Il Sesto rapporto di valutazione dell’IPCC (AR6) sullo stato del clima è la più importante pubblicazione sulla scienza del cambiamento climatico a distanza di otto anni dall’ultimo report del Panel Intergovernamentale sul Cambiamento Climatico, redatto su mandato politico dei governi e rappresentativo della miglior scienza disponibile in tutto il mondo in materia. E’ la notizia che dovrebbe aprire tutte le prime pagine di giornali e televisori di un mondo colto e civile, dato che parla del futuro dell’intero pianeta, raccontandoci con crescente precisione gli scenari climatici basati sulle sulle osservazioni e le informazioni dagli archivi paleoclimatici, che forniscono una visione completa di ogni componente del sistema climatico e dei suoi cambiamenti fino ad oggi. Nuove simulazioni dei modelli climatici, nuove analisi e metodi che combinano numerose evidenze, portano ad una migliore comprensione dell'influenza umana su un’ampia gamma di variabili climatiche, compresi gli estremi meteo- climatici.
Non vi è scampo: il clima è causato dall’uomo, questo il verdetto. La correlazione è virtualmente certa, così come è netta la correlazione tra molti fenomeni, dalle ondate di calore alla variazione del ciclo globale dell’acqua (con una certa probabilità anche sulla piovosità), incluso l’aumento dell’intensità delle tempeste, l’innalzamento degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci. E molti di questi effetti saranno inevitabili, irreversibili e dureranno migliaia di anni.
Per i governi questo ultimo report è un’evidenza scientifica inequivocabile, per cui la decarbonizzazione non è più una delle tante questioni sul tavolo, ma una delle più centrali ed urgenti. Per capire gli impatti economici, sociali e di salute bisognerà attendere i prossimi capitoli dell’AR6 in arrivo nel 2022, insieme alle indicazioni per decarbonizzare la nostra economia, che si prevedono decisamente allarmanti. Per l’Italia c’è da capire con quanta gravità verrà preso questo report dal Ministero della Transizione Ecologica, che nonostante sia co-chair della prossima COP non ha praticamente una struttura negoziale e diplomatica approntata, ha ricevuto pessimi “voti” sulla propria strategia di decarbonizzazione legata al PNRR e sulla riorganizzazione del Ministero. Accogliere questo report e traslarlo in policy concrete è il nostro Green Pass per vaccinarci ad un futuro climatico a tinte foschissime, che riserba conseguenze ben più gravi della pandemia.
I risultati del report
«Questo rapporto è un reality-check sul clima», ha detto la co-presidente del Gruppo di Lavoro I dell'IPCC, Valérie Masson-Delmotte. «Ora abbiamo un quadro molto più chiaro del clima passato, presente e futuro, che è essenziale per capire dove siamo diretti, cosa si può fare e come ci possiamo preparare». Sul passato e presente c’è molta più chiarezza Gli esseri umani hanno già riscaldato il pianeta di circa 1,1 gradi Celsius, o 2 gradi Fahrenheit, dal 19° secolo, in gran parte bruciando carbone, petrolio e gas per produrre energia. Tuttavia nonostante le nazioni hanno iniziato a ridurre drasticamente le emissioni oggi, è probabile che il riscaldamento globale totale aumenti di circa 1,5 gradi Celsius entro i prossimi due decenni. Quello che ci attente è un futuro molto più caldo di quanto inizialmente ipotizzato.
Secondo il report dell’IPCC sta rapidamente cambiando anche l’idrosfera globale. Le precipitazioni medie sulla terraferma sono aumentate dal 1950, e ancora più rapidamente a partire dagli anni '80. L'influenza umana ha probabilmente contribuito al pattern di cambiamento delle precipitazioni dalla metà del XX° secolo, e ha molto probabilmente contribuito al pattern di cambiamento della salinità dell'oceano superficiale.
Il confronto con il passato è impietoso: cambiamenti climatici fino ad oggi hanno pochi paralleli gli ultimi dieci hanno sono stati tra i più caldi degli ultimi 125.000 anni. I ghiacciai del mondo si stanno sciogliendo e ritirandosi a un ritmo "senza precedenti almeno negli ultimi 2000 anni". I livelli atmosferici di anidride carbonica non sono mai stati così alti negli 2 milioni di anni. Gli oceani sono aumentati sostanzialmente, circa 0,2 metri nell’ultimo secolo e il tasso di aumento è raddoppiato dal 2006. Le ondate di calore sono diventate significativamente più calde dal 1950 e durano più a lungo in gran parte del mondo. Il tempo degli incendi è peggiorato in vaste aree del globo. Le esplosioni di calore estremo nell'oceano, che possono uccidere pesci, uccelli marini e barriere coralline, sono raddoppiate di frequenza dagli anni '80.
