La copertina dell’Emission Gap Report 2022, il più importante report ONU sullo stato globale delle emissioni climalteranti, dice tutto. Una finestra socchiusa su un mondo luminoso, circondata da un gas nero, con una scala a pezzi. Realizzato dall’UNEP, il programma ambientale delle Nazioni Unite, il report, dal titolo The Closing Window – Climate crisis calls for rapid transformation of societies , denuncia come la comunità internazionale sia ancora molto lontana dagli obiettivi di Parigi, senza un percorso credibile per raggiungere l’obiettivo 1,5°C, la soglia di aumento delle temperature medie globali considerata sicura dagli scienziati climatici.
Verso i +2,8 gradi entro fine secolo
Le politiche di decarbonizzazione attualmente in vigore, spiega il report, indicano un aumento della temperatura di 2,8°C entro la fine del secolo. Con l'attuazione di nuovi impegni di taglio alle emissioni da parte dei paesi all’interno dell’Accordo di Parigi si abbassa di poco, dato che le temperature arriveranno comunque ad aumentare tra i 2,4 e i 2,6°C entro la fine del secolo.
“Questo rapporto ci dice in freddi termini scientifici ciò che la natura ci ha detto, tutto l'anno, attraverso inondazioni mortali, tempeste e incendi violenti: dobbiamo smettere di riempire la nostra atmosfera di gas serra e smettere di farlo velocemente”, ha dichiarato Inger Andersen, Direttore Esecutivo dell'Unep, in conferenza stampa. “Abbiamo avuto la nostra possibilità di apportare modifiche incrementali, ma quel tempo è finito. Solo una trasformazione radicale delle nostre economie e società può salvarci dall'accelerazione del disastro climatico".
Il report illustra come gli NDC (Nationally determined contributions), gli impegni nazionali determinati per la riduzione delle emissioni nel quadro dell’Accordo di Parigi, sono attualmente inadeguati per perseguire gli obiettivi dell’accordo stesso. Nonostante vari paesi nell’ultimo anno abbiano rafforzato il proprio contributo, non ci sono stati progressi. O arriva una scossa dai negoziati di Sharm-el-Sheik, che inizieranno la prossima settimana, con il segmento di alto livello, che vedrà quasi 150 capi di stato presenti fare dichiarazioni sui proprio impegni di decarbonizzazione (inclusa la premier Giorgia Meloni). Oppure la traiettoria intrapresa rimane insufficiente per raggiungere gli obiettivi indicati dalla scienza.
Gli NDC presentati quest’anno assorbono solo 0,5 Gigatonnellate di CO2 equivalente, meno dell’1% rispetto alle emissioni globali previste nel 2030. L’Unep stima che gli NDC incondizionati e condizionali (ovvero politiche di riduzione condizionate da aiuto esterno, ad esempio la finanza climatica nei paesi in via di sviluppo) potranno ridurre le emissioni globali nel 2030, rispettivamente, del 5 e del 10%, rispetto alle emissioni basate sulle politiche attualmente in vigore. Per mantenere il riscaldamento globale a +1,5 °C, le emissioni globali dovrebbero invece diminuire del 45% (sempre rispetto alla traiettoria delle misure in vigore oggi), per rimanere entro +2 °C serve un taglio del 30%. Uno sforzo immane visto lo scenario politico in molti stati, come Russia, Usa, India, Messico.
Le soluzioni per la decarbonizzazione e un appello alla finanza
Le soluzioni sono note: accelerare sulle rinnovabili e bloccare gli investimenti in nuove infrastrutture ad alta intensità di combustibili fossili. In questo senso l’ultimo World Energy Outlook 2022, pubblicato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) porta qualche buona notizia. Secondo l’agenzia le fonti fossili sono destinate a raggiungere il picco entro la fine del decennio e i costi delle rinnovabili sono talmente competitivi da rendere persino inattuabile la costruzione di nuove centrali nucleari. Ad accelerare la transizione in molti paesi è stata la crisi energetica globale innescata dall’invasione russa dell’Ucraina, che sta provocando “cambiamenti profondi e duraturi che hanno il potenziale per accelerare la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e sicuro”, ha dichiarato Fatih Birol, direttore della IEA. Per accelerare servirà soprattutto il mondo della finanza che dovrà sostenere investimenti tra i 4 e i 6000 miliardi di dollari l’anno. Si tratta di una quota relativamente piccola (circa 1,5-2%) del totale delle attività finanziarie gestite, ma significativa (20-28%) in termini di risorse annue aggiuntive da allocare.
Per Unep non c’è scampo: bisogna trasformare radicalmente i mercati finanziari, rendendoli davvero efficienti sulla sostenibilità, con meccanismi di trasparenza e accountabilty efficienti, regolati da interventi di politica pubblica. In questo modo si potranno creare mercati per le tecnologie low carbon, mobilitando banche centrali e “club” climatici dei paesi cooperanti, che possano operare attraverso dispositivi di impegno finanziario credibili, come le garanzie sovrane.
Immagine: la copertina dell'Emission Gas Report 2022