Nel mondo la capacità produttiva dell’industria delle bioplastiche tornerà a crescere stabilmente, e non di poco. Secondo i dati di mercato presentati il 6 dicembre scorso alla 17a Conferenza EUBP promossa da European Bioplastics - associazione europea che rappresenta gli interessi del settore – la produzione globale è destinata a passare da 2,23 milioni di tonnellate del 2022 a circa 6,3 milioni di tonnellate nel 2027.
Le proiezioni, sviluppate in collaborazione con nova-Institute, dimostrerebbero il superamento della stagnazione subita nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19.
Bioplastiche, la produzione di imballaggi è la principale applicazione
"Lo sviluppo positivo della capacità produttiva di bioplastiche deve essere visto nel più ampio contesto globale di crisi climatica, aumento dei costi energetici e catene del valore interrotte. Eppure, nonostante queste sfide, la capacità produttiva di bioplastiche sta crescendo. Ancora una volta, questo dimostra la resilienza e l'importanza del nostro settore", ha affermato Hasso von Pogrell, direttore generale di European Bioplastics (EUBP).
La capacità produttiva globale di bioplastiche è destinata infatti ad aumentare significativamente nei prossimi 5 anni, raggiungendo 6,3 milioni di tonnellate nel 2027. E le ragioni sono facilmente intuibili. Grazie al forte sviluppo di polimeri come i PHA (poliidrossialcanoati), l'acido polilattico (PLA), le PA biobased (poliammidi) e alla costante crescita del polipropilene biobased (PP), esistono alternative in bioplastica per quasi tutti i materiali plastici convenzionali e le relative applicazioni.
Con il 48% (1 milione di tonnellate) del mercato totale, gli imballaggi rimangono il maggiore campo di applicazione delle bioplastiche. I dati confermano inoltre che i materiali bioplastici vengono già utilizzati in molti altri settori e che il portafoglio di applicazioni continua a diversificarsi. Segmenti come automotive, trasporti, agricoltura ed elettronica continueranno ad aumentare moderatamente la loro quota relativa nei prossimi anni.
Asia primo produttore. In crescita verso il 60% del mercato globale
L'Asia rimane il principale polo produttivo, con poco più del 40% delle bioplastiche attualmente prodotte in questa regione. Percentuale che, anche grazie alla riduzione della quota occupata dal Vecchio Continente (25%), potrebbe addirittura crescere di ulteriori venti punti. Un dato che secondo von Pogrell pone l’Europa a un bivio. "Nei prossimi anni assisteremo a un aumento impressionante della produzione di bioplastiche. Tuttavia, la grande domanda è: l'Europa vuole ancora giocare un ruolo significativo nel campionato mondiale delle bioplastiche o rinuncia alla sua leadership nel campo dei materiali innovativi e sostenibili? Gli investimenti nelle infrastrutture e nella ricerca richiedono le giuste condizioni politiche ed economiche. Pertanto, i responsabili politici europei dovrebbero sfruttare le numerose iniziative legate al Green Deal europeo per riconoscere e promuovere chiaramente le plastiche biobased e compostabili”.
Quanta terra servirà alle bioplastiche
Si stima che i terreni utilizzati per la coltivazione di materie prime rinnovabili per la produzione di bioplastiche saranno 0,8 milioni di ettari nel 2022 e continueranno a rappresentare solo poco più dello 0,01% dell'area agricola globale, che è pari a 5 miliardi di ettari. Se le previsioni di crescita saranno confermate, anche la quota di utilizzo del suolo per le bioplastiche aumenterà, però senza superare lo 0,06%. "In relazione alla superficie agricola disponibile, questa quota è ancora minima. Non c'è quindi competizione tra le materie prime rinnovabili per l'alimentazione umana e animale e la produzione di bioplastiche", afferma von Pogrell, "Oltre il 90% dell'area agricola globale è utilizzata per pascoli, mangimi e alimenti. Questo aspetto è di fondamentale importanza anche nel dibattito politico relativo ai terreni utilizzati per le industrie biobased".