L’azienda Recsel opera a Taranto con uno degli impianti di selezione della differenziata più importanti del Sud Italia. Abbiamo parlato della loro realtà, dello stato della differenziata in Puglia e del futuro del riciclo con Giuseppe Palmisano, direttore tecnico di Recsel.

Ci parla di Recsel?
Recsel è l’unico impianto di recupero/riciclo convenzionato con i vari consorzi di filiera del CONAI, quali Comieco, Corepla, Coreve, Rilegno, Cial, Ricrea, che opera nella provincia di Taranto. Ha un bacino d’utenza regionale. Nel nostro impianto sono conferite gran parte delle raccolte differenziate della provincia di Taranto e di molti comuni delle province di Bari e Brindisi.

Che numeri fate?
Gestiamo più di 30.000 tonnellate all’anno e siamo attivi da vent’anni. Nel 2018, abbiamo trattato quasi 19.000 tonnellate di carta e cartone, 8.000 tonnellate di plastica e più di 3.000 tonnellate di vetro. Con un’efficienza del 95%. Il che significa che solo il 5% del materiale in ingresso è stato avviato alla termovalorizzazione o in discarica. I dati ufficiali del 2019, invece, sono 31.500 tonnellate: 20.300 di carta e cartone; 9.600 plastica; 1.600 vetro.

Come considerate il vostro impianto?
Il compito di un impianto come Recsel è valorizzare le raccolte differenziate urbane provenienti dai comuni per produrre materia prima secondaria per il successivo settore industriale o altri materiali recuperabili destinati ad altri impianti. Si tratta di un passaggio strategico, almeno nel nostro territorio, che garantisce un sito di conferimento prossimo e funzionale alle raccolte dei comuni da una parte e, dall’altra, flussi di materiali con la minor presenza di scarti all’interno verso gli ulteriori impianti di recupero. In questa maniera a ogni anello della filiera è permesso di compiere al meglio la propria specifica attività senza inutili sovrapposizioni. La selezione e valorizzazione dei rifiuti in Recsel viene eseguita fondamentalmente mediante l’ausilio di sistemi automatici di separazione meccanica dimensionale e riconoscimento ottico delle diverse tipologie di materiale, così che agli operatori viene affidato esclusivamente il compito del controllo di qualità per garantire gli standard qualitativi richiesti dai consorzi di filiera, che col passare del tempo sono diventati e sono destinati a diventare sempre più stringenti. In questo modo assicuriamo a tutti i comuni con noi convenzionati il massimo del contributo per la raccolta da parte dei diversi consorzi di filiera.

Questo passaggio dunque è importante non solo per l’impianto, ma anche per i comuni?
In questo passaggio si verificano le quantità di raccolta differenziata prodotta dai comuni per ogni singolo rifiuto, la sua qualità in ingresso e la qualità dei materiali selezionati in uscita, da parte di ispettori dei diversi consorzi di filiera. Più la raccolta è “pulita”, più il riciclo è efficiente, pertanto la raccolta differenziata e l’attività di selezione finiscono per pesare di meno sulle tasche dei cittadini: infatti al di sotto di determinati valori di materiali non conformi presenti (c.d. frazioni estranee), i diversi consorzi erogano un corrispettivo per la raccolta differenziata ai comuni senza alcun addebito e conseguente risparmio di costi di smaltimento. Al contrario una raccolta differenziata “sporca” viene contestata al comune al momento dello scarico, che si vede addebitare i costi di smaltimento della frazione non riciclabile e abbassare, fino ad annullarlo, il contributo per la raccolta. È importante dunque diffondere la consapevolezza nei confronti dei comuni, ma soprattutto dei cittadini che una raccolta differenziata più pulita determina un minor costo di smaltimento e quindi un risparmio per la collettività.

Come vede il futuro della vostra attività?
L’affermarsi dell’economia circolare porterà a una sempre maggiore necessità di ottenere dai rifiuti risorse preziose, rinnovabili. Pertanto con l’aumento delle raccolte differenziate si renderà necessaria una maggiore capacità produttiva degli impianti di recupero/riciclo come Recsel, che si tradurrà in maggiori quantità di materiali recuperati, evitandone il conferimento in discarica. Da questo scaturirà un più evidente riconoscimento del ruolo strategico di impianti come Recsel per la collettività e per l’economia.

Oltre alle tecnologie, cosa serve?
Serve la partecipazione dei cittadini, come già detto, e di norme adeguate che favoriscano l’economia circolare. In particolare per quanto riguarda l’annosa questione dell’End-of-Waste. Occorre che sia riconosciuta, anche a livello normativo, ai nostri impianti, la capacità di trasformare rifiuti in risorse. Siamo pronti a investire importanti risorse in apparecchiature sempre più sofisticate, se ci verrà riconosciuta questa capacità. Ci troviamo invece oggi tra l’incudine e il martello, stretti da una normativa datata, mentre affrontiamo le necessità di un sistema economico che punta alla sostenibilità.

Parliamo del Sud Italia. Che particolarità possiede lo scenario nel quale operate?
In Puglia negli ultimi dieci anni sono stati fatti passi da gigante rispetto alla raccolta differenziata. Resta tuttavia ancora molto da fare per raggiungere i livelli di raccolta del Nord. Servirebbe forse una maggiore diffusione di impianti capaci di utilizzare i materiali riciclati nei loro processi produttivi, magari grazie a una politica che incentivi l’utilizzo di prodotti provenienti dalle filiere del riciclo. Inoltre, è necessario che la burocrazia si adegui ai tempi con istruttorie rapide e processi autorizzativi in linea con i veloci mutamenti del mercato. La sostenibilità è una sfida all’interno del sistema di sviluppo economico e produttivo di un paese. Infine, ma non meno importante, è necessario sviluppare politiche di comunicazione nei confronti dei territori che devono conoscere i vari passaggi dell’economia circolare, il ruolo dei vari impianti e gli impatti che davvero generano sul territorio: un impianto di trattamento e selezione, se fatto e gestito correttamente, non inquina, anzi contribuisce allo sviluppo e all’economia del territorio.

Cosa consiglierebbe agli amministratori locali per migliorare e chiudere il ciclo?
Penso che ci sia un grande problema di educazione al consumo. Si deve educare le comunità a consumare meglio, in maniera consapevole, con maggiore attenzione nello scegliere i prodotti anche in base alla possibilità di riciclo. Ciò significa che non ci si può limitare a indicare i calendari di raccolta, ma bisogna fare uno sforzo per ridurre più possibile l’indifferenziato e le impurità nel differenziato. Sono necessari degli investimenti chiari in questo senso, anche perché si tratta di scelte che, se non vengono fatte, influiscono negativamente sui bilanci degli enti locali e sulla qualità della vita dei cittadini.