La città di Amsterdam ha compiuto un importante passo nella transizione per diventare una delle prime città circolari al mondo. L’obiettivo? Minimizzare i rifiuti, innovare il business dei prodotti come servizio, generare nuovi business, incrementare il proprio benessere e le proprie entrate.
Commissionato dalla città, il piano partì dalla mappatura e identificazione di aree in cui potessero essere applicati i modelli di business circolare evidenziando al contempo strategie per realizzare l’implementazione pratica di queste soluzioni sostenibili. Chiamato Circle City Scan, il piano è stato implementato da un ufficio dedicato a questo scopo nella municipalità e da Circle Economy, un’impresa sociale organizzata come una cooperativa, il cui scopo è accelerare la transizione alla circolarità attraverso soluzioni pratiche e scalabili.
La città di Amsterdam punta a riprogettare venti catene di prodotti o materiali. L’implementazione delle strategie di riuso del materiale ha il potenziale per creare 85 milioni di euro all’anno nel settore delle costruzioni e di 150 milioni di euro all’anno con flussi più efficienti di scarti organici. Il risparmio di materiale potrebbe ammontare a 900.000 tonnellate all’anno, una quantità rilevante se confrontata all’attuale importazione annuale di 3,9 milioni di tonnellate attualmente utilizzate nella regione. In termini di occupazione? L’aumento dei livelli di produttività può aggiungere i 700 posti di lavoro nel settore edilizio e 1.200 nell’industria agricola e alimentare. Non male per una città di 800.000 abitanti.
Abbiamo discusso il piano di implementazione con Eveline Jonkhoff, Presidente della Circular Economy Taskforce per Eurocities e consigliere strategico sull’economia circolare della città di Amsterdam, durante un workshop tenutosi a Helsinki.
Perché la città di Amsterdam ha adottato la strategia di rafforzare l’economia circolare a livello locale?
“Da tanto tempo lavoriamo sodo sulla sostenibilità ad Amsterdam, quindi abbiamo una tradizione piuttosto lunga. Sviluppare un politica fondata sull’economia circolare era una cosa naturale da fare e noi abbiamo avuto un’opportunità grazie a uno slancio politico: avevamo un nuovo governo locale ed era stato eletto un nuovo sindaco. L’economia circolare era parte di questa agenda politica: ciò ha contribuito a dare il via all’intero processo.”
Quali sono i pilastri di City Circle Scan e cosa sta facendo la municipalità per implementarlo?
“Siamo partiti da un’approfondita ricerca su Amsterdam. Abbiamo scoperto che ci sono due settori molto preziosi: la catena di valore del settore edilizio (materiali e costruzioni) e quello alimentare. Riteniamo che questi siano i due pilastri dell’economia circolare sui quali dobbiamo concentrarci. Dopo di che abbiamo avviato collaborazioni con attori privati per esperimenti pilota, stimando nello stesso tempo il valore aggiunto di queste due catene di valore.”
Quali strumenti finanziari state utilizzando con i partner privati: fondi, donazioni, premi?
“Naturalmente abbiamo dei finanziamenti, ma la nostra filosofia è ‘imparare facendo’, quindi quello che facciamo come governo locale è stimolare l’avvio del mercato con numerosi esperimenti pilota, lavorando contemporaneamente con le università per fare ricerca su questi progetti. Penso che attualmente siano in corso circa 60 progetti. Sono molto orgogliosa di come stanno rispondendo le aziende della città e le istituzioni culturali.”
In termini di istruzione, quanto è importante informare ed educare i cittadini?
“La consapevolezza è tutto, perché l’economia circolare non è qualcosa di esclusivo per i manager aziendali e gli urbanisti. Essa opera ovunque, nelle nostre case, a scuola, al parco. È molto importante insegnare ai bambini cosa si può fare con i rifiuti, con gli scarti, come possono usare e riusare i capi di abbigliamento, o la plastica. Nell’economia circolare i programmi educativi sono fondamentali anche per i cittadini più anziani e i piccoli business.”
Da un punto di vista normativo le aziende private o altre associazioni richiedono modifiche al regolamento municipale al fine di usare materiali rinnovabili o adottano nuovi tipi di strategie per l’economia circolare, come start-up dedicate alla riparazione, garanzie estese a tutto il ciclo di vita utile ecc.?