Un futuro infernale
Se la scienza è certa delle cause del cambiamento climatico e sul fatto che siamo dentro un processo dove questi cambiamenti sono visibili e misurabili (basta prendere le ondate di calore di queste settimane) ancora più preoccupante sono gli scenari futuri, frutto di modelli e simulazioni sempre più accurate e precise anche a scala regionale. Una delle grandi novità di questo report è la certezza che tanti effetti del climate saranno irreversibili per secoli, se non per millenni. In particolare quelli legati all’acidificazione e all’aumento della temperatura degli oceani, alla fusione della criosfera e all’innalzamento del livello dei mari. Le conseguenze sulla vita marina sono ancora tutte da studiare. Stesso discorso per i ghiacciai montani e polari e per il permafrost che avranno bisogno di secoli per riformarsi. Insomma si rischia un pianeta perennemente più caldo e invivibile per tante specie, in particolare quella umana.
Per chi vive lungo le aree costiere preoccupano gli aumenti dei livelli del mare – tra 0,63-1,01 metri al 2100 nello scenario peggiore e “solo” 0,32-0,62 metri nello scenario con emissioni ridotte, con un picco massimo di 1,88 metri al 2150. Tuttavia scenari ancora più catastrofici come “2 metri entro il 2100 e 5 metri entro il 2150 in uno scenario di emissioni molto elevate (SSP5-8.5) non possono essere esclusi a causa della profonda incertezza nei processi della calotta glaciale”. Un fenomeno destinato a durare e che continuerà ad aumentare “da secoli a millenni a causa del continuo riscaldamento delle profondità oceaniche e che con molta probabilità rimarrà elevato per migliaia di anni. Nei prossimi 2.000 anni, il livello medio del mare aumenterà di circa 2-3 metri se il riscaldamento è limitato a 1,5 gradi centigradi, da 2 a 6 metri se limitato a 2 gradi e da 19 a 22 metri con un riscaldamento di 5 gradi”.
Non lasceranno respiro invece i fenomeni meteo estremi, come tempeste, ondate di calore e siccità, per le quali l’occorrenza di eventi eccezionali potrebbe diventare la normalità. Per le ondate di calore eventi record da “una volta ogni 50 anni” potrebbero accadere 39 volte più frequentemente, mentre ondate di calore da una volta ogni 10 anni potrebbero occorrere 9,4 volte tanto, praticamente ogni anno. Diluvi rari, che si abbattono al massimo ogni decade, potrebbero diventare 2,7 volte più frequenti, mentre le siccità 4,1 volte più frequenti. Frequenza, intensità sono dunque fattori destinati ad aumentare in varie regioni del mondo, con impatti devastanti (che saranno analizzati nel prossimo capitolo del report AR6, in uscita nel 2022)
Un futuro possibile?
Questo report avrà un impatto inevitabile sui negoziati di Glasgow di Novembre, oltre che sulle politiche nazionali di molti paesi che dovranno rivedere l’urgenza dell’azione di decarbonizzazione e di adattamento al fine di mettere in sicurezza. Bene le azioni giuridiche che sempre di più stanno prendendo piede contro governi e società petrolifere. Capi di stato e ministri preposti dovranno essere considerati sempre più responsabili per l’inazione, lavorando invece su una giusta transizione verso un’economia circolare e zero-emissioni. Diamo al ministro Cingolani ancora tempo fino a Glasgow di ripensare il posizionamento del MITE sulle questioni di clima ed energia e non si otterrà un miglioramento delle politiche di governo e di indirizzo dei progetti del PNRR questo report diventerà un macigno sulla sua testa, insieme ai capitoli 2 e 3 in uscita il prossimo anno. Per lui e per tutti i capi di stato dei paesi democratici, che non daranno una vera traiettoria di salvezza dal cambiamento climatico. Sono sicuro che sia un punto ben chiaro a Cingolani e al suo gabinetto.