Da un recentissimo sondaggio dell'Eurobarometro, il 77% dei cittadini europei si esprime a favore della riparazione dei propri beni e prodotti acquistati anziché comprarne di nuovi. In un’epoca in cui tutti si stracciano le vesti per ridurre i consumi di energia e di materiali (di cui in modo vertiginoso sono aumentati i prezzi di acquisto) ma nei fatti si tenta di tornare indietro riabilitando le fuligginose centrali a carbone, vi sono studi svolti dal Parlamento Europeo che certificano significativi risparmi portati dall'allungamento del ciclo di vita dei prodotti, a partire da quelli elettrici ed elettronici.
L'Italia dell'oligarchia dell'industria sporca ben rappresentata dalla coppia Draghi-Cingolani continua invece a favorire le rottamazioni e indirettamente l'obsolescenza programmata degli elettrodomestici, continuando incredibilmente a tenere congelati i decreti attuativi per consentire la cosiddetta "preparazione per il riutilizzo" che avrebbe dovuto prender corpo circa 17 anni fa (vedi articolo 214 ter del dlgs 15272006).
Ora basta!
L’associazione Zero Waste Italy con il sostegno di un vasto schieramento di personalità del mondo dell'usato, dell'ecologia ma anche dell'economia circolare (come l'azienda Dismeco di Marzabotto- BO, che ricicla lavatrici e rifiuti elettrici ed elettronici) ha lanciato una petizione su change.org per sbloccare questa anacronistica ed indecente situazione. Nella petizione si chiede anche che l'Italia si doti di una normativa nazionale sul modello di quella svedese approvata nel 2017 che riconosca significative detrazioni fiscali a chi certifichi l'avvenuta riparazione di beni e prodotti. Ora, come accennato, è il Parlamento Europeo a spingere proprio in questa direzione imponendo il diritto alla riparazione.
La petizione - che invitiamo tutti a firmare perché i suoi obiettivi darebbero forza anche ad una estesa economia che già adesso senza alcun incentivo rappresenta oltre 80mila addetti - ha già superato 27mila firme. Puntiamo a raggiungerne 50mila, ma già al raggiungimento di 30mila firme in qualità di primo firmatario mi impegno ad andare a Roma e a consegnare di persona a Draghi o chi per lui le firme e la petizione. A costo di uno sciopero della fame!
Intanto un grazie sentito a tutti i firmatari che con una semplice firma stanno davvero facendo la differenza.
Immagine: Carlos Lindner (Unsplash)