“Credo, alla fine, che le normative siano molto importanti per l’innovazione, ma vanno ponderate molto bene. Perché se si è frettolosi si rischia di avvantaggiare qualcuno e danneggiare qualcun altro. Un esempio di cui ci hanno parlato è quello dell’imponente mercato di capi di abbigliamento di seconda mano, provenienti principalmente da donazioni della Gran Bretagna, che, sollecitato dalle leggi del governo keniota, ha causato la distruzione dell’industria della moda di questo paese. Quindi è chiaramente positivo che la Gran Bretagna si liberi dell’abbigliamento di seconda mano, ma per l’economia del settore tessile keniota è terribile. Bisogna stare molto attenti con le normative, in termini di stimolazione e accelerazione, è molto importante.”
Ci sono normative specifiche o regolamenti prodotti dalla municipalità?
“Non abbiamo leggi specifiche sugli edifici circolari, utilizziamo uno standard sui criteri di efficienza energetica. Stiamo attualmente sviluppando insieme al settore privato un nuovo standard per gli edifici circolari. La può definire una normativa, ma è anche uno stimolo. Crediamo che, invece di punire chi non si sta attivando, si debba sostenere chi è sulla strada per la circolarità.”
C’è un esempio di partnership molto innovativa in corso nella vostra città?
“Collaboriamo con molte start-up e aziende: per esempio nel porto di Amsterdam, la Harbour area, un hub innovativo per la transizione energetica, l’economia circolare e quella biobased creerà occupazione, nuovi prodotti e benefici economici. Attualmente affitta spazi a Orgaworld, un’azienda produttrice di biodiesel, e a due altre aziende che producono bioplastiche: Plantics e Avantium. In futuro, il porto potrebbe addirittura essere interessato a sviluppare progetti propri, come una centrale elettrica a biomassa. L’obiettivo in questo caso è di raccogliere vari materiali organici e restituirli alle industrie chimiche (The Harbour ospita anche Prodock, un centro di sviluppo avviato dal porto di Amsterdam e situato al suo interno che offre una produzione dinamica, spazi per uffici ed eventi in cui i business in crescita e le aziende affermate possano co-creare soluzioni per i porti di domani, nda). Un altro esempio è l’uso di calcestruzzo riciclato nel settore edilizio: ora il nostro standard è del 100% di riutilizzo del calcestruzzo da spazi pubblici. Ultima cosa ma non meno importante: ad Amsterdam abbiamo un’interessante economia legata alla stampa 3D. Grazie a queste macchine possiamo creare localmente nuovi prodotti con materiali riciclati.”
In che modo l’economia circolare influenza il settore alimentare?
“Ad Amsterdam abbiamo una fiorente realtà alimentare, molti ristoranti, hotel, ospedali, aziende, supermercati, che insieme producono una grande quantità di avanzi. Quello che facciamo è ridurre lo spreco usando gli avanzi e gli scarti come cibo per nuovi pasti. Abbiamo persino ristoranti che preparano pasti con gli avanzi del supermercato di fianco. Questo è solo un esempio di come vogliamo intervenire su questa catena alimentare.”
La municipalità si è data degli obiettivi riguardo all’economia circolare?
“Come le ho detto, stiamo lavorando a 60 progetti e produrremo una valutazione alla fine di quest’anno e avvieremo nuove politiche per il nuovo anno, quando avremo un nuovo governo locale. Speriamo di imparare parecchio da questi esperimenti pilota. Poi potremmo dover investire di più in conoscenza o risorse, forse dovremo condurre più esperimenti pilota per avere più dimostrazioni di quello che può succedere, forse dovremo cambiare politiche totalmente o redigere nuove normative, tutto è possibile. Impariamo facendo.”
La condivisione è parte dell’economia circolare: che tipo di sharing business è presente ad Amsterdam?
“Il car-sharing è molto popolare. E anche la condivisione di attrezzature e strumenti per la riparazione di auto o case.”
Qual è il futuro delle città circolari?
“Penso che per quanto riguarda Amsterdam e altre città, ci si aspetti un’innovazione dallo sviluppo urbano: quartieri totalmente nuovi funzioneranno adottando una filosofia basata sull’economia circolare. Fognature, materiali da costruzione, gestione dei rifiuti, mobilità, transizione energetica, tutto in un concetto olistico in aree nuove o rigenerate. Non si tratta di una sola casa o azienda o di un singolo progetto, dobbiamo pensare a progetti in cui siano coinvolte 50.000 case, interi quartieri. E dobbiamo creare queste aree in modo che siano circolari.”
Circle City Scan, amsterdamsmartcity.com/projects/circle-scan-amsterdam
Circle Economy, www.circle-economy.com
Eurocities, www.eurocities.eu/eurocities/home
Immagine in alto: www.freepik.com