Meno cinque giorni alle elezioni politiche, poco meno di sette anni per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali. Siete (siamo) di fronte ad un bivio e tocca decidere quale conto alla rovescia ritenere più importante. Fatto? Ora rispondete: avete preferito il mezzo o il fine? I due countdown, infatti, sono tutt’altro che slegati. La scelta del prossimo governo è fondamentale, sennò addio ambizione. Ma come aiutare cittadine e cittadini a capire quali partiti sono pronti ad agire per il clima? Oggi 20 settembre 2022, Italian Climate Network e Climalteranti hanno pubblicato i risultati della loro seconda e ultima valutazione pre-voto. Al vaglio degli scienziati, questa volta, anche le dichiarazioni rilasciate dai leader e gli ulteriori materiali di approfondimento presentati dai partiti durante la campagna elettorale. Chi avrà ottenuto il maggiore indice di impegno climatico in questo secondo round?

Prima valutazione: il clima nei programmi elettorali

Il 6 settembre scorso, in anteprima su Materia Rinnovabile, vi avevamo parlato dei risultati della prima fase del progetto Indice di Impegno Climatico per le Elezioni Politiche 2022. In quell’occasione, il gruppo super partes di 20 scienziati ed esperti di politiche del clima ed energia aveva analizzato solamente i programmi elettorali dei partiti depositati ufficialmente al Ministero dell’Interno. Le conclusioni della onlus Italian Climate Network e Climalteranti mostravano Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico ai primi due gradini del podio, rispettivamente con 9,3 e 8,6 punti. Dava invece meno garanzie di volersi addossare oneri e onori della transizione ecologica la coalizione Fratelli d'Italia-Lega Salvini Premier - Forza Italia - Noi moderati: 4,1 il punteggio ottenuto, il più basso di tutti.

Seconda valutazione: web, social e dichiarazioni dei leader dei partiti

Oltre ai programmi ufficiali, questa seconda analisi ha preso ad oggetto anche le proposte e i materiali tematici disponibili sui siti web delle forze politiche, nonché le dichiarazioni dei leader riportate dai principali quotidiani o disponibili sui loro canali social ufficiali. Identico resta invece il metodo utilizzato nella prima fase. Volendo citare alcuni dei principali criteri: verifica della centralità del cambiamento climatico, ma anche della presenza di elementi di interconnessione del climate change con lo sviluppo sociale ed economico, dell’impegno alla mitigazione e alla decarbonizzazione o del coordinamento alle politiche europee.
Secondo la
Presidente di Italian Climate Network, Serena Giacomin “I risultati finali confermano quanto già emerso nella prima valutazione, una evidente differenza nel punteggio riportato dalle diverse forze politiche. Alcune hanno preso punteggi molto elevati, derivanti dall’espressione di un più chiaro impegno promesso sul clima; altri punteggi bassi, indice di un segnale ambiguo, sfocato e di un impegno promesso molto poco strutturato, se non addirittura assente”.
L’Alleanza Verdi e Sinistra si conferma con il punteggio più elevato (9,2), seguita ancora da Partito Democratico (8,7) e Unione Popolare (7,9). Risultati intermedi per Movimento 5 Stelle, Più Europa e Impegno civico. Il punteggio più basso è invece quello ottenuto da Fratelli d’Italia e Forza Italia (entrambi 4,1), seguito a breve distanza da Lega per Salvini Premier (4,3) e Noi moderati (4,2).
Anche questa volta, resta importante sottolineare che il voto “6” non indica la sufficienza. È il “10” a rappresentare il massimo dell’ambizione e dell’impegno per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C.

Chi sale e chi scende

“Scienziati, esperti di politiche su clima ed energia hanno letto con attenzione il materiale e hanno attribuito punteggi in base ai criteri definiti. Il valore medio delle 20 valutazioni è un risultato solido, in grado di fornire un’indicazione obiettiva e utile agli elettori”, ha dichiarato Stefano Caserini, Docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici del Politecnico di Milano, fondatore di Climalteranti e membro del Consiglio Direttivo di Italian Climate Network, nonché ideatore e coordinatore del progetto.
Rispetto alla precedente valutazione, hanno
rafforzato la loro posizione Movimento 5 Stelle e Lega per Salvini Premier, che nel suo programma individuale (successivo a quello di coalizione depositato al Ministero) ha inserito numerose azioni relative alla transizione energetica.
Scende invece il cosiddetto “Terzo Polo”:
Azione è passata da un iniziale 5,8 a 5,4 a causa degli attacchi del suo leader Carlo Calenda al Green Deal europeo e al pacchetto Fitfor55, in particolare con la richiesta di sospendere il sistema europeo di scambio dei diritti di emissione (Emission Trading System) per i grandi impianti industriali. Simile valutazione sulle dichiarazioni del suo alleato Matteo Renzi e del suo partito Italia Viva, bacchettato questa settimana dall’alleanza Verdi-Sinistra – il leader SI Nicola Fratoianni lo ha definito “climafreghista” - per aver scelto un di volare con un jet privato da Napoli a Lugano, emettendo 4,7 tonnellate di Co2 per un viaggio di sola andata.
Chissà se, eletto il nuovo esecutivo, temi come il caro-energia continueranno a monopolizzare il dibattito sulla transizione energetica o si inizierà ad affrontare la crisi climatica in senso ampio e di medio-lungo periodo. Il dado non è ancora tratto, ma siamo sempre più vicini al bivio.

Immagine: Joakim Honkasalo (Unsplash)