In molti paesi industrializzati il riciclo è entrato nella routine quotidiana e il trattamento dei rifiuti non è un grosso problema. Almeno non lo è a prima vista. Questo, però, non succede ovunque nel mondo. In media i paesi più ricchi del mondo consumano una quantità di materiali dieci volte superiore rispetto a quelli più poveri, che a loro volta sono la fonte della maggior parte delle materie prime utilizzate poi nei processi produttivi. Quindi è necessario uno sforzo globale per passare a un’economia circolare e trattare la maggior parte delle risorse in modo sostenibile.
Le organizzazioni non governative (Ong) sono state i primi soggetti impegnati nell’accrescere la consapevolezza sociale e ambientale e favorire i cambiamenti nei comportamenti. Greenpeace che organizza campagne per rendere gli smartphone durevoli e riciclabili. Il World Wildlife Fund (Wwf) che crea una piattaforma per l’economia circolare – la Cascading Materials Vision – che mette insieme aziende come Coca-Cola, Nestlé e McDonalds con decisori politici e Ong. Il gruppo Friends of Earth che lavora per aiutare le persone a ridurre i consumi, incrementando al tempo stesso il riuso e il riciclo: in Spagna ha creato un elenco delle attività commerciali per trovare dove riparare, affittare, barattare o comprare prodotti di seconda mano.
In questo scenario anche le agenzie di sviluppo e cooperazione hanno un ruolo importante. Promuovono il finanziamento di progetti, danno consulenze alle autorità locali e ai soggetti coinvolti e contribuiscono a migliorare le capacità e la conoscenza tecnica delle comunità. La United States Agency for International Development (Usaid) e l’agenzia per lo sviluppo tedesca Giz sono dei buoni esempi al riguardo, così come lo sono diverse iniziative per lo sviluppo avviate dal Ministero degli Affari Esteri olandese. Anche il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) rappresenta un’importante tessera del puzzle; ha dichiarato il 2018 “l’anno della sostenibilità nel consumo e nella produzione, un’opportunità per chiudere il ciclo e portare circolarità nei nostri comportamenti relativi agli acquisti e ai consumi”.
Trasferimento della conoscenza e finanziamento
Con il supporto scientifico dell’International Resource Panel, l’Unep fornisce consulenze – tra gli altri – a politici e uomini d’affari, per creare circolarità in diverse catene di valore e quindi arrivare a uno sviluppo sostenibile. Giz India ha replicato il modello e fondato l’Indian Resource Panel affinché dia consigli al governo e a importanti attori dell’efficienza nell’uso delle risorse e delle materie prime di seconda generazione, a partire dal settore edile e da quello automobilistico. Come agenzia per la collaborazione tecnica, Giz fornisce assistenza e promuove la cooperazione col settore privato per migliorare le competenze a livello locale, il trasferimento di conoscenze, l’aggregazione in network e lo sviluppo di strategie. Giz non è responsabile del finanziamento, che viene solitamente erogato da partner locali o da altri donatori come la banca di sviluppo tedesca KfW.
Con un approccio simile, il governo olandese dichiara la sua intenzione di portare la “conoscenza ed esperienza olandese” all’estero, specialmente in quegli “Stati e comunità locali che hanno difficoltà nel far fronte all’impatto sociale e ambientale dell’attuale sistema economico lineare, e nei quali un’economia circolare potrebbe contribuire a un’economia locale sostenibile e alla sicurezza delle scorte di materiali critici”, recita il rapporto ufficiale “Un’economia circolare in Olanda entro il 2050”. L’Usaid, a sua volta, si concentra sul finanziamento di progetti che portano a una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e, quindi, alla riduzione degli impatti ambientali e dei costi correlati; tuttavia precisa che non cerca in alcun modo di promuovere approcci politici specifici.
Gestione dei rifiuti
Creare un sistema adeguato di gestione dei rifiuti è senza dubbio un obiettivo di primaria importanza per le agenzie di sviluppo. Questo servizio di base è fondamentale per avere accesso ad acqua pulita, arrestare la diffusione di malattie e migliorare la protezione contro i cambiamenti climatici riducendo al contempo le emissioni di gas serra. In aggiunta a tutto questo, l’uso di materiali di scarto può contribuire a creare nuovi modelli di business e offrono opportunità di guadagno e di occupazione nell’economia circolare. “È un importante obiettivo per lo sviluppo”, dice Ellen Gunsilius, consigliera anziana sulla gestione sostenibile dei rifiuti solidi.
