186mila tonnellate di olio minerale usato raccolte nel 2021, ovvero la quasi totalità della quantità raccoglibile. Un traguardo da campioni dell’economia circolare quello ottenuto da CONOU, il Consorzio nazionale degli oli minerali usati, che con un aumento dei consumi (+ 8% rispetto al 2020) mantiene inalterate le performance. I dati presentati il 12 luglio con il nuovo Rapporto di Sostenibilità 2021, redatto dal CONOU con il supporto di Deloitte Italia e revisionato da Ernst&Young dimostrano come pratiche di circolarità avanzata sono centrali soprattutto nelle fasi di scarsità delle materie prime importate.
Grazie al lavoro di rigenerazione è stata infatti ottenuta una
riduzione di circa 82,6 milioni di euro sulle importazioni di greggio in Italia (dato che riportato alle quotazioni del petrolio attuali equivarrebbe a un risparmio di oltre 150 milioni di euro). Per celebrare questi risultati importanti Materia Rinnovabile ha incontrato Riccardo Piunti, Presidente CONOU, per fare il punto sulla congiuntura economica e analizzare i numeri del report di sostenibilità.

Presidente Piunti, prezzi dell’energia alle stelle e scarsità d’acqua, materie prime scarse e sullo sfondo una guerra e una pandemia...
La verità è che siamo di fronte a un disastro annunciato già da molto tempo. È una catastrofe che progressivamente diventa più grave. Non c'è niente di strano, purtroppo. Alla base di tutto c’è il clima, che non è impazzito, ma siamo stati noi a portarlo a questo punto. Ogni tanto ricordiamocelo: siamo noi i colpevoli.

In questo scenario climatico si cala l'attualità economica e politica, con una sempre crescente indisponibilità di materie prime e l'inflazione galoppante che si va ad accavallare con le problematiche strutturali del cambiamento climatico. Cosa dovrebbe fare l'Italia per cercare di affrontare una questione complessa e strutturale e un'instabilità economica ormai evidente?
Queste variabili di instabilità economica, politica, energetica convergono inevitabilmente. Dobbiamo abituarci alla fine dell'era dei combustibili fossili, che stiamo in qualche modo iniziando a percorrere. Non sarà un viaggio breve, e in questo viaggio dobbiamo mettere in conto le isterie dei prezzi. Il greggio è passato in due anni da 37US$ a 125US$. Transizione energetica ed economia circolare non sono problemi in più che dobbiamo affrontare, ma sono strumenti utili di fronte a questa situazione. Recuperare risorse dai rifiuti non danneggia il settore energetico, ma lo aiuta. Qualche volta invece ho come la sensazione che qualcuno si confonda e pensi che l’economia circolare remi contro.
Però è importante comunicare chiaramente con
i cittadini e dire loro che sono coinvolti in prima persona e che forse i piccoli sacrifici di oggi sono meglio delle disgrazie che rischiamo di avere domani. Quando Draghi parla di aria condizionata e guerra non fa che parafrasare Churchill, che parlò di disonore o guerra rivolgendosi a Chamberlain, colpevole di non aver affrontato il tema apertamente di fronte al popolo. Ecco, qui la situazione è simile, cioè abbiamo un grosso problema da affrontare e non affrontarlo è sicuramente sbagliato. I cittadini devono sapere che sono responsabili e devono essere informati di cosa c'è all'origine della situazione.

L'economia circolare è una strategia di efficienza, innanzitutto. Voi siete un esempio storico. Che contributo avete dato in questo senso?
Facciamo i conti: con i prezzi dell'energia attuali, il nostro lavoro – ovvero il recupero dell’olio usato come materia prima - vale quasi 200 milioni di euro. Gli altri anni valeva meno, perché il prezzo dell'energia era più basso.
L'economia circolare è uno dei pilastri della transizione, non è un dettaglio, è un’aggiunta. Deve avere un rango sempre più importante. Cito spesso i numeri del
Circularity Gap Report: 101 miliardi di tonnellate di risorse che ogni anno estraiamo, ma di cui solo 8 vengono riciclate, e ben 46 sono disperse o perdute. Noi lavoriamo per evitare la dispersione.

Cosa serve per accelerare l’economia circolare?
Più dei piani di azione, sono importanti le autorizzazioni e regole certe per operare. I nostri raccoglitori ad esempio non parlano quasi mai di avere contributi dallo Stato, parlano sempre di avere autorizzazioni in maniera rapida. Cercano permessi per allargare l'impianto, per migliorarlo, mentre altri aspettano le autorizzazioni per costruire impianti di riciclo. Ma il sistema è farraginoso, e pesantissimo: prima in fase autorizzativa, dopo con i ricorsi al Tar, e con tutte le sofisticazioni che ci sono in questo contesto. Un sistema così fa fatica a far decollare l’economia circolare. Ovviamente gli impianti di riciclo devono essere realizzati bene e secondo le norme, ma vanno salvaguardati come fossero sacri e vanno autorizzati perché sono il futuro. Non ha senso che ci siano continue opposizioni locali alla loro costruzione.

CONOU graficoCE

Oggi 12 luglio CONOU pubblica il report 2021, uno spaccato di tutta l'attività che si è svolta nell'anno precedente. Quali sono i punti più interessanti che emergono dal documento?
Il rapporto di C
ONOU non è solo un rapporto di sostenibilità che espone dei dati, ma è il frutto di un lavoro di squadra. C'è chi fa la regia, cioè noi del Consorzio, ma ci sono anche i concessionari che contribuiscono a questo lavoro e che insieme a noi costruiscono il report mettendoci le loro riflessioni strategiche e i loro dati. Non siamo un'azienda, siamo un consorzio, cioè una squadra di operatori indipendenti. Il rapporto di sostenibilità è dunque un momento di sintesi di questa attività, un punto di raccordo in cui ribadiamo di essere tutti indipendenti, ma con uno stesso orientamento verso la salvaguardia dell’ambiente.
Come in ogni rapporto di sostenibilità, cerchiamo di valutare quali sono gli impatti positivi dell'attività che svolgiamo rispetto a quella che sarebbe l'alternativa. Noi estraiamo dalla miniera dei rifiuti circa
190mila tonnellate di olio usato che invece di bruciare, come accade purtroppo in gran parte d'Europa, trasformiamo in nuove basi lubrificanti, ricavandone circa 125mila tonnellate di gasolio.
Così facendo,
evitiamo l’emissione di 89,5 mila tonnellate di CO2 e risparmiamo 1,2 milioni di tonnellate di CO2 legate all’impoverimento di carbonio nel suolo.
Ci sono anche altri risparmi:
38 milioni di metri cubi di acqua risparmiata all’anno, con un impatto inferiore del 74% e una riduzione di - 97% di tonnellate di clorobenzene equivalente (tossico per l’uomo) prodotte.
Quest'anno abbiamo cercato di dare un senso più visibile a questi dati grazie alla metodologia Deloitte: possiamo quindi dire che
il nostro lavoro corrisponde a 13mila anni di vita umana sana in più e aiuta la salvaguardia di 9,45 specie animali che si sarebbero altrimenti estinte (secondo l’indice Species.YR, nota dell’autore).
Ecco, credo che questo abbia senso: risparmiare emissioni e risorse non è soltanto un fatto economico, non è soltanto un fatto energetico, ma significa rinunciare a un ciclo che alla fine porta a ridurre la nostra vita sana e a ridurre il numero di specie viventi. Con il nostro lavoro cerchiamo di evitarlo: è un pianeta migliore quello che cerchiamo di ottenere.

Immagine e grafico: CONOU