Recentemente Lisa Jackson, vicepresidente di Apple per la sezione ambiente, politiche e iniziative sociali, ha rilasciato una dichiarazione importante che è però passata inosservata. Ha annunciato che l’obiettivo di Apple è di eliminare la necessità di estrarre nuovi materiali dalla Terra e, per raggiungere questo obiettivo la Apple farà in modo che i suoi prodotti durino il più a lungo possibile.

La Apple non è in realtà la prima azienda che si impegna a rendere durevoli i propri prodotti. Le industrie che producono beni quali aerei, treni o attrezzature per l’edilizia lo fanno da decenni. Per far sì che questi prodotti durino il più a lungo possibile, i produttori devono progettarli con questo preciso obiettivo. Ma non basta: devono anche estendere regolarmente la vita dei propri prodotti. A questo scopo possono rigenerarli, ricondizionarli o ripararli, direttamente o attraverso terzi. Ciascuna di queste operazioni ha i propri vantaggi e svantaggi (vedi figura 1).

 

 

Il remanufacturing è un processo industriale standardizzato attraverso il quale i prodotti usati vengono “rimessi a nuovo”. Comporta che il prodotto venga disassemblato, che i suoi componenti vengano ripristinati o sostituiti, le singole parti controllate e che il tutto sia poi riassemblato e testato, per assicurarsi che corrisponda alle sue specifiche di progettazione. Per esempio la Renault rifabbrica i propri motori, la John Deere i componenti dei suoi trattori, la Rockwell Automation i suoi dispositivi elettrici e la SKF i suoi cuscinetti. 

Il ricondizionamento (refurbishing) ha l’obiettivo di riportare i prodotti usati a una qualità specifica. Gli standard qualitativi sono meno rigorosi rispetto a quelli dei prodotti rigenerati. I prodotti sono disassemblati in moduli, e tutti i moduli che presentano criticità vengono ispezionati e poi aggiustati o sostituiti. I moduli approvati vengono poi riassemblati in prodotti ricondizionati. La Philips Healthcare sottopone a ricondizionamento le proprie apparecchiature mediche, la HP i computer e la Samsung gli smartphone.

La riparazione ha invece l’obiettivo di rendere i prodotti usati nuovamente funzionanti. La qualità dei prodotti riparati è generalmente inferiore a quella dei prodotti ricondizionati. La riparazione dei prodotti comporta che solo le parti danneggiate vengano riparate o sostituite, mentre le altre non vengono toccate. Solitamente la riparazione richiede solo un parziale disassemblaggio e riassemblaggio del prodotto. Per esempio il Gruppo SEB, che produce piccoli elettrodomestici, si si impegna a garantire la riparabilità dei propri prodotti per 10 anni. Per far sì che i prodotti siano riparabili oltre il periodo di garanzia, il gruppo garantisce la disponibilità di 36.000 parti di ricambio per dieci anni nei propri centri di riparazione.

 

Vendere lo stesso prodotto due volte

Molte aziende credono che non dovendo essere sostituiti spesso, i prodotti che durano più a lungo non generino profitti. Molto spesso non così. Innanzitutto il mercato dei prodotti ricondizionati o rigenerati è in crescita in varie categorie, permettendo ai produttori di vendere lo stesso oggetto due volte. Per esempio, si stima che tra il 2017 e il 2025 il mercato dei telefoni cellulari ricondizionati e usati registrerà una crescita del CAGR (Compounded Average Growth Rate, rappresenta la crescita percentuale media di una grandezza in un determinato lasso di tempo, ndr) pari allo 8.9%. Inoltre i prodotti di più lunga durata permettono alle aziende di allargare la propria clientela. Per esempio, visto che hanno una durata estesa, gli iPhone possono essere riveduti una o anche due volte. In questo modo la Apple può raddoppiare o triplicare la propria utenza, e aumentare la vendita di servizi quali Apple Music or Apple Pay. I produttori di oggetti durevoli possono anche adottare modelli di abbonamento, ottenendo un vantaggio competitivo rispetto ai fornitori di prodotti low-cost. Dato che i loro pneumatici durano più a lungo, la Bridgestone e la Michelin hanno potuto metterli sul mercato come servizio, e non solo come prodotto. Infine, le aziende possono trarre vantaggio dalle nuove tecnologie per migliorare le operazioni di ricondizionamento e ridurne i costi. La Ermewa, società che si occupa di noleggio di automotrici industriali e contenitori-cisterna, utilizza sensori wireless e la piattaforma digitale della Amsted per migliorare i tempi dei cicli di riparazione in deposito e attuare un programma di Condition Based Maintenance. 

 

Il gigante nascosto

Sorprendentemente i settori della rigenerazione, del ricondizionamento e in misura minore anche della riparazione, restano sconosciuti. In molti paesi i termini remanufacturing e refurbishing non hanno una loro definizione, e quindi non possono essere utilizzati nei contratti commerciali e nei testi legali. Non esiste una traduzione francese del termine remanufacturing, mentre in Nord America il mercato dei prodotti rigenerati viene spesso chiamato “il gigante nascosto”. Eppure il concetto di far durare i prodotti più a lungo non è certamente nuovo. La Ford rigenera i motori delle proprie auto dal 1930, la Caterpillar le parti meccaniche dei suoi macchinari per l’edilizia dal 1973, e la Xerox le sue stampanti dal 1987. Rigenerare, ricondizionare e riparare portano a grandi benefici economici, ambientali e sociali. Per esempio, un motore rigenerato può essere prodotto con un risparmio di energia pari all’83%, con l’87% in meno di emissioni di anidride carbonica, mentre il consumo di materie prime può essere ridotto fino al 90% rispetto a un motore nuovo. I processi del rigenerare, ricondizionare e riparare creano anche posti di lavoro qualificati: il settore Remanufacturing & Components della Caterpillar ha 17 sedi e 4.000 impiegati. 

