoltori.
Ieri e domani, le raccomandazioni della Corte dei Conti
La PAC finanzia anche investimenti realizzati dagli agricoltori o pratiche agricole come le misure di ritenzione delle acque, che possono avere effetti positivi sull’utilizzo idrico. Gli agricoltori però raramente sfruttano questa possibilità e i programmi di sviluppo rurale altrettanto di rado sostengono le infrastrutture di riutilizzo dell’acqua. Inoltre, nella relazione, si evidenzia come l’efficientamento dei sistemi di irrigazione esistenti non sempre si traduce in risparmio idrico. Si tratta del cosiddetto “effetto rimbalzo”: l’acqua in eccesso viene destinata ad altri usi, quali l’irrigazione di colture idrovore o di superfici più ampie.
Insomma: l’UE avrebbe finanziato aziende agricole e progetti che compromettono un utilizzo sostenibile dell’acqua, allontanandosi dai necessari obiettivi di adattamento ai cambiamenti climatici. Lo stress idrico aumenterà su tutto il territorio dell’Unione entro il 2030 e a prevederlo è il Joint Research Centre, una delle direzioni generali di quello stesso organo, la Commissione Europea, che sarà decisivo per determinare le sorti della PAC 2023-2027 e a cui la Corte dei Conti rivolge le proprie raccomandazioni: chiedere agli Stati membri di giustificare i livelli di tariffazione d’acqua a fini agricoli e le esenzioni dall’obbligo di autorizzazione preventiva, dare contenuto al principio di condizionalità e utilizzare i fondi UE per migliorare lo stato quantitativo dei corpi idrici.
Per approfondire, scarica e leggi MR #37 dedicato ai sistemi agroalimentari.