L’agenzia Giz sostiene in maniera significativa programmi per la gestione dei rifiuti nell’Europa sudorientale. In paesi come Albania, Serbia e Kosovo offre consulenze ai soggetti interessati sulla struttura normativa dell’economia circolare; li supporta nella creazione di istituzioni pubbliche e ad aumentare la collaborazione col settore privato; inoltre organizza campagne per incrementare il livello di consapevolezza. Per esempio in Albania la struttura legislativa e la strategia per la gestione dei rifiuti solidi puntano al raggiungimento degli standard dell’Ue, ma l’obbiettivo è ancora lontano. Il paese possiede solo tre discariche controllate e la maggior parte dei rifiuti finisce nei corsi d’acqua o viene bruciata. Giz offre aiuto nella revisione delle strategie e delle normative vigenti, sviluppa un piano per finanziare i costi delle operazioni di gestione dei rifiuti e incoraggia le persone a separare i rifiuti solidi da quelli organici e ad accettare di pagare le tariffe correlate. Altri progetti riguardano l’Africa settentrionale. In Algeria la Giz lavora alla gestione dei rifiuti solidi con municipalità locali e fornisce consulenze al governo nazionale e alle amministrazioni locali riguardo agli imballaggi di plastica; in Giordania l’agenzia sostiene una migliore raccolta dei rifiuti e genera preziosi posti di lavoro nelle catene di valore del riciclo e della gestione dei rifiuti, non solo per la popolazione locale ma anche per i molti rifugiati siriani che il paese ospita.
L’inquinamento da plastica ha una posizione di rilievo nell’ambito della gestione dei rifiuti. L’Unep ha “dichiarato guerra alla plastica negli oceani”, attraverso vaste campagne di sensibilizzazione e studi approfonditi sull’argomento. L’Usaid elargisce donazioni e fornisce assistenza tecnica a organizzazioni locali in Indonesia, Filippine, Sri Lanka e Vietnam per incrementare gli sforzi nel campo del riciclo e ridurre la quantità di plastica che finisce negli oceani. I paesi asiatici sono responsabili di più della metà dei rifiuti plastici negli oceani del mondo. Per questi paesi l’inquinamento dei mari non rappresenta solo una minaccia per gli ecosistemi marini, ma significa anche la perdita di mezzi di sostentamento per la popolazione che vive lungo le coste, e determina problemi di salute pubblica e di occupazione dato che l’inquinamento dei mari impedisce lo sviluppo di commercio e turismo locali. In Kosovo l’azienda Izolimi Plast utilizza rifiuti plastici riciclati come materiale isolante: con il supporto di Usaid ha incrementato la sua capacità di riciclo passando da 300 tonnellate all’anno nel 2015, a 1.200 nel 2017.
Tuttavia c’è ancora molto da fare. Elisa Tonda, direttrice della Responsible Industry and Value Chain Unit nella Division of Technology, Industry and Economics dell’Unep dichiara: “Stiamo replicando questo tipo di approccio in altri settori”. I rifiuti costituiti da capi di abbigliamento di bassa qualità e le apparecchiature elettroniche buttate via sono i prossimi nemici da combattere. I rifiuti elettronici, per esempio, potrebbero passare dall’essere una minaccia a un’opportunità per recuperare risorse. “Parecchi di questi prodotti contengono ancora materiali molto preziosi, la cui rilavorazione e l’estrazione potrebbe offrire opportunità di impiego in paesi dove attualmente i rifiuti elettronici rappresentano un grave problema ambientale”, aggiunge Tonda.
Energia pulita
I rifiuti possono anche generare energia con ridotte emissioni di carbonio. Giz sta realizzando un progetto in Messico che offre consulenza al governo proprio sul valore energetico dei rifiuti. L’Usaid ha finanziato la produzione di biodigestori in Cambogia, composti da un grande serbatoio che converte letame e rifiuti organici in biogas pulito da utilizzare per cucinare e fertilizzanti organici per le coltivazioni. In questo modo una tipica famiglia rurale cambogiana con tre capi di bestiame potrà soddisfare il proprio fabbisogno di gas. Come parte del programma “Securing Water for Food: A Grand Challenge for Development”, l’agenzia degli Stati Uniti supporta anche la produzione di compost per la coltivazione di verdure in India riciclando le acque nere domestiche e le acque grigie.
Come in molti ambiti della cooperazione e dello sviluppo, ci sono ancora numerosi problemi da affrontare per continuare a supportare un sistema circolare: finanziamenti, mancanza di capacità e scarsa consapevolezza sono solo alcuni di questi. Nonostante ciò, queste iniziative stanno prendendo slancio. Nel 2017 il direttore dell’Unep ha avviato una partnership pubblico-privato con la Philips e la Global Environment Facility con l’obiettivo di eliminare gli ostacoli all’economia circolare. Gli esperti concordano sul fatto che un’economia circolare non riguarda solo il finanziamento di nuove tecnologie, ma anche – e principalmente – il cambiamento dei nostri pattern di consumo. E, naturalmente, la collaborazione e l’unione degli sforzi. “Se non ci uniamo per agire collaborando, in un modo che ci permetta di identificare le lacune e di colmarle e di vedere quali ambiti non sono idonei ad assicurare la circolarità del sistema, è molto difficile che questo funzioni”, conclude Tonda.
Ciclofactoria, un’azienda produttrice di biciclette inclusa nell’elenco spagnolo dei Friends of the Earth. Credit Ciclofactoria
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Rifiuti in Albania. Credit MatHelium
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Combinato con un piano cottura, un sistema biodigestore crea in cucina un ambiente privo di fumo, apportando effetti benefici sia alla salute sia alla sicurezza. Credit USAID PFAN
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The Cascading Materials Vision, www.worldwildlife.org/projects/cascading-materials-extending-the-life-of-our-natural-resources
Immagine in alto: Bandiera delle Nazioni Unite. Credit Sanjitbakshi