In Italia la criminalità ambientale continua a colpire. Secondo il rapporto Ecomafia 2022, realizzato da Legambiente e presentato il 15 dicembre a Roma, nel 2021 i reati contro l’ambiente non scendono sotto il muro dei 30mila illeciti (accertati 30.590), registrando una media di quasi 84 reati al giorno.

Un dato preoccupante che, nonostante una leggera flessione del -12,3% rispetto al 2020, mette in luce le profonde radici delle ecomafie. Se si considerano anche gli illeciti amministrativi – oltre 59.268 quelli contestati – nel nostro Paese ogni ora vengono accertate circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente, anche grazie alla spinta della corruzione. Il tutto si traduce in un bottino d’oro per gli ecomafiosi, che nel 2021 hanno fatturato 8,8 miliardi di euro. Cemento e rifiuti guidano la “classifica” delle filiere illegali.

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Ecomafia: ecco i settori preferiti dalla criminalità ambientale

Secondo il rapporto Ecomafia 2022, edito da Edizioni Ambiente e realizzato con il sostegno di Novamont, sono molti i settori in cui si impone la criminalità. Il ciclo illegale del cemento è al primo posto delle filiere illegali con 9.490 reati (31% del totale), seguito da quello dei rifiuti (8.473) che registra anche il maggior numero di arresti, ben 287, (+25,9% rispetto al 2020) e di sequestri (3.745, con +15%) e dai reati contro la fauna (6.215). In impennata, invece, i reati contro il patrimonio boschivo. Sono 5.385 i reati tra incendi colposi, dolosi e generici (+27,2%) con una superficie colpita dalle fiamme di oltre 159.000 ettari (+154,8% sul 2020). In crescita anche i furti di opere d’arte, che arrivano a quota 603.

Le inchieste contro i traffici illeciti di rifiuti monitorate da Legambiente nel 2021 sono state ben 38, contro le 27 dell’anno precedente, mentre nei primi sette mesi di quest’anno la cifra è arrivata a quota 17. I quantitativi di rifiuti sequestrati superano i 2,3 milioni di tonnellate, l’equivalente di 94.537 tir: messi su strada, uno dietro l’altro, formerebbero un serpentone di 1.286 chilometri, che da Reggio Calabria potrebbe spingersi al confine con la Svizzera. Da segnalare, infine, i 640.195 controlli eseguiti nel settore agroalimentare e il fatto che tra i nuovi interessi delle ecomafie c’è il traffico illecito degli oli vegetali esausti.

Rispetto alla scorsa edizione, ci sono novità anche tra i focus presenti nel report: “Il processo di transizione ecologica e i possibili fattori di rischio”, a cura del Comando Carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica, e “I danni ambientali oltre la responsabilità penale: il sistema di allerta del SNPA”, contributo dell’ISPRA sui procedimenti penali in cui viene contestato il danno ambientale, con la metodologia seguita e i casi principali affrontati.

Le Regioni e Province maggiormente colpite dai reati ambientali

Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa che subiscono il maggiore impatto di ecocriminalità e corruzione. Qui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale. Tra le regioni del Nord la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di illeciti ambientali. Crescono invece i reati accertati in Liguria, ben 1.228, che scala cinque posizioni, arrivando al nono posto. A livello provinciale, Roma, con 1.196 illeciti ambientali, scalza nel 2021 dalla prima posizione Napoli (1.058), che viene superata di misura anche da quella di Cosenza (1.060).

Di fronte a questo quadro complessivo, c’è da dire che nel 2021 le forze dell’ordine hanno applicato per ben 878 volte i delitti contro l’ambiente (legge 68/2015). 292 i beni posti sotto sequestro per un valore complessivo di oltre 227 milioni di euro. Il delitto in assoluto più contestato è quello di inquinamento ambientale, con 445 procedimenti penali, ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, con 497 provvedimenti.

Legambiente presenta 10 proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione dello Stato

Il report Ecomafia 2022, presentato a Roma insieme al nuovo restyling del sito noecomafia.it, strutturato come un vero e proprio centro di documentazione online, è stato anche l’occasione per Legambiente per presentare le sue 10 proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione dello Stato a partire dall’approvazione da parte del governo Meloni delle riforme che mancano all’appello, anche in vista della prossima direttiva europea sui crimini ambientali.

Tra queste occorre approvare anche in questa legislatura la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione Ecomafia); inserire i delitti previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo (423 bis) tra quelli per cui non scatta la tagliola dell’improcedibilità, approvare il ddl contro le agromafie, introdurre nel codice penale i delitti contro gli animali, emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente.

“Il quadro che emerge dalla lettura del nostro Rapporto Ecomafia 2022 continua a essere preoccupante – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti degli ecocriminali, ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del PNRR, molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro, e presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica. In tutto ciò il sistema di prevenzione e repressione dei reati descritti in questo Rapporto non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare. Per questo oggi abbiamo presentato le nostre dieci proposte di modifica normativa, convinti che quel percorso di civiltà, iniziato a suo tempo con la legge sugli ecoreati proseguito quest’anno con l’introduzione della tutela dell’ambiente tra i principi della nostra Costituzione e con l’inserimento dei delitti contro il patrimonio culturale, possa proseguire anche in questa legislatura. Noi verificheremo sulla base dei fatti se a quel voto favorevole, sostanzialmente all’unanimità a favore dell’ambiente in Costituzione, seguirà un percorso coerente nella XIX legislatura per una seria ed efficace lotta ai cosiddetti ladri di futuro”.

Image: Stormseeker (Unsplash)