L’alluminio consumato dagli italiani è in calo, ma la raccolta dei rifiuti da imballaggio tiene. Se l’emergenza Covid ha procurato, infatti, una battuta d’arresto nel settore (- 6% di immesso sul mercato), la raccolta differenziata degli imballaggi di alluminio mantiene però lo stesso trend positivo di sempre, registrando una riduzione quasi esattamente corrispondente a quella del consumo (- 7%). Come dimostrano i dati presentati da CIAL – Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi in Alluminio, l’Italia si conferma quindi tra le eccellenze europee per la quantità di alluminio riciclato: sono 47.400 le tonnellate di imballaggi in alluminio riciclati nel 2020, pari al 68,7% delle complessive 69.000 tonnellate immesse sul mercato, a cui vanno aggiunte 4.500 tonnellate di imballaggio sottile destinato alla termovalorizzazione.
Un risultato vitale – commenta CIAL – per un Paese la cui produzione di alluminio si basa al 100% sul riciclo.
Un materiale riciclabile all’infinito
L’alluminio è il materiale circolare per eccellenza: riciclabile al 100% e potenzialmente all’infinito. Degli oltre 90 milioni di tonnellate prodotti ogni anno globalmente, circa un terzo proviene dal riciclo, e oggi il 75% di tutto l’alluminio da sempre prodotto nel mondo è ancora in uso.
In Italia la produzione di alluminio non deriva da materia prima vergine ma si basa al 100% sul riciclo. Perciò è fondamentale il lavoro svolto da CIAL, nell’ambito dell’Accordo Quadro Anci-Conai, per coinvolgere i Comuni della penisola (ad oggi 5.448, per un totale di circa 47 milioni di cittadini) nella raccolta e riciclo degli imballaggi di alluminio.
Fra lattine per bibite, tappi, scatolette, tubetti e vaschette da asporto, tutto l’alluminio avviato al riciclo nel 2020 ha consentito di evitare 355mila tonnellate di emissioni di CO2 e di risparmiare energia per oltre 153mila tonnellate equivalenti di petrolio.
“La quota di riciclo, seppur in leggero calo ma comunque in linea con i trend degli ultimi anni e superiore agli obiettivi fissati nelle nuove direttive europee sull’economia circolare, conferma come il sistema nazionale di gestione degli imballaggi in alluminio abbia raggiunto un livello di maturità, consapevolezza e responsabilità tale da garantire un contributo imprescindibile verso la transizione ecologica del Paese”, commenta il Presidente di CIAL Bruno Rea. “Il processo di sviluppo è ormai irreversibile e anche le principali regioni del Sud Italia, che già quest’anno registrano performance crescenti, saranno presto in grado di ridurre il gap con le aree più mature grazie, anche, al forte impulso che verrà dato dagli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la creazione e l’ammodernamento degli impianti di selezione e trattamento dei materiali”.
Non solo riciclo: l’alluminio è campione anche in prevenzione
Oltre che sul recupero e riciclo del materiale, l’impegno di CIAL si concentra poi sulla prevenzione del rifiuto, attraverso lo studio di soluzioni innovative per ridurre la quantità di alluminio in fase di progettazione e produzione degli imballaggi. “Un ulteriore elemento di soddisfazione – spiega Rea – riguarda proprio l’impegno delle imprese della nostra filiera che, grazie innovazioni tecnologiche come l’ottimizzazione e riduzione di peso e spessori e la facile e completa riciclabilità, rendono il packaging in alluminio, sempre più affine e coerente con i principi della Prevenzione e quindi con le politiche e i modelli di sviluppo socio-economico della Green Economy. Basti pensare che, sulla base di uno studio effettuato sul trend evolutivo del packaging in alluminio negli ultimi vent’anni, per la produzione di imballaggi sono state risparmiate in totale 107mila tonnellate di alluminio. Il che si traduce in mancate emissioni serra pari a 936.000 tonnellate di CO2 equivalenti.”