Lo hanno dimostrato l’alluvione di Valencia e quella in Emilia-Romagna. Quanto, poi, proprio in questi giorni sta succedendo nella Sicilia orientale ci fornisce ulteriori prove: il modo in cui viene comunicata un’allerta meteo e la responsabilità con cui le persone la recepiscono salvano vite. Eppure, sono ancora troppo frequenti le polemiche che spesso seguono a eventi meteo qualora si rivelino meno pericolosi di quanto previsto.

Come tecnici, ci interroghiamo se siamo efficaci nel trasmettere al grande pubblico le informazioni sempre più precise e dettagliate a nostra disposizione ed è per questo che giornate come quelle che ci vedono impegnati al Festivalmeteorologia di Rovereto sono per noi occasioni di confronto preziose. Nei quattro giorni del Festival, il Dipartimento protezione civile, foreste e fauna della provincia autonoma di Trento è coinvolto in numerose iniziative, che ci offrono un’occasione straordinaria per comunicare a un pubblico vario quali sono i motivi che ci spingono a diramare un’allerta meteo.

Negli ultimi anni ci siamo interrogati su come possiamo migliorare le nostre comunicazioni. Infatti, se da un lato molto si è ottenuto in termini di risposta da parte delle persone, che sono sempre più informate e consapevoli dei rischi connessi agli eventi estremi, ancora tanto si può fare. Per dare un esempio su un traguardo raggiunto, basti pensare che nel nostro territorio trentino adesso diramiamo allerta meteo per i temporali estivi.

Sarebbe stato impensabile qualche anno fa, quando a frequentare la montagna erano soprattutto appassionati, capaci di prevedere come in quota le condizioni meteo possono mutare rapidamente e quali sono i rischi connessi a un temporale. Un tempo ci avrebbero detto che sono eventi meteo normali, ma adesso le persone hanno capito che il cambiamento climatico può renderli più devastanti e che dobbiamo raggiungere anche escursionisti che talvolta non hanno alcuna esperienza della montagna. In inverno, la stagione dello sci ci impegna sul fronte della prevenzione valanghe e anche in questo caso stiamo facendo il possibile per calibrare le nostre informazioni in modo che siano comprensibili non soltanto agli sportivi esperti, ma a tutti coloro che frequentano le piste.

In questo lavoro di riflessione sui nostri messaggi, insieme a Meteotrentino, la struttura della provincia autonoma di Trento che si occupa di meteorologia, nivologia e glaciologia, portiamo avanti progetti sulle parole usate per le previsioni meteo, in modo da elaborare un linguaggio comprensibile e standardizzato, così da eliminare il più possibile le difficoltà di interpretazione.

A monte di questo lavoro c’è comunque la capacità di fare previsioni sempre più accurate e va detto che in Trentino negli ultimi venti anni si è investito molto. Fondamentali sono il sistema di monitoraggio delle precipitazioni e la rete pluviometrica, e ora il radar meteorologico del monte Macaion ci consente di discriminare tra pioggia, neve o grandine, con una miglior stima della precipitazione al suolo e la possibilità di seguire in tempo reale l'evoluzione dei temporali. Questo fa sì che si possano gestire anche eventi difficilmente prevedibili e agire nel tempo di trenta minuti.

È un dato di fatto che la tecnologia ci consente di essere sempre più precisi nelle previsioni, sempre più capaci di orientare e organizzare i nostri interventi. Tuttavia, la collaborazione dei cittadini, chiamati alla responsabilità individuale, è fondamentale. Da questo punto di vista, l’ampio coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado, dei docenti e delle famiglie nella quattro giorni del Festivalmeteorologia è un modo per sottolineare l’importanza di educare alla prevenzione. Tra i messaggi che bisogna far passare ce n’è sicuramente uno: un’allerta meteo non viene mai diramata se non esistono dati robusti sulla sua necessità. Un’allerta meteo, infatti, non è mai inutile, anche se apparentemente dal punto di vista del cittadino “non è successo nulla”. A chi pensa che facciamo allarmismo viene da chiedere una semplice domanda: vale la pena rischiare la propria vita e quella delle persone impegnate nei salvataggi per non rinunciare a una gita?

 

Immagine: Envato