Alcune organizzazioni quali il Conseil Européen de Remanufacture (vedi box Cosa fa il Cer) o l’Automotive Parts Remanufacturers Association (vedi Box Cosa fa APRA Europe) si stanno impegnando per promuovere la rigenerazione e il ricondizionamento. Oggi i grandi benefici economici, sociali ed ambientali di rigenerazione, ricondizionamento e riparazione sono evidenti, e quindi queste attività devono trovare più sostegno da parte di governi, aziende e anche dei consumatori. Grazie a esse i prodotti non sono solo semplici beni di consumo, ma diventano una risorsa, una risorsa nelle nostre mani.

 

Cosa fa il Cer

Intervista con David Fitzsimons, Direttore CER

Che cos’è il Conseil Européen de Remanufacture (CER)?

“Alcuni anni fa l’Unione europea ha finanziato un progetto Horizon 2010 chiamato ‘European Remanufacturing Network’, con l’obiettivo di mettere insieme le frammentate ricerche sul remanufacturing in Europa. Le conclusioni del progetto hanno evidenziato la necessità di un’organizzazione che aiuti a rappresentare e coordinare meglio le aziende che si occupano di remanufacturing in Europa, sul modello del Remanufacturing Industries Council in America o del National Key Lab for Remanufacturing in Cina.

Il Conseil Européen de Remanufacture (Consiglio europeo del remanufacturing) è stato creato nel gennaio del 2017. Si tratta di un consorzio di produttori che vogliono portare avanti l’agenda europea del remanufacturing. Mette insieme aziende che si occupano di settori diversi della produzione, quali IBM, Michelin, Panalpina, SKF o Volvo. Il suo obiettivo ultimo consiste nel portare il valore del settore europeo del remanufacturing da 30 miliardi di euro a 100 miliardi entro il 2030. In futuro il Consiglio coordinerà organizzazioni simili nel mondo con l’obiettivo di rendere il remanufacturing su scala globale una fase normale dei ciclo di vita di un prodotto.” 

Come paragonate il mercato europeo a quello americano? 

“Approssimativamente il valore di mercato del remanufacturing si colloca tra l’1,5 e il 3% del mercato manifatturiero. Questa percentuale è stata riscontrata in tutti i paesi in cui ne sono state misurate le dimensioni, come in Europa, America, Giappone o Corea del Sud. Secondo questi dati dunque le dimensioni di questo mercato sono simili in Europa e in America. Nonostante ciò ad oggi la definizione di remanufacturing è un po’ vaga e questi dati potrebbero non essere paragonabili. La mia impressione generale è che il mercato americano sia meglio organizzato e meglio compreso di quello europeo, probabilmente perché le attività after market, soprattutto per quanto riguarda i veicoli, sembrano essere più importanti in America. D’altra parte sospetto che il mercato sia parecchio più piccolo in Cina, dove però il potenziale di crescita è notevole.” 

 

Cosa fa APRA Europe

Intervista con Daniel Koehler, Presidente di APRA Europe

Che cos’è APRA Europe?

“APRA è l’Associazione dei rigeneratori di parti per automobili (Automotive Parts Remanufacturers Association). Nata nel 1941, è l’unica associazione mondiale che rappresenti gli interessi di tutta l’industria rigenerativa delle automobili. APRA Europe, la filiale europea dell’associazione, gestisce tutte le attività nel vecchio continente e rappresenta gli interessi dei suoi soci presso le istituzioni europee. Tra le nostre varie attività, abbiamo co-fondato e gestito diversi eventi di networking che sono stati molto apprezzati. Saremmo in grado di bloccare un regolamento che va contro la rigenerazione. Siamo anche arrivati a una definizione comune di remanufacturing che adesso è la base di molte bozze e discussioni che riguardano i regolamenti legali e le leggi. Molte leggi conoscono solo i rifiuti o i prodotti nuovi: i prodotti rigenerati e usati non sono loro noti, e questo comporta una situazione legale molto nebulosa. Stiamo facendo chiarezza su questo punto per i nostri membri, ma si tratta di un processo lungo che richiederà decenni.”

Quali sono le principali opportunità e sfide per il mercato della rigenerazione in Europa? 

“I prodotti rigenerati sono in molti casi l’unica fonte secondaria e alternativa ai ricambi originali sempre più complessi e altamente integrati, che non possono essere facilmente imitati o sottoposti a reverse engineering da parte dei produttori dell’after market. Vi anche una consapevolezza crescente dell’Economia Circolare; per esempio in Francia alle officine viene richiesto di offrire un’alternativa ai prodotti nuovi, come i componenti rigenerati. Esistono anche nuovi gruppo di prodotti, come i componenti e le batterie per gli ibridi e le auto elettriche, che stanno entrando nel mercato della rigenerazione. 

Ovviamente il mercato deve affrontare anche alcune difficoltà. I prodotti rigenerati devono affrontare una crescente concorrenza da parte di prodotti di after market nuovi a basso prezzo, quali avviatori e alternatori. Specialmente nel settore delle autovetture è alta la competizione con prodotti importati a prezzi estremamente bassi, che hanno una ragionevole qualità after market. È anche in corso un passaggio sempre più rapido dalla meccanica all’elettronica/meccatronica che richiede urgentemente nuove competenze ed esperti.”