Foto di Mirjam Verschoor

 

Due tedeschi nel regno d’Olanda. Una bella fetta dell’economia circolare olandese passa anche attraverso la visionarietà di Thomas Rau e Sabine Oberhuber che, ormai da decenni, hanno eletto i Paesi Bassi a propria dimora. In Olanda Rau e Oberhuber, architetto lui e business strategist lei, hanno fondato Turntoo. Attraverso nuove forme di architettura, concept innovativi, prodotti e servizi circolari, si pongono l’obiettivo di facilitare l’equilibrio tra uomo e natura, nonché la nostra temporanea presenza su questo pianeta. “Siamo ospiti sulla Terra”, dicono. 

Così Materia Rinnovabile li ha intervistati nel loro ufficio nella zona nord di Amsterdam, un open space ricco di luce, dove la disposizione delle scrivanie non lascia percepire molto sulle gerarchie interne. Non c’è alcun ufficio inaccessibile, Rau e Oberhuber sono immediatamente visibili a chi entra. Li incontriamo circa un mese dopo il lancio della Madaster Foundation che mira a eliminare a livello mondiale i rifiuti nel settore edilizio, tramite un registro online per i Material Passport, che servirà a catalogare tutti i materiali presenti attualmente negli edifici. Thomas Rau e Sabine Oberhuber hanno di recente pubblicato il libro Materials Matter, al momento disponibile solo in olandese.

 

Perché i materiali hanno bisogno di un passaporto?

Rau: “I rifiuti sono materiali senza un’identità. Per evitare che diventino rifiuti hanno bisogno di un passaporto, che permette di catalogarli con l’obiettivo di preservarli, riutilizzarli e anche risparmiare sui costi, in modo da ridurre e, infine, eliminare gli scarti. Prendiamo il caso dell’oro: una certa quantità di oro oggi in circolazione potrebbe derivare dall’epoca romana. Storicamente l’oro non diventa un rifiuto perché tutti sanno che è un materiale in edizione limitata. Tuttavia oggi l’oro è utilizzato in quantità minime, per esempio negli smartphones in una maniera tale che ne impedisce il riutilizzo. Si tratta di quantità minime se si guarda al singolo pezzo, ma nell’insieme la perdita è notevole: una tonnellata di smartphones contiene più oro di una tonnellata di minerale d’oro. Il ‘Passaporto dei Materiali’ permetterà di sapere esattamente dove sono collocati tutti i materiali, oro compreso, e a mantenerli in circolazione”.

Oberhuber: “Da quando si producono apparecchi elettronici l’oro sta sparendo e non sono piccole quantità se si guarda al totale. Nei Paesi Bassi, ad esempio, è stato perso, nel solo 2014, una quantità pari a 27 milioni di euro”.

 

Cosa si potrà fare con la piattaforma dei materiali realizzata dalla Fondazione Madaster?

Rau: “L’obiettivo è creare un inventario globale dei materiali disponibili. Siamo convinti che bisogna inventariare e gestire le risorse nel sistema. La piattaforma Madaster sarà un ente pubblico comparabile al catasto. Nessuno la possiede. Tutti possono usarla, anche se ci sarà una quota per poter accedere. Dopo ognuno potrà disporre delle informazioni presenti. Permetterà ai singoli proprietari di immobili, per esempio, di registrare il proprio edificio e, come servizio, conoscere ogni anno il valore dei materiali presenti nella sua struttura.

Gli edifici demoliti sono miniere di materiali da sfruttare, i materiali derivanti dalla demolizione di un edificio non saranno più considerati rifiuti e buttati via, ma valorizzati come risorse. Con Madaster non solo sarà possibile vedere quali materiali un edificio contiene, ma anche come è stato costruito, il che fornisce importanti informazioni su quanto facilmente i suoi materiali possono essere estratti. Crediamo che ciò condurrà a un modo completamente nuovo di progettare gli edifici, avendo sempre ben in mente il processo di de-costruzione finale. E questo è il modo in cui lo studio Rau oggi progetta i suoi edifici”.

 

Come si possono rinnovare i vecchi edifici?

Rau: “La domanda alla base è come reinventare l’edificio preservandone l’identità. Ciò non significa conservare tutto, ma fare un’analisi per capire quali edifici sono ricchi abbastanza – sia in termini di identità e storia sia a livello di materiali – da essere conservati.

Gli edifici da demolire sono le miniere di materiali che possono servire per nuove costruzioni, ma anche per ristrutturare quegli edifici che si vogliono riqualificare perché, essendo stati costruiti nello stesso periodo, hanno lo stesso tipo di materiali alla base. Oggi si conosce il numero di edifici da rinnovare, ma non si conoscono i materiali che li costituiscono – lacuna a cui si può sopperire inventariando i materiali tramite il passaporto e Madaster”. 

Oberhuber: “È importante analizzare a che livello è possibile riutilizzare i materiali nell’edificio – a livello di edificio, a livello dei componenti o a livello dei materiali – e guardare in maniera creativa a come utilizzare quanto è presente. Questo è quel che abbiamo fatto, nel 2015, per la sede di Liander, uno dei primi edifici circolari al mondo. Quello che abbiamo trovato quando abbiamo iniziato il progetto era una struttura molto brutta dagli anni ’60 composta da diversi edifici sconnessi tra di loro. Abbiamo analizzato come poter riutilizzare al massimo quanto già esisteva e, allo stesso tempo, creare un ‘nuovo’ edificio. Il risultato è stato la conservazione del 90% di tutti i materiali che abbiamo trovato e, contemporaneamente, la creazione di un edificio che non assomigliava per niente a quello che avevamo trovato. Abbiamo riutilizzato la maggior parte dei componenti e dei materiali degli edifici esistenti, i pannelli dei soffitti, il calcestruzzo delle diverse parti, che erano state demolite. Abbiamo riciclato, tra l’altro, l’asfalto dai tetti e convertito le porte esistenti in nuovi arredamenti.

Tutto quel che abbiamo aggiunto è stato progettato avendo in mente il suo futuro disassemblaggio e riassemblaggio. La struttura metallica del tetto è stata progettata con l’aiuto di un gruppo di costruttori di montagne russe, minimizzandone il peso, riducendo l’uso superfluo delle materie prime e consentendo lo smontaggio per un successivo riutilizzo. Tutto è documentato in un ‘passaporto delle materie prime’ per assicurare il riutilizzo di tutti i materiali in futuro”.

 

Nuovo edificio Liander, Duiven.

 

Vecchio edificio Liander, Duiven.

 

Come si possono combinare la ristrutturazione e la manutenzione di vecchi e nuovi edifici con la riduzione del consumo energetico? 

Rau: “Secondo me il focus non è l’energia, non c’è un problema energetico. Abbiamo abbastanza fonti rinnovabili. Siamo in grado di creare edifici a energia positiva, edifici che producono energia, siano essi nuovi o ristrutturati.

L’energia diventa, invece, importante se guardiamo a quella consumata dagli apparecchi elettronici usati negli edifici, come i dispositivi elettronici, il cui consumo è spesso inutilmente alto. In tal caso il concetto di ‘prodotto come servizio’ offre una soluzione ottimale permettendo di spostare la bolletta elettrica sul produttore, in modo che quest’ultimo abbia un incentivo a fornirci apparecchi che consumano meno energia. Con il ‘prodotto come servizio’ si può abbassare la richiesta energetica e spostare il focus da quanto bisogna produrre a quanto si può ridurre la domanda di energia senza perdere alcun comfort”. 

 

Veduta interni nuovo edificio Liander, Duiven.

 

 Il futuro è, quindi, nel servizio, non nel possesso?

Rau: “Certamente sì. L’uso, invece del possesso può funzionare in ogni settore dove è richiesto quello che noi chiamiamo limited edition. Siamo convinti che, una volta che i produttori manterranno la proprietà dei loro prodotti e guarderanno ai dispositivi installati come depositi di materiali per il futuro, inizieranno a produrre in maniera diversa. Il pianeta Terra è un sistema chiuso. Tutto ciò che c’è di fisico in un sistema chiuso è un’edizione limitata nella sua essenza e, dunque, ha valore. Abbiamo materiali limitati e il servizio, anziché il possesso, facilita il modo in cui possiamo usarli in maniera illimitata. Se vogliamo davvero cambiare il mondo, si devono cambiare i modelli di business”.

 

Cosa cambia per le aziende che adottano un modello di business basato sul prodotto come servizio?

Rau: “L’azienda produttrice mantiene il possesso e la responsabilità del prodotto che viene concesso come servizio e lo considera come deposito di materiali. Restandone proprietario, il produttore capisce che creando oggetti di bassa qualità, oggetti di bassa qualità torneranno indietro; mentre creando oggetti di buona qualità, dopo un certo periodo, torneranno oggetti di buona qualità. Che possono essere riusati o integralmente o parzialmente”.

 

Qual è il passo successivo per chiudere il cerchio?

Rau: “Non penso si tratti di chiudere il cerchio, questo è un equivoco. Chiudere il cerchio vuol dire che stiamo ancora ottimizzando i flussi di materiali tra le catene che abbiamo già organizzato. Il prossimo passaggio è la ‘catena perpetua dei materiali’, che abbiamo disegnato come alternativa alla chiusura del cerchio. L’elemento centrale è che i materiali sono sempre presenti nel fronte o nel retro della catena, non sono mai persi”.

Oberhuber: “Chiudere il cerchio è una delle opzioni. Bisogna pensare in cerchi multipli. I cerchi più piccoli sarebbero i cerchi in cui i prodotti sono riparati e ricondizionati, ma si può anche pensare di riutilizzare i componenti da essi derivanti nel cerchio più grande dei materiali. Componenti o materiali possono tornare indietro al produttore iniziale oppure possono andare anche ad altri produttori. Ci sono elementi che non possono tornare di nuovo in un computer, ma potrebbero funzionare perfettamente in una lampadina o in un altro device. Non importa chi userà il materiale dopo: quando quest’ultimo torna indietro anche un’azienda diversa dalla precedente può utilizzarlo”.

 

Quali sono i principali ostacoli in questo passaggio e come si può spingere su questa trasformazione in paesi e aziende che ancora non vedono quest’opportunità?

Rau: “L’ostacolo principale si trova tra le nostre orecchie. L’ostacolo mentale si supera soltanto facendo vedere l’incentivo finanziario di questa trasformazione. Non funziona approcciare il problema da un punto di vista morale: solo mostrando i benefici finanziari si può andare oltre la paura che le aziende hanno del nuovo sistema. Inizierei con i marchi di alto livello, in Italia dalla Ferrari, che ha un modello di business basato sull’edizione limitata da sempre, ma non sa nulla di ambiente. 

Le aziende devono continuare con il loro business tradizionale e parallelamente a esso iniziare un nuovo business in modo da partire piccoli, correre un basso rischio, provare, prendere confidenza e via via espandersi”.

Oberhuber: “La maggior parte dei grandi produttori dipendono soprattutto dai materiali grezzi. Corrono il grande rischio che questi materiali finiscano, mentre con il nuovo sistema i rischi si abbassano. Un’azienda produttrice che mantiene il possesso dei materiali, sa quali torneranno indietro, quando e con quale qualità. Ciò non vuol dire che le aziende produttrici devono gestire da sé la fase di take back, l’importante è che facilitino il processo sotto la propria responsabilità”.

 

Interno del Municipio di Brummen.

 

Non si perde così la competizione tra aziende?

Rau: “La competizione non è più sui materiali. Nel settore automobilistico tedesco, per esempio, Volkswagen, Audi, Mercedes e Bmw hanno sviluppato insieme una piattaforma e hanno un unico budget per la ricerca sui materiali. Quando i materiali tornano indietro, Mercedes, se non ne ha più bisogno, può darli ad Audi. Si potrebbero creare nuovi mercati tra produttori. Con il vantaggio che tutto potrebbe diventare più economico perché aziende che oggi commerciano solo materiali senza creare alcun valore, verranno così tagliate fuori”.

 

Cambierà, dunque, anche la logistica?

Oberhuber: “Sì, credo ci saranno centri di riparazione vicini e centri di produzione più centralizzati. La stampa 3D giocherà un ruolo importante, realizzando solo le parti mancanti di cui si ha bisogno per riparare il prodotto”.

 

Come sarà la casa del futuro? 

Rau: “Immagino qualcosa a metà tra un hotel e una casa di proprietà. Ci sono cose in una casa a cui non siamo affezionati, come gli apparecchi elettronici, che non abbiamo bisogno di possedere e che possiamo quindi avere come servizio. Ci sono, però, anche oggetti speciali, magari un ricordo dei nonni, che vogliamo conservare. Questi sono gli oggetti che vogliamo possedere e tramandare ai nostri nipoti. Possesso significa non solo avere il potere su un oggetto, ma anche averne la responsabilità. La responsabilità di possedere un oggetto, in un sistema chiuso dove le risorse sono limitate, è immensa e le persone devono esserne consapevoli”.

 

In questo quadro c’è un attore mancante al momento?

Rau: “Sì: il governo olandese, che dovrebbe definire il quadro di riferimento entro cui si può organizzare l’economia circolare e finora non l’ha fatto”.

 

Cosa può fare concretamente il governo?

Rau: “Non dare alcun permesso edilizio se non si tratta di edifici a energia neutrale o positiva, come accade in Svizzera. Tassare di più le risorse e meno il lavoro che è una risorsa illimitata”.Oberhuber: “Il governo può promuovere la riparabilità degli oggetti come si fa in Svezia. Può, per esempio, porre un tetto massimo al costo delle riparazioni di un prodotto rispetto a uno nuovo. Ci sono molti incentivi che si potrebbero attivare. Le aziende si muoveranno di conseguenza, una volta stabiliti gli obiettivi”.

 

Qual è il messaggio per le aziende che ancora non hanno intrapreso il loro percorso verso l’economia circolare?

Oberhuber: “Le aziende che non cambiano abbastanza velocemente saranno presto sorpassate. Devono cambiare altrimenti arriverà il momento in cui non avranno più accesso ai materiali di cui hanno bisogno per continuare a produrre. Ciò richiede non solo un cambiamento operativo, ma una profonda trasformazione culturale. Tutti i processi devono essere rivisti: progettazione, produzione, modelli di business, finanza”.

Rau: “Questo è già il presente e sarà il futuro. Il pianeta non sta ad aspettare e segue le sue leggi. Sta a noi decidere se partecipare a questo processo o fare da spettatori. Dobbiamo diventare ‘contadini mentali’. Come il contadino che sa tutto sulle piante, sugli animali, sulle nuvole, sul meteo, sull’acqua, sulla pioggia e pianifica sul lungo termine in cicli multipli essendo sempre messo a confronto con le conseguenze delle sue stesse decisioni, noi dobbiamo diventare mentalmente contadini, ma in un’ottica immateriale, non avendo un terreno con cui confrontarci. Dobbiamo essere consapevoli che ci saranno conseguenze alle nostre decisioni e queste andranno a ripercuotersi sui pianeta e sulle risorse limitate che abbiamo a disposizione”.

 

Quale può essere il ruolo degli investitori? A chi tocca investire in questa transizione? 

Rau: “L’interesse negativo sui capitali attuali significa che c’è troppo capitale in circolazione. La transizione non è un problema di soldi”. 

Oberhuber: “I fondi pensione sono molto interessati a questa transizione circolare perché cercano investimenti sostenibili a lungo termine che oggi sono molto difficili da trovare”. 

 

 

Madaster, www.madaster.